Tamponi rapidi non più validi per il Green pass: la richiesta degli scienziati
Numerosi esperti mettono in discussione l'attendibilità dei test. Per tutti meglio i molecolari (e il vaccino).
I tamponi rapidi continuano a suscitare dubbi, non solo nella popolazione "normale", ma anche negli scienziati. La questione torna di grande attualità oggi con il dibattito - e la possibilità sempre più vicina - di una modifica del Green pass, con l'eventualità di non concederlo a chi si sottopone al test, ma solo ai vaccinati e ai guariti.
Tamponi rapidi: tutti i dubbi degli scienziati
Oggi per ottenere il Green pass basta sottoporsi al tampone rapido. Nel caso di risultato negativo è possibile andare al lavoro e partecipare a qualunque attività sociale per 48 ore. Ma anche all'interno della comunità scientifica non mancano i dubbi, soprattutto con la recente impennata dei contagi, che potrebbe portare varie zone del Paese in giallo a breve.
A esprimere dubbi sulla validità dei test rapidi è stato Walter Ricciardi, professore e igienista che già nei giorni scorsi aveva proposto di togliere il certificato verde a chi non si sottopone alla terza dose.
"Il tampone antigenico presenta un 30% di falsi negativi e dà un falso senso di sicurezza, specie con la variante Delta. Se si entra con un test falso negativo in un luogo dove ci sono persone suscettibili, l’infezione si verifica. Per questo con il passare del tempo si dovrà pensare alla correzione del Green pass".
Stessi dubbi espressi da uno studio dell'Università di Padova coordinato da Andrea Cristanti:
"Sarebbe preferibile fare più tamponi molecolari che antigenici, visto che questi ultimi sono meno affidabili e con l’influenza che fa confusione bisogna mettere in sicurezza i luoghi chiusi. In questo senso i nuovi molecolari distinguono tra Sars-Cov-2 e influenza”.
Sul "rapporto" tra tamponi rapidi e Green pass si è invece espresso Donato Greco, epidemiologo e membro del Comitato tecnico scientifico:
"Vaccino e tampone non sono paragonabili quanto ad affidabilità. Arriverà il momento in cui dovremo porci il problema, perché un Green pass basato su un elemento debole come il test antigenico non può reggere per sempre”.
Green pass, cambiamenti in vista?
Voci che vanno sempre più nella direzione di un cambiamento del Green pass. Al di là della durata (il Governo valuta la possibilità di ridurla a sei o nove mesi), sono sempre più le voci che si esprimono a favore di una certificazione assegnata solo a seguito di vaccino o guarigione dal Coronavirus. Il Governo ascolterà queste sirene?