L'Europa dice no: Governo costretto a rivedere l'obbligo di Pos dai 60 euro
Palazzo Chigi parla di "interlocuzioni con la Commissione europea". Tutto potrebbe ancora cambiare.
Interviene l'Europa e ora il Governo potrebbe essere costretto a rivedere una norma che prima ancora di essere scritta ha già creato polemiche e tensioni. Alla vigilia del passaggio in Parlamento della Manovra, una bozza del testo parlava della possibilità per i commercianti di rifiutare pagamenti con il Pos per transazioni fino a 60 euro. Ma ora tutto rischia di cambiare.
Pagamenti col Pos: l'intenzione del Governo
Una decisione che ancora non è presa, ma che compare nella bozza della nuova Manovra circolata nel fine settimana. Il Governo sembra intenzionato ad autorizzare i commercianti a rifiutare i pagamenti elettronici sino a 60 euro.
Oggi negozianti e professionisti sono obbligati ad accettare ogni tipo di pagamento telematico (in teoria anche di pochi centesimi), e in un primo momento sembrava che l'Esecutivo di Centrodestra volesse introdurre un tetto di 30 euro, cifra sotto la quale si parlava di micro-pagamenti.
Il Ministero dell'Economia ha fatto sapere in maniera informale che la bozza non è ancora definitiva.
L'intervento dell'Europa
Da Bruxelles, però, non sono arrivati segnali di gradimento per questa idea e così da Palazzo Chigi fanno sapere che "sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio". Insomma, tutto potrebbe ancora cambiare. Anche perché non è mistero che l'Europa non veda di buon occhio l'allargamento delle maglie su un altro provvedimento del Centrodestra, l'innalzamento del tetto del contante, e dunque si potrebbe trovare una mediazione su questa situazione.
Un regalo agli evasori?
C'è già chi parla di regalo agli evasori. Perché si parla di un chiaro passo indietro rispetto a quanto era avvenuto in estate, quando dal 30 giugno 2022 erano state imposte sanzioni (pari a 30 euro più il 4% della transazione) a coloro che non accettavano pagamenti telematici, anche per un caffè.
Iniziativa che aveva il chiaro intento di ridurre in maniera sensibile il "nero", obbligando di fatto a tracciare anche le transazioni più piccole.
Una situazione che aveva creato parecchie polemiche, con situazioni anche al limite del paradossale (se non oltre): gelatai che facevano pagare di più un cono a chi pagava con il Bancomat e tassisti che spaccavano i souvenir dei clienti che volevano saldare il conto con il Pos.
Di recente, poi, il Governo Meloni con uno dei suoi primi provvedimenti aveva esentato dall'obbligo di ricevere pagamenti con il Pos i tabaccai.
"Ritorno all'età della pietra"
Al momento non si registrano commenti dal mondo dei commercianti, mentre l’Unione nazionale consumatori ha definito come una “vergogna” la mossa del Governo. Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, non ha usato mezzi termini:
“Non c’è limite al peggio e il Governo Meloni lo dimostra, alzando la soglia sul Pos da 30 a 60 euro. Non solo sta dimostrando di stare dalle parte dei commercianti più arretrati e rimasti all’età della pietra invece che dalla parte delle famiglie, ma nel vano tentativo di aggirare gli obiettivi assunti con il PNRR, finisce per fare ancora peggio, non limitandosi a togliere le sanzioni entrate in vigore il 30 giugno 2022, ma anche l’obbligo di accettare i pagamenti digitali fino a 60 euro, facendo arretrare il Paese di ben 10 anni, a prima del decreto del Governo Monti del 18 ottobre 2012, n. 179 che già prevedeva che i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, erano tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito”.