Freno dal quirinale

Salta la promessa del tetto al contante, ma la Lega assicura: "Dal 2023 a 5mila euro"

Il Carroccio corre ai ripari: "La norma sarà inserita nella Legge di Bilancio". Lo slittamento per "mancanza di requisiti di urgenza".

Salta la promessa del tetto al contante, ma la Lega assicura: "Dal 2023 a 5mila euro"
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Nell'ultima bozza del dl Aiuti quater il nuovo tetto al contante a 5.000 euro non compare più. La norma che incrementa da mille a 5mila euro il livello massimo per i pagamenti con banconote era stata infatti inserita nel decreto legge Aiuti quater, approvato dal Consiglio dei ministri del 10 novembre. Il provvedimento, però, non è ancora approdato in Gazzetta Ufficiale perché l’Esecutivo starebbe rivedendo diversi punti.

Fonti della Lega assicurano che "la norma sarà inserita nella Legge di Bilancio":

"Nessun problema: dal 1 gennaio 2023 il tetto per l'uso del contante salirà a 5mila euro.

Il varo finirà dunque nel disegno di legge di Bilancio, durante il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo.

Lo stop del Quirinale

Pare che lo slittamento sia conseguente alle osservazioni della presidenza della Repubblica che ha rilevato la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza che devono caratterizzare tutte le misure di un decreto legge. Poiché l’aumento del tetto al contante sarebbe scattato dal primo gennaio 2023, questa urgenza non c’è. Questa la spiegazione tecnica, lasciata trapelare dal Governo per giustificare l'assenza.

Emerge quindi una "falla tecnica" legata all'urgenza di mantenere le promesse in merito fatte dal centrodestra in campagna elettorale. Fretta che ha generato l'inciampo.

Dal 1 gennaio 2023

Stando alle rassicurazioni del partito di Matteo Salvini, dal 1 gennaio 2023 il tetto per l'uso del contante salirà a 5mila euro. Nella pratica per i cittadini poco cambierà: la previsione contenuta nell’Aiuti-quater sarebbe entrata in vigore a decorrere dal 1 gennaio 2023.

Un percorso travagliato

Il tema dell'ampliamento del tetto al contante è stato un cavallo di battaglia del programma elettorale del centrodestra; si parlava - in modo generico - proprio di un “allineamento” alla media dell’Unione europea. In diversi Stati del Vecchio Continente un tetto non c’è proprio; negli altri Paesi dove c’è il limite, invece, la media è attorno ai 4.500 euro al mese.

Meno di un mese fa, una delle prime mosse del neo Governo era arrivata dalla Lega che aveva depositato un progetto di legge per alzare il tetto del contante dagli attuali 2mila a 10mila euro. Seguiti a ruota da FdI, con Giovanbattista Fazzolari che aveva sottolineato come la misura fosse da sempre nel programma di Fratelli d’Italia: "Lo faremo già nella prima legge di bilancio". Intento confermato anche dalla premier Giorgia Meloni al Senato: il tetto al contante, ha detto, "penalizza i più poveri".

A chi, dalle opposizioni, li aveva accusati di favorire palesemente l'evasione fiscale, Fazzolari aveva ribadito:

"L’intervento sul tetto al contante non ha alcun collegamento con la lotta all'evasione, c'è una tregua fiscale come previsto nel programma, chi ha pagato le tasse nei tempi e nei modi pagherà sempre meno di chi non lo ha fatto, e chi rischia di chiudere la propria attività avrà la possibilità di mettersi in regola col fisco. Distingueremo oggettivamente le situazioni di difficoltà da chi invece sta provando a fare il furbo".

Dopo diversi ribaltoni, che hanno visto assottigliarsi sempre più il nuovo tetto massimo promesso, l'ultima versione di Palazzo Chigi è che da gennaio 2023 scatterà per la cifra massima di 5mila euro.

Il tetto al contante in Italia negli anni

La soglia massima di circolazione delle banconote di carta è stata infatti cambiata più volte nel tempo, nel nostro Paese. Nel 2011, il Governo di Mario Monti attraverso il decreto Salva Italia abbassò il limite da 2.500 a mille euro per rendere più difficile l’evasione e far aumentare così le entrate del fisco.

Nel 2016 il governo Renzi lo portò a 3 mila euro. Durante il secondo Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, che tra le altre cose aveva anche introdotto il cashback per incentivare i pagamenti elettronici, il limite era stato poi riportato a 2 mila euro nel 2020, prevedendo di far scendere il limite a mille euro a inizio 2022. Una previsione poi prorogata all'inizio del nuovo anno, ma il Governo Meloni dovrebbe come detto decidere in altro modo.

Un occhio all'Europa

Come accennato in Europa le regole sul contante sono molto eterogenee.

In Francia il tetto è di mille euro per i residenti fiscali in Francia e di 15mila per i residenti fiscali non francesi. In Grecia il limite è pari a 500 euro (ma non è previsto in caso di acquisto di un veicolo), mentre in Lettonia è di 7.200 euro. In Lituania il limite è a 3mila euro, mentre è di 1000 euro in Portogallo. Limite a 10mila euro a Malta, che secondo dati Openpolis è il paese con la maggior quota percentuale di pagamenti in contanti (88%). In Polonia esiste invece un limite al contante tra operatori commerciali di poco più di 3.200 euro, che però non vale tra privati cittadini. In Repubblica Ceca non si possono effettuare pagamenti in contante oltre i 10.500 euro al giorno, mentre in Slovacchia il limite è di 5mila euro. In Romania non si possono effettuare pagamenti in contanti oltre 2.100 euro al giorno. In Slovenia i commercianti possono accettare pagamenti in contanti non oltre i 5mila euro, mentre in Spagna la soglia è di 2.500 euro per i residenti e di 15mila euro per i non residenti. In Svezia non si possono effettuare pagamenti in contanti sopra i 1.000 euro, ma i commercianti possono rifiutare e richiedere il pagamento cashless.

Sono numerosi i paesi dell'Unione Europea che non prevedono limitazioni ai pagamenti in contanti: Austria, Cipro, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Ungheria, Norvegia e Regno Unito.

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