i guai del carroccio

Lega spaccata in due: Donato lascia, in 52 disertano il voto sul Green pass

L'europarlamentare lascia, 52 deputati non votano. Quanto durerà il partito "di lotta e di governo"?

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L'addio dell'europarlamentare Francesca Donato, in aperta polemica con il voto dei ministri leghisti sul Green pass, è solo la punta dell'iceberg. E' sempre più evidente che siamo di fronte a una Lega spaccata, situazione testimoniata anche dal voto sul decreto alla Camera, dove soltanto 52 deputati del Carroccio hanno preferito disertare. E dopo le Amministrative del 3 e 4 ottobre è sempre più probabile una verifica interna. Che sia un congresso o un'altra formula poco conta, ma Matteo Salvini sa che bisognerà tirare le fila all'interno del partito.

Lega spaccata: Salvini-Giorgetti e il caso Donato


Che le posizioni sul Green pass all'interno della Lega siano divergenti non è un segreto. Se da una parte il segretario Matteo Salvini ha sempre criticato l'obbligo e l'estensione, dall'altra i governatori Zaia (Veneto) e Fontana (Lombardia) e soprattutto il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti sono invece stati favorevoli. Tanto che proprio lo stesso Giorgetti aveva anticipato il voto favorevole dei ministri leghisti in Cdm sul Decreto (cosa poi effettivamente avvenuta). Una "sconfitta" per Salvini, che ha cercato di nascondere la delusione con un ecumenico "l'importante è che si facciano le cose buone per il Paese" sottolineando il risultato ottenuto con il prezzo calmierato dei tamponi, battaglia portata avanti effettivamente dalla Lega in seno alla maggioranza di governo.

Ma il voto sul certificato verde ha provocato la dura reazione di Francesca Donato. L'europarlamentare - da sempre contraria - ha parlato di una Lega in cui "prevale la linea di Giorgetti", e ha lasciato il partito.

"La mia scelta è maturata dopo mesi in cui i valori in cui credo fermamente – quelli dell’uguaglianza, della libertà individuale e della dignità umana – sono stati sempre più calpestati dai provvedimenti presi dal governo nazionale, di cui la Lega fa parte. Nonostante le rassicurazioni e le battaglie interne del nostro leader, sono passati decreti liberticidi e discriminatori che – a mio avviso – sono incompatibili con i principi fondamentali del nostro ordinamento".

"Preso atto della scelta del segretario di permanere in questo Governo qualunque atto esso compia, assunta anche in considerazione della volontà in tal senso prevalente dei ministri e governatori della Lega, ritengo che sia oggi un fatto di coerenza con i miei valori e di rispetto per i miei elettori ma anche per i miei colleghi di partito, fare un passo indietro e smettere di farne parte".

In 52 disertano il voto

Ma quello di Donato non è un caso isolato. O quantomeno, lo è nel suo rendersi esplicito, ma è innegabile che in seno al Carroccio covi un certo malcontento sulla questione Green pass esteso. Prova ne è quanto avvenuto ieri, martedì 21 settembre 2021, alla Camera. Su 132 eletti deputati, solo 80 hanno preso parte alla votazione del Decreto. Una percentuale pari al 60,61%. Per fare un paragone con le altre forze di maggioranza, nel Pd ha votato il 92%, nel Movimento Cinque Stelle il 77%. Percentuale alta - ma ovviamente contraria - anche per Fratelli d'Italia, con il 78% dei deputati presente al voto.

 Tra gli assenti nelle fila della Lega, 11  risultavano in missione, 41  non giustificati.

Lo scenario

Che un chiarimento all'interno del partito sia necessario è più che evidente. Salvini ha il suo bel da fare a "tenere a bada" le varie anime del partito, che però portano consenso. Se da un lato agli elettori più moderati piace lo stile di Zaia o Giorgetti, dall'altro è innegabile che un Borghi attiri i leghisti più "ruspanti". Una Lega di lotta e di governo, insomma, che però prima o poi dovrà decidere da che parte stare. Lo impone anche il consenso sempre crescente di Fratelli d'Italia, che se da un lato promette bene per il centrodestra, dall'altro rischia di mettere in difficoltà la leadership salviniana nella coalizione. Probabile che subito dopo le Amministrative di ottobre in via Bellerio avvenga un confronto sul tema. Difficile ipotizzare una scissione, ma dopo il passaggio dal verde al blu e il cambio di nome, non è da escludere qualche altro cambiamento epocale.

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