palude legislativa

In Germania si può decidere di morire anche in coppia: il suicidio assistito depenalizzato già 5 anni fa, le differenze con l’Italia

Il caso Kessler riporta l'attenzione sul vuoto legislativo nostrano. Solo 16 persone hanno ottenuto il via libera legale nel nostro Paese

In Germania si può decidere di morire anche in coppia: il suicidio assistito depenalizzato già 5 anni fa, le differenze con l’Italia

La recente morte delle gemelle Kessler ha riportato l’attenzione sul delicato tema del fine vita, un argomento che continua a suscitare dibattiti, riflessioni e polemiche.

Le due artiste, celebri anche in Italia, hanno scelto di porre fine alla propria vita in Germania, Paese natale ma anche membro dell’Unione Europea che consente, a determinate condizioni, il suicidio assistito.

La loro decisione ha simbolicamente aperto un dibattito sull’autodeterminazione e sulla possibilità di morire legalmente “insieme” per persone legate da un forte vincolo affettivo.

In Germania si può decidere di morire anche in coppia: il suicidio assistito depenalizzato già 5 anni fa, le differenze con l'Italia
Gemelle Kessler

La legalizzazione del suicidio assistito in Germania

Il suicidio assistito in Germania è stato depenalizzato nel 2020 grazie a una sentenza storica della Corte Costituzionale federale (Bundesverfassungsgericht). La Corte dichiarò incostituzionale una norma che vietava l’agevolazione del suicidio, affermando che ogni individuo deve avere “margine sufficiente affinché un individuo possa esercitare il proprio diritto a una morte autodeterminata” e scegliere di “porre fine alla propria vita secondo i propri termini”.

Secondo la Corte, nessuno può essere obbligato a favorire un suicidio assistito, e la legislazione futura sul tema resta di competenza del Parlamento federale, che finora non ha approvato norme specifiche. La pratica, dunque, è regolata principalmente dalla giurisprudenza e dalle linee guida delle associazioni che assistono le persone in cerca di un suicidio assistito.

Il caso Kessler: un suicidio assistito in coppia

Alice ed Ellen Kessler rappresentano un esempio emblematico della possibilità, in Germania, di morire insieme pur rispettando la legge. Secondo la portavoce della Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (DGHS), l’associazione più antica e importante del Paese che si occupa di suicidio assistito, la scelta delle due sorelle era maturata da anni.

In Germania si può decidere di morire anche in coppia: il suicidio assistito depenalizzato già 5 anni fa, le differenze con l'Italia
Gemelle Kessler

La procedura ha seguito tutti i passaggi richiesti dalla legge: prima una valutazione legale per accertare la maturità della decisione, poi l’incontro con un medico per confermare la volontà libera e responsabile, senza patologie psichiatriche che potessero comprometterla.

Il giorno del suicidio, pur essendo il medico a preparare l’infusione letale, sono state le gemelle a girare personalmente la valvola e ad auto-somministrarsi il mix di farmaci. Prima della somministrazione definitiva, hanno effettuato una prova tecnica con soluzione salina, come da prassi, per garantire la sicurezza. L’infusione ha portato alla morte tramite arresto cardiaco e documentata secondo quanto previsto per proteggere la libera scelta del paziente e tutelare chi assiste.

Secondo i dati della DGHS, nel 2024 in Germania ci sono stati circa 1.000‑1.200 i suicidi assistiti.

Come funziona

Non tutti possono accedervi: chi richiede il suicidio assistito deve essere maggiorenne, capace di intendere e di volere, e agire responsabilmente e di propria spontanea volontà. Il medico o l’associazione assistente non possono eseguire direttamente l’atto, pena la configurazione di eutanasia attiva, vietata in Germania. Le associazioni come la DGHS offrono supporto legale e medico, accompagnando le persone nel percorso, ma l’atto finale resta di esclusiva responsabilità del paziente.

Negli ultimi anni, ci sono stati diversi tentativi di regolamentare la materia attraverso leggi federali, ma nessuno di questi ha avuto successo. Ciò lascia un quadro in parte “flessibile”, ma comunque vincolato da linee guida precise che garantiscono la sicurezza e la responsabilità del procedimento.

La situazione in Italia

In Italia, l’accesso al suicidio assistito è molto più limitato. La sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 sul caso Dj Fabo ha stabilito che il reato di aiuto al suicidio non si applica se il paziente è malato, possiede capacità di autodeterminazione e soffre di patologie irreversibili con sofferenze intollerabili. Inoltre, deve essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale e la procedura viene verificata dal Servizio Sanitario Nazionale, con l’intervento del comitato etico territoriale.

Solo pochi pazienti hanno effettivamente ottenuto il via libera. Negli ultimi 12 mesi, 16.035 persone hanno chiesto informazioni sul fine vita, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Tra queste, 1.707 hanno richiesto informazioni specifiche su eutanasia e suicidio assistito, mentre 580 persone hanno ricevuto indicazioni su procedure italiane o svizzere per la morte volontaria assistita.

Fino ad oggi, solo 16 persone hanno ottenuto il via libera legale in Italia. Di queste, 12 hanno potuto accedere effettivamente alla procedura: alcune con assistenza diretta dell’Associazione Luca Coscioni, altre tramite il Servizio Sanitario Nazionale, con tempi di attesa che in alcuni casi si sono prolungati fino a tre anni. Altri pazienti hanno scelto di non procedere o non hanno potuto accedere per limiti burocratici, a volte dovendo rivolgersi a strutture estere per realizzare il loro diritto.

Le difficoltà principali in Italia riguardano la necessità di essere dipendenti da trattamenti di sostegno vitale e il percorso complesso che richiede valutazioni regionali, comitati etici e tempi lunghi, elementi che spesso ritardano o impediscono l’accesso alla procedura, anche a pazienti terminali. Come evidenziato da Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, ciò genera discriminazioni e disagi per chi vuole esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione.

La palude nell’attesa di una legge e la frammentazione regionale

Nel 2021 una proposta di legge sul fine vita ricevette il primo via libera dall’Aula della Camera, mai poi non ebbe seguito in Senato.

Ora si aspetta che la maggioranza ne presenti una nuova, come deciso in una riunione qualche mese fa a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, ma le posizioni tra i partiti sul fine vita continuano ad essere ancora distanti.

Parallelamente le regioni hanno cercato di supplire ad un vuoto normativo. Sia la Toscana che la Sardegna hanno approvato delle leggi regionali sul suicidio medicalmente assistito. La Toscana è stata la prima regione a farlo, approvando una legge nel febbraio 2025, e la Sardegna è stata la seconda, approvando la sua legge nel settembre 2025.

Entrambe le leggi sono state approvate in assenza di una legge nazionale organica e stabiliscono tempi e procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale. 

A tentare di ottenere una legge regionale sul tema era stato anche il Veneto, grande sostegno era arrivato proprio dal Governatore leghista Luca Zaia, ma per un solo voto l’impresa è sfumata. 

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Campagna Pro Life contro Zaia, favorevole alla legge sul suicidio assistito

Suicidio assistito nel mondo

Oltre alla Germania, altri Paesi europei hanno regolamentato in maniera diversa il suicidio assistito.

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Mappa leggi nazionali suicidio assistito (Associazione Luca Coscioni)

La Svizzera è stata la prima a legittimarlo già dal 1942, pur senza prevedere l’eutanasia attiva. Austria, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo hanno approvato leggi che permettono la morte volontaria assistita, talvolta anche per minorenni, come in Belgio dal 2014. Più di recente, Spagna e Portogallo hanno introdotto leggi specifiche, rispettivamente nel 2021 e nel 2023.

La differenza principale tra eutanasia e suicidio assistito risiede in chi compie l’atto finale: nell’eutanasia è il medico a somministrare il farmaco letale, nel suicidio assistito è il paziente stesso.