E chi se lo aspettava?

Entra in vigore il tetto al prezzo del gas... ma non serve più

Diversi fattori hanno portato a consumi sotto le aspettative e adesso, essendo pieni di scorte, il prezzo è al ribasso

Entra in vigore il tetto al prezzo del gas... ma non serve più
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Mercoledì 15 febbraio 2023 è entrato in vigore il tetto europeo al prezzo del gas che stabilisce limite massimo entro cui può essere acquistato il gas sui mercati energetici nell’Unione europea. La proposta di porre un limite è nata in seno all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, per evitare che quest’ultima potesse vendere il gas a prezzi esorbitanti agli Stati europei, come rappresaglia alle sanzioni inflitte.

Nel pratico, però, i provvedimento non si sono (al momento) resi necessari dato che il prezzo del gas è sceso al livello del 2021 e – ironia della sorte - molto al di sotto del tetto stabilito dall’Unione europea.

Ue: entra in vigore il prezzo al tetto del gas… ma non serve

Pareva una misura irrinunciabile dopo un biennio in cui il prezzo del gas era in forte aumento, senza contare i timori relativi a come Putin avrebbe potuto chiudere i rubinetti per l’Europa - fortemente dipendente dalla Russia in tal senso – in seguito alla sanzioni imposte, oppure imporre prezzi altissimi.

Le quotazioni, lo scorso agosto, hanno toccato i massimi storici, superando i 300 euro al megawattora: considerando che la media si attesta intorno ai 20 euro, l’urgenza era smaccata.

I membri dell’Ue si sono mossi per imporre un tetto al prezzo del gas e tenere sotto controllo il costo dell’energia. Misura che, però, ha avuto un percorso tortuoso con l’approvazione giunta soltanto a dicembre 2022. Gli Stati, infatti, non riuscivano a trovare la quadra: quelli più contrari erano Germania, Austria e Paesi Bassi, che temevano che con un limite di prezzo i fornitori di gas lo avrebbero venduto più profittevolmente altrove e che potevano permettersi di pagare prezzi altissimi pur di non rimanere senza; dall’altro lato c’erano circa una quindicina di paesi, tra cui soprattutto Italia, Francia e Spagna, che spingevano molto sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas per abbassare i costi dell’energia.

Un accordo difficile (e inutile)

L’accordo ha portato ad un tetto con un prezzo piuttosto alto, in virtù di queste esigenze da far convergere. Succede, però, quello che non era così facile prevedere: ora il prezzo del gas è molto inferiore a quello dei mesi scorsi: costa poco più di 50 euro al megawattora, parliamo dell’85% per cento in meno del picco estivo che aveva allarmato l’Ue, spingendola a correre ai ripari.

A contribuire a questo, inatteso, epilogo anche l’inverno mite che ha portato a una riduzione dei consumi. Ad influire anche i piani di riduzione dei consumi di energia: a luglio 2022 i paesi dell’Unione europea si erano impegnati a ridurre del 15% il consumo di gas naturale fino a marzo del 2023 per non rischiare di rimanere “a secco”. Molti governi hanno, per esempio, deciso di illuminare di meno le attrazioni turistiche di notte e di ridurre le temperature degli uffici pubblici. Ma le misure con un impatto maggiore sono state quelle volte a disincentivare l’uso di gas tra la popolazione. Pensiamo all’Italia: nel nostro Paese è stata ritardata l’accensione del riscaldamento ed è stata ridotta la temperatura massima consentita nelle abitazioni. Politiche di razionamento anche per le aziende, che hanno condotto al consumo di circa il 20% rispetto all’anno precedente.

Il risultato finale è che l’Unione europea dispone quindi di importanti scorte di gas, più di quanto ne serva, e questo spinge al ribasso i prezzi.

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