Uccise una persona e ne ferì sei al Carrefour di Assago: condannato a 19 anni e 4 mesi
Il pubblico ministero: "L'imputato deve essere curato e non finire in carcere"
19 anni e 4 mesi di carcere: è questa la sentenza per Andrea Tombolini, l'uomo responsabile dei sette minuti di follia che lo videro accoltellare 6 persone al Carrefour di Assago e uccidere uno dei dipendenti del supermercato, Luis Fernando Ruggeri, il 27 ottobre 2022.
Accoltellatore di Assago condannato a 19 anni e 4 mesi
Il processo si è concluso con una sentenza del giudice Silvia Perrucci del Tribunale di Milano. La pena inflitta è stata solo leggermente inferiore a quella richiesta dal pubblico ministero Paolo Storari, che aveva chiesto 20 anni di reclusione senza attenuanti generiche. Oltre alla pena carceraria, il giudice ha deciso di imporre a Tombolini anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni dopo aver scontato la pena.
Vittime risarcite
Inoltre, per il padre della vittima, Luis Fernando Ruggieri, il dipendente del supermercato ucciso, è stata stabilita una provvisionale di risarcimento di 30mila euro a carico di Tombolini. La determinazione dei danni complessivi sarà valutata in sede civile.
Anche per le persone coinvolte nel tentato omicidio e nelle lesioni, sono state riconosciute provvisionali di risarcimento di 15mila euro, con una valutazione dei danni totali che avverrà in sede civile. Tra queste vittime si trova anche il calciatore del Monza, Pablo Marì, che dopo l'aggressione è stato dimesso dall'ospedale pochi giorni dopo, ma ha potuto tornare a giocare solo lo scorso gennaio dopo quattro mesi di cure. Nel frattempo, fino a quando la sentenza non diventerà definitiva, Tombolini rimarrà in una comunità protetta in regime di arresti domiciliari.
"L'imputato deve essere curato"
Il pubblico ministero Storari ha dichiarato in aula che l'imputato "deve essere curato e non finire in carcere". Una perizia psichiatrica condotta durante il processo ha stabilito che, nonostante i disturbi psichici di Tombolini, al momento dell'aggressione era capace di intendere e volere. Il giudice Perrucci, tuttavia, non ha stabilito nel verdetto la presenza di vizi di mente, come richiesto dalla difesa rappresentata dall'avvocato Daniela Frigione.
"Vedevo quelle persone felici, le invidiavo"
Ossessionato per la propria salute, ansioso, timoroso, probabilmente ormai schiacciato da proiezioni mentali sfociate in una depressione seria, invalidante. Pensavo di stare male e di essere ammalato. Vedevo quelle persone felici, che stavano bene, e le invidiavo", sono state queste le prime parole del killer al pubblico ministero dopo l'aggressione.
Dieci giorni prima dell'agguato il 46enne era stato ricoverato in Psichiatria dopo essersi ferito da solo colpendosi con dei pugni al capo. Dopo le visite di rito, si è ritenuto di non procedere con il ricovero o un trattamento sanitario obbligatorio. Pare che ad affossare la mente del killer sia stato un intervento alla schiena, da lui vissuto con spropositata preoccupazione, nonostante non si trattasse - secondo quanto trapelato - di un'operazione compromettente o particolarmente complicata. Più probabilmente sulla psiche già ansiosa e fragile dell'uomo si è innestato il tarlo di scenari apocalittici e derive gravi per la sua salute.
Secondo i suoi genitori - con il quale il 46enne viveva alla periferia di Milano - non sarebbe mai mostrato violento o aggressivo. Nessun precedente penale. Nessuna compagna, niente amici: nessuna vita sociale. Niente lavoro. Completamente isolato. Condizione che, sicuramente, non ha aiutato nel contenere la deriva delle ossessioni che albergavano nella mente di Andrea, sostituendosi, giorno dopo giorno, al reale.