dati a confronto

Un anno fa nascevano le zone a colori: regione per regione, i contagi allora rispetto ad oggi

Il 3 novembre 2020 Giuseppe Conte promulgava l'ennesimo Dpcm, dividendo l'Italia in base ai contagi.

Un anno fa nascevano le zone a colori: regione per regione, i contagi allora rispetto ad oggi
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Era il 3  novembre 2020 quando il Governo Conte annunciava l'istituzione delle zone a colori per dividere l'Italia in base ai contagi. L'Italia era ripiombata nell'incubo Covid dopo un'estate tutto sommato tranquilla e la riapertura settembrina delle attività. Ma la situazione era precipitata in fretta, e così l'Esecutivo guidato dall'attuale capo del Movimento Cinque Stelle aveva deciso di "colorare" il Paese: zona rossa per le regioni con la situazione più critica, arancione per quelle "a metà", gialla per quelle a basso rischio (per vedere la zona bianca avremmo dovuto aspettare mesi).

Un anno fa il Dpcm che istituiva le zone a colori

Il 3 novembre 2020 si erano verificati in tutta Italia 28.241 nuovi casi e 353 erano stati i  morti di Covid. Una situazione devastante, che aveva indotto il Governo a prendere nuovi provvedimenti. E così l'allora premier Giuseppe Conte aveva annunciato un nuovo Dpcm che divideva l'Italia in zone a colori. Le prime a finire in zona rossa furono Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria. 

Il provvedimento era stato ratificato il 3 novembre, ufficializzato il giorno seguente ed era entrato in vigore il 6 novembre 2020.

 

Queste le parole del presidente del Consiglio:

"Se introducessimo misure uniche su tutto il territorio nazionale produrremo un duplice effetto negativo. Da un lato non adottare misure realmente adeguate per le condizioni delle regioni a maggior rischio e dall'altro finiremmo per imporre misure eccessivamente restrittive per quelle aree del Paese dove la situazione è meno grave.
Per questo abbiamo distinto la penisola in tre aree, rossa, arancione e gialla, ciascuna con proprie misure restrittive che entreranno in vigore a partire da venerdì 6 novembre 2020, perché ho voluto differire l'entrata in vigore di un giorno per consentire a tutti di disporre di un tempo congruo per organizzare le proprie attività".

I  venerdì in attesa...

Sappiamo tutti come è andata. Per mesi il Paese ha atteso il monitoraggio del venerdì, accompagnato dalle ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza, che determinavano la colorazione di ciascuna regione. Oggi quella situazione sembra (per fortuna) molto lontana. Tutta l'Italia è attualmente in zona bianca, e l'unica regione che ha cambiato colore di recente è stata la Sicilia, che ha passato alcune settimane in giallo.

3 novembre 2020-3 novembre 2021: cosa è cambiato

Poche settimane più tardi (a fine dicembre) sarebbe partita la campagna vaccinale, e più tardi anche la bella stagione, che ha contribuito al miglioramento della situazione. Senza parlare del Green pass, altra enorme differenza rispetto a un anno fa. E' cambiato anche il presidente del Consiglio, e con lui il Governo, che oggi annovera quasi tutte le forze politiche del Paese al cospetto del premier Mario Draghi.

Sarà che la pandemia - con il lockdown e le restrizioni - ha decisamente influenzato la nostra percezione del tempo, ma sembra passata una vita. Invece è trascorso "solo" un anno.

Il confronto tra regioni

Ma, al di là delle innovazioni, dei vaccini e della politica, cosa è cambiato nei numeri della pandemia? Andiamo a vedere un confronto, regione per regione, fra i numeri del 3 novembre 2020 rispetto a quelli di oggi, mercoledì 3 novembre 2021.

REGIONE CONTAGI
UN ANNO FA
CONTAGI
OGGI
Abruzzo 601 106
Basilicata 102 38
Calabria 266 161
Campania 2917 626
Emilia Romagna 1090 222
Friuli Venezia Giulia 366 153
Lazio 2209 456
Liguria 1052 151
Lombardia 6804 682
Marche 431 140
Molise 93 0
Piemonte 3169 318
Puglia 1163 232
Sardegna 302 58
Sicilia 1048 398
Toscana 2336 290
Umbria 420 83
Valle d'Aosta 94 5
Veneto 2298 781
Prov. Bolzano 495 205
Prov. Trento 112 83

Guardando la tabella si nota una differenza che va da regione a regione. Piemonte, Lombardia e Liguria sono quelle che hanno avuto il calo maggiore. Un anno fa il numero di positivi giornalieri era dieci volte tanto quello di oggi.
Caso a sé quello del Molise, dove la situazione è sempre stata migliore rispetto ad altre zone: nelle ultime 24 ore non ci sono stati positivi. Cinque quelli in Valle d'Aosta.

Dimezzati i contagi in Friuli Venezia Giulia e in Calabria, mentre il calo minore si verifica nella provincia autonoma di Trento.

I parametri attuali per il cambio di colore delle regioni

Per passare da zona bianca a zona gialla - ad oggi - devono verificarsi quattro possibili condizioni:

  1.  Se tre valori sono tutti fuori scala: i posti letto nelle terapie intensive superano il 10%, quelli nei reparti normali il 15%, inoltre si registrano 50 o più casi settimanali di nuovi contagi per 100mila abitanti;
  2.  Se si registrano 150 o più casi settimanali di nuovi contagi per 100mila abitanti, e si unisce in più un'altra condizione: o i posti letto nelle terapie intensive superano il 10%, oppure quelli nei reparti normali il 15%.
  3. Se si registrano occupati in terapia intensiva oltre il 20%.
  4. Se si registrano ospedalizzati oltre il 30%.

Quattro differenze fra zona bianca e zona gialla

Niente paura: non torna il coprifuoco e non chiude più nessuno (restano chiuse solo le discoteche).

  1. Abbiamo detto, obbligo di mascherina nei luoghi pubblici, sia all'aperto che al chiuso.
  2. RISTORANTI (e cerimonie): il numero massimo di non conviventi al tavolo passa da 6 a 4 al chiuso, mentre se in zona bianca limiti non ce ne sono, in zona gialla massimo sempre 4 posti anche all'aperto.
  3. SPETTACOLI (teatri, concerti, cinema): il Green pass resta naturalmente sempre obbligatorio, ma il limite massimo di spettatori diventa 2500 all'aperto e 1000 al chiuso, comunque entro il 50% della capienza massima (mentre in zona bianca sopra i 5mila spettatori la capienza massima è al 50% e al chiuso sopra i 2500 la capienza consentita non può superare le 1000 persone).
  4. EVENTI SPORTIVI: massimo 4mila spettatori all'aperto e 2500 al chiuso, comunque mantenendo capienza massima al 50% all'aperto e 25% al chiuso).
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