Ultimi casi di meningite: studente 17enne del Veneto ricoverato in rianimazione
Nella primavera scorsa altri due studenti erano stati colpiti da meningite fra le province di Vicenza e Treviso: il cestista Massimiliano Fabris purtroppo non ce l'aveva fatta
I riflettori della cronaca non puntavano da tempo sul tema. Un caso di meningite torna a far scattare la paura fra le province di Treviso e Belluno, quando nella "Marca" la scorsa primavera s'erano registrati già altri due episodi analoghi, sempre con protagonisti studenti delle scuole superiori.
Meningite in una scuola superiore in Veneto
E' successo in Veneto a cavallo fra le province di Belluno e di Treviso. A riportare la notizia è stata l'Ulss 1 di Belluno, dato che il 17enne ricoverato da sabato 4 novembre 2023 nel pomeriggio all'ospedale di Feltre, è residente a Quero Vas (entrambi i Comuni sono in provincia di Belluno). Ma il ragazzo colpito dalla meningite studia in un istituto superiore di Valdobbiadene, in provincia di Treviso.
Lo studente si trova ricoverato in prognosi riservata: le sue condizioni sono stabili e resta sempre sotto stretto monitoraggio.
Nelle ore immediatamente successive alla diagnosi e al ricovero, era iniziata la profilassi per i contatti del 17enne e, come ricorda anche l'azienda ospedaliera, le linee guida su questa malattia raccomandano la somministrazione di una dose di antibiotico, a scopo preventivo, ai contatti stretti scolastici ed extrascolastici.
Nel dettaglio sono state rintracciate le persone che hanno avuto contatti stretti con il giovane nei 7 giorni precedenti l’inizio della sintomatologia, dal 27 ottobre in poi.
Grazie all’Amministrazione comunale di Quero Vas sono poi stati rintracciati anche i contatti stretti extrascolastici del giovane.
Gli operatori del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 1 Dolomiti, in collaborazione con i colleghi dell’Ulss 2 Marca Trevigiana hanno contattato, sulla base degli elenchi forniti dalla scuola frequentata dal ragazzo, i compagni di classe e gli insegnanti per la profilassi antibiotica e tutti gli altri contatti personali.
Oggi, lunedì 6 novembre 2023, le lezioni sono riprese normalmente.
Gli ultimi casi di meningite in Italia
L'ultimo in ordine di tempo, il mese scorso, era stato il caso di una 53enne della provincia di Vercelli, in Piemonte, che aveva contratto la meningite ed era purtroppo deceduta, ma la vicenda era cominciata in Giappone, dove la donna si trovava in vacanza: a nulla è servito un volo di stato che ha riportato in patria la paziente, morta all'arrivo in ospedale.
Ma la primavera scorsa un caso di meningite aveva colpito sempre la provincia di Treviso.
Un 15enne di Treviso era finito anche lui in terapia intensiva dopo aver contratto la meningite da meningococco ed era scattata la profilassi per una quarantina di persone entrate in contatto con lui fra amici, parenti e compagni di classe.
Al Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 2 era stato notificato, nella serata di giovedì 30 marzo 2023, un caso di meningite da meningococco in un ragazzo di 15 anni. Come raccontato Prima Treviso, il giovane, che frequenta una scuola superiore, ha manifestato i primi sintomi della malattia nella serata di mercoledì 29 marzo. Nella giornata di giovedì era stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Montebelluna, dove, a seguito degli accertamenti eseguiti, era stata diagnostica la meningite: il paziente era stato trasferito al Ca’ Foncello, dove era stato ricoverato in Terapia intensiva in condizioni stabili.
Ma andando a ritroso nel tempo, colpisce un ulteriore caso, il terzo, pochi giorni prima: all'inizio di marzo Tommaso Fabris, 17enne giocatore di basket di Tezze sul Brenta (in provincia di Vicenza sul confine con quella di Treviso), era morto per meningite batterica di tipo B all'ospedale di Bassano del Grappa.
Tutto era iniziato nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio 2023, quando Tommaso Fabris, un 17enne di Tezze sul Brenta, aveva iniziato a sentirsi male. Accusava febbre alta e forte mal di testa: i genitori lo hanno quindi portato immediatamente al Pronto soccorso dove era stato sottoposto agli esami che hanno accertato la positività al meningococco di tipo B. Il ragazzo era stato immediatamente ricoverato in Rianimazione all'ospedale San Bassiano dove i medici hanno fatto di tutto per salvargli la vita. Purtroppo però le sue condizioni erano disperate e non sono migliorate.
L'Ulss aveva effettuato la profilassi antibiotica a tutto il Team Basket di Riese Pio X, che si stavano preparando a disputare una partita con il San Donà: la gara era stata ovviamente annullata e ai compagni di squadra, come ai familiari, ai compagni di classe e agli amici del 17enne, era stato somministrato un antibiotico.
A gennaio 2023 era morto invece Libero Passaforte, 17 anni, stroncato probabilmente da una meningite fulminante, a Sulmona, in Abruzzo, e pochi giorni dopo, dopo i sogni spezzati di un adolescente con una vita davanti per realizzarli, un'altra terribile analoga tragedia: la giovane mamma Valeria Fioravanti era morta anch'essa di meningite a 27 anni dopo un'assurda odissea in quattro ospedali romani.
Batterio e sintomi: il 93% dei genitori non riconosce la meningite
Il batterio che causa questa malattia infettiva è "Neisseria meningitidis", chiamato anche Meningococco. Il periodo di incubazione della meningite virale va dai 3 ai 6 giorni; per la forma batterica il periodo di incubazione può essere più lungo, dai 2 ai 10 giorni (tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria).
I primi sintomi possono essere aspecifici: sonnolenza, cefalea, inappetenza. In genere, però, dopo 2-3 giorni i sintomi peggiorano e compaiono nausea e vomito, febbre, pallore, fotosensibilità; segni tipici sono la rigidità della nuca e quella all'estensione della gamba. La meningite e la sepsi meningococca si possono anche presentare con forme fulminanti, con il peggioramento delle condizioni in poche ore, e la comparsa di petecchie (piccole macchie rossastre o violacee dovute a micro-emorragie dei vasi).
Il 79% degli italiani riconosce la malattia e ne percepisce la gravità, 9 genitori su 10 seguono il pediatra per le scelte vaccinali e si affidano alle sue indicazioni. Ma salta all’occhio anche un altro dato preoccupante: su scala internazionale, ben il 93% dei genitori non è in grado di identificare i tre i sintomi più comuni della meningite.
Circa 8 mamme e i papà italiani su 10 riconosce la Meningite da meningococco e ne percepisce la gravità e ben 9 su 10 si informano dal pediatra, o comunque fanno riferimento ad un medico, per le scelte vaccinali. Fortunatamente si affidano molto meno al “dottor Google” e alla “vox populi”, rispetto agli abitanti di altri Paesi europei. Ottimo risultato.
Il tallone d’Achille, sia in Italia che nel resto d’Europa è invece la scarsa consapevolezza sui sintomi che caratterizzano le fasi iniziali della patologia, spesso rapidissima ad evolvere in poche ore.
La meningite in Italia
In Italia oltre mille persone contraggono la meningite e circa una persona ogni due viene colpita da meningite meningococcica. In particolare, i sierogruppi B e C sono particolarmente diffusi nel nostro Paese. Secondo i dati epidemiologici dell’Iss, la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti. In assenza di cure adeguate, il tasso di mortalità sale addirittura al 50%. Quanto al sierotipo B, oltre ad essere particolarmente aggressivo con altissima letalità, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi in età pediatrica, con una massima incidenza soprattutto nel primo anno di vita, tra il 4° e l’8° mese (dati Iss e del Comitato nazionale contro la meningite).
Da qui l’importanza di continuare a sensibilizzare sui rischi legati a questa patologia e sulle modalità di prevenzione vaccinale. Fortunatamente l’88% degli intervistati italiani considera la vaccinazione “cosa buona e giusta” per i suoi bambini.
E il rapporto privilegiato con il pediatra diventa anche la chiave per comprendere come mai il 79% degli italiani intervistati riconosce la malattia e ne percepisce la gravità. È la percentuale più elevata in Europa. In Spagna si viaggia poco sopra il 70% e in Francia si scende al 64%.
Infine, più di 8 italiani su 10 (81% del totale degli intervistati) sa che esiste un vaccino ed è disponibile.
L’attenzione alle indicazioni degli esperti si conferma anche quando si analizzano le fonti più autorevoli per le decisioni di mamma e papà sulla salute: i professionisti sanitari, come detto, sono la voce più ascoltata. Rispetto ad altri Paesi, solo il 29% dei genitori si affida ad internet. Siamo invece a 1 su 2 nel Regno Unito e al 43% in Germania, mentre in Francia la percentuale di chi si affida al web cala al 21% e poco più di 3 su 10 chiedono informazioni ai familiari.
Vaccini e sintomi
Nonostante gli italiani sappiano che esiste un vaccino, uno su due ignora che ci sono vaccini specifici per i diversi ceppi, anche perché la conoscenza sui vari tipi di meningococco è davvero ridotta. Quasi uno su tre riconosce l’esistenza di A B e C ma solo circa uno su cinque sa che esistono W e Y. E questo, ovviamente, incide anche sulla percezione dell’importanza di vaccini specifici per questi batteri.
“Questi dati confermano che c’è ancora strada da fare per sensibilizzare le persone sul rischio legato alla meningite da meningococco ed alla conseguente malattia invasiva, oltre che sulla possibilità di prevenire l’infezione attraverso la vaccinazione, sulla base delle indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale – commenta Sara De Grazia, Medical Head Vaccini GSK Italia – in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla meningite è importante riportare l’attenzione su questa malattia che, oltre a poter essere mortale, può lasciare sequele pesanti e invalidanti su chi sviluppa i quadri più gravi”.
E proprio in Italia nei Centri Gsk, di Siena e Rosia, sono stati scoperti e vengono prodotti i vaccini contro la meningite. Rosia, centro di eccellenza per la produzione dei vaccini batterici, è l’unico al mondo dove si producono vaccini contro tutti i principali ceppi del meningococco (A, B, C, W, Y) e altri vaccini di grande rilevanza come quello contro l’Herpes Zoster e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Nel 2022 il sito ha prodotto circa 30 milioni di dosi di vaccino, distribuite in circa 60 paesi nel mondo.
Per ciò che riguarda, invece, i sintomi a cui prestare attenzione la “triade clinica” indica: febbre alta improvvisa; rigidità nucale; vomito. Due dei tre sintomi della “triade clinica” si manifestano in circa il 95% dei pazienti; il 41-51% dei pazienti mostra tutti e tre i sintomi.
Meningite: il quadro internazionale
Ogni anno a circa 2,5 milioni di persone viene diagnosticata la meningite. In particolare, la malattia meningococcica invasiva descrive due principali malattie causate dal batterio Neisseria meningitidis o meningococco: meningite e setticemia. Fino a una persona su sei che contrae questo tipo di meningite muore, con circa 135.000 decessi all’anno.
Meno della metà (48%) dei genitori intervistati ha detto di sapere che la meningite può portare alla morte e quasi un terzo (28%) ha affermato di non avere alcuna conoscenza della patologia1. La meningite può essere una patologia difficile da diagnosticare perché i segni e i sintomi sono spesso simili a quelli di altre malattie. Almeno un sopravvissuto a malattia meningococcica invasiva su cinque può presentare gravi effetti a lungo termine come cicatrici cutanee, amputazione/i degli arti, perdita dell’udito, della vista, della memoria e danni cerebrali.