SCANDALOSO

Reddito di cittadinanza in Campania: i posti di lavoro non mancano, ma ne hanno rifiutati 10mila

Quasi la metà degli impieghi proposti offre un contratto a tempo indeterminato. E il dibattito sull'abolizione del sussidio si infiamma ancora una volta.

Reddito di cittadinanza in Campania: i posti di lavoro non mancano, ma ne hanno rifiutati 10mila
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Mai come in questo periodo abbiamo sentito con tanta insistenza la frase "gli italiani non vogliono lavorare, preferiscono il reddito di cittadinanza". Ma è davvero così? Il dato che arriva dalla Campania sembrerebbe dare ragione a chi critica la misura "bandiera" del Movimento Cinque Stelle: sono ben 9.945 i posti di lavoro rifiutati dai percettori del sussidio a napoli e nel resto della regione.

Reddito di cittadinanza, in Campania rifiutati 10.000 posti di lavoro

I dati della piattaforma MyAnpal, riportati dal Mattino, il principale quotidiano napoletano,  parlano di 9.945 posti di lavoro offerti e ritenuti non congrui dai percettori di reddito di cittadinanza.

Insomma il lavoro c'è, ed è anche fisso, ma per molti evidentemente è molto più comodo restare sul divano a spese degli altri contribuenti.

La maggior parte delle offerte (circa seimila, per la maggior parte operai specializzati e artigiani) è nel settore dei servizi. I contratti firmati sono solo 130, e nessuno ha la sigla di un cittadino che riceve il sussidio. Nell'edilizia, invece, hanno trovato lavoro 74 persone su 1.716 posti offerti.

Sul totale, circa quattromila posti di lavoro offrono un contratto a tempo indeterminato, ma evidentemente la cosa non basta, dato che le assunzioni sono state soltanto 44.

Perché così tanti rifiuti?

Dietro il "no" spesso ci sono motivazioni di salute (in alcuni casi chi sostiene di averne presenta anche la necessaria documentazione per comprovarlo), ma tra i perché dei rifiuti c'è anche la proposta di mansioni "non congeniali alle caratteristiche" dei lavoratori.

Anche quando i candidati accettano di sostenere il colloquio, alla fine rifiutano e la proposta non viene formalizzata. E così non viene neppure registrato il rifiuto, non facendo scattare le sanzioni.

In caso di rifiuto di un'offerta di lavoro ritenuta congrua, scatta infatti un decalage mensile di 5 euro per ciascun mese a partire dal mese successivo a quello in cui si è eventualmente rifiutata l’offerta. Al secondo rifiuto, il sussidio viene revocato. Inoltre viene ridotta, per la congruità della prima offerta, da 100 a 80 chilometri la distanza massima dalla residenza del beneficiario (comunque raggiungibile entro 100 minuti), mentre la seconda può essere collocata ovunque in Italia.

Il dibattito: Rdc da cancellare?

Dati che certamente daranno nuova linfa alle contestazioni di coloro che si oppongono da tempo al sussidio. Tra questi soprattutto l'ex premier Matteo Renzi, che ha annunciato l'intenzione di raccogliere firme per promuovere un referendum che ne sostenga la necessità di abolizione. 

Ma tra i contrari si è spesso espresso anche il centrodestra, Fratelli d'Italia in testa. Ma anche la Lega ha più volte mostrato di mal digerire l'attuale configurazione del beneficio (che pur era stata votata dal Governo gialloverde). E anche all'interno del Partito democratico non mancano le posizioni scettiche.

Nelle scorse settimane proprio a Napoli, sul tavolo della Prefettura era arrivata la richiesta di sospendere il reddito di cittadinanza per quelle famiglie che hanno figli che non vanno a scuola. Una proposta appoggiata anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, del Partito democratico. Uno posizione che ha creato qualche mal di pancia tra i dem.

 

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