Pisa e Firenze, manganellate e censura come risposta al dissenso nella democrazia 2.0 targata “Occidente”: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
Un chiaro segnale di come all'Occidente democratico attuale non piaccia, forse, il "contraddittorio"
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” recita l’Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, legge fondamentale che ha guidato lo Stato per ben oltre 70 anni e che oggi, molti decenni dopo quel fatidico gennaio del 1948, in troppi darebbero l’impressione di voler pericolosamente ignorare. Ebbene sì, perché all’interno di una società che si definisce “civile” e “democratica” ogni individuo possiede il pieno diritto di esprimere la propria opinione e le proprie idee in totale libertà, senza che vi possa essere alcun tipo di ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. O perlomeno, è così che le cose dovrebbero andare. Tuttavia, le recenti manganellate agli studenti di Pisa e ai cittadini di Firenze, insieme a quella serie di episodi similmente spiacevoli che si sono susseguiti negli ultimi tempi, potrebbero essere i campanelli d’allarme di un profondo cambiamento dell’assetto sociale che, di fatto, avviene ogni giorno sotto i nostri occhi e che stentiamo a voler riconoscere.
Manganelli di Pisa e Firenze: ennesima dimostrazione di come al Governo non piaccia il “contraddittorio”
La scorsa settimana, infatti, alla luce del tragico risvolto che ha intrapreso lo scontro tra Israele e Hamas (che, dovremmo ricordarlo più spesso, NON PUÓ e NON DEVE essere identificato con la Palestina e i palestinesi), un corteo di studenti, tra cui svariati minorenni, si è riunito per le vie della città di Pisa per chiedere un “cessate il fuoco a Gaza”. E fin qui a mio avviso nulla di male, dal momento che i ragazzi stavano semplicemente esercitando, come recita una tra le affermazioni fondanti del concetto moderno di democrazia (in particolare, quella del XVIII secolo), il proprio diritto civile di manifestazione pubblica. Peccato solo, però, che quello che sarebbe potuto l’esempio lampante di una esternazione di interesse da parte della generazione del domani, al contrario di quel amano ripetere “i ben-pensanti di una volta”, all’attualità e alle problematiche della sua epoca si sia trasformato in una violenta repressione e in una chiara (forse l’ennesima) dimostrazione di come all’Occidente non piaccia assolutamente il “contraddittorio”.
Cercando di tralasciare per un attimo la surreale e decisamente sproporzionata veemenza (la medesima utilizzata a Firenze solamente poche ore più tardi) con cui quelle che si definirebbero “Forze dell’Ordine” (le stesse su cui i PM stanno ora indagando e che mi auguro ricevano la giusta condanna) si sono scagliate su una folla inerme di giovani (alcuni dei quali, magari, avrebbero potuto avere la stessa età dei figli degli agenti che hanno partecipato a ciò che io chiamerei “un pestaggio in piena regola”), a preoccupare ulteriormente sono il disinteresse e la faciloneria con cui la questione è stata liquidata dalla politica attuale. Perché, nonostante sia vero che gli organi di pubblica sicurezza non devono rispondere a nessuna maggioranza di partito (d’altronde, le manganellate sempre ai danni di studenti avvenute durante la legislatura di Mario Draghi non erano certo più democratiche di quelle di oggi), è altrettanto vero che la loro autorevolezza non può essere riconosciuta e difesa a priori quando questa viene palesemente meno!
Eppure, in primo luogo abbiamo il Vicepremier Matteo Salvini che afferma che “essere in polizia significa fare un mestiere delicato” e demonizzando i protestanti al grido di “chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente”. A seguirlo a ruota, poi, c’è il leghista Edorardo Ziello che, forse in preda ad un delirio di onnipotenza, chiede a gran voce “denunce e daspo”, parlando inoltre di “individui incappucciati” e di offese ai pubblici ufficiali benché dai video si evinca che i volti dei ragazzi sono perfettamente visibili. A ciò si affianca l’intervento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che liquida la vicenda con un semplice “si tratta di casi isolati”, sebbene due episodi di tale portata verificatisi a distanza di poche ore e in due luoghi differenti, associati alla linea più volte percorsa dal suo Esecutivo, non abbiano alcunché di isolato.
E infine, dopo giorni di silenzio stampa, arriva la replica del Presidente del Consiglio, donna, cristiana e prima di ogni altra cosa MADRE Giorgia Meloni che, neanche si trovasse nello studio di una di quelle trasmissioni che l’hanno abituata all’assenza di un legittimo dibattito (quello che, in fin dei conti, lei non rifiuta mai e al quale si sottrae sempre), afferma fiera che “è così che si tiene in piedi lo Stato di diritto, altrimenti si scade nell’anarchia”. Il tutto, naturalmente, a fronte di un Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ribadisce che “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Ma in fondo, si sa, come accade per qualsiasi forma di opposizione all’amministrazione legislativa attuale e come ci ha rammentato Salvini in persona, “le sue parole si leggono ma non si commentano”.
Insomma, si potrebbe quasi affermare che quelli sopraelencati sono evidenti segnali del fatto che, oggigiorno, viviamo in una realtà in cui la violenza, la demonizzazione dell’avversario e la censura (basti pensare a Ghali e Dargen D’Amico, fatti sentire in dovere di ritrattare i propri ideali in mondovisione) sono le migliori armi da impiegare in risposa al dissenso e alla disapprovazione, anziché ricorrere al giusto confronto e ad uno scambio equo di idee, perché, ormai è risaputo, attualmente si è liberi di esprimere le proprie idee soltanto se quest'ultime sono in linea con la corrente di pensiero preponderante dell’ultimo minuto. Ma non solo. Qualora volessimo andare un po’ più a fondo, sarebbe sufficiente poco per accorgerci che la nostra è diventata una società in cui si sparla delle giuste cause e dove si frappone un silenzio omertoso a ciò che dovrebbe essere condannato senza remore. Sarebbe sufficiente guardare alla piega presa dall'attacco israeliano nella Striscia di Gaza e alla reazione (pressoché nulla) dell'Occidente, quello stesso Occidente che si proclama sostenitore dei diritti umani ed esportatore della democrazia (una democrazia 2.0 che di democratico non ha più niente), ma che al tempo stesso non esista a sostenere oppressori o dittatori e ad esercitare “pratiche da regime” ogniqualvolta se ne presenta l’occasione. Oppure, a tutta quella stampa tendenziosa o faziosa che lavora sulle notizie a proprio piacimento perché "non sia mai mettersi contro un'istituzione o un personaggio politico" e che non si cura minimamente non solo del diritto di cronaca, ma anche (e soprattutto) del dovere di cronaca. In altre parole, ci basterebbe davvero poco per accorgerci che questa è la democrazia occidentale del XXI secolo (o forse lo è sempre stata), i cui principi fondanti cambiano o assumono più o meno rilevanza a seconda delle strategie geo-politiche più convenienti del momento, persino a discapito dell’informazione, della cultura e dei più giovani!!!