Una norma già da cambiare

Perché il Governo sta già modificando il decreto sui rave party

Sotto la lente la "tipizzazione" dei rave e la lunghezza della pena, per scongiurare l'utilizzo delle intercettazioni.

Perché il Governo sta già modificando il decreto sui rave party
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Il decreto rave verrà già modificato. Dopo le polemiche seguenti l'intervento del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e lo sgombero della festa di Modena, il Governo dovrà già rimettere mano al provvedimento, che così formulato rischia di essere troppo interpretativo.

Perché il Governo sta già modificando il decreto rave

Ma andiamo con ordine. Da tempo il Centrodestra criticava le politiche dell'ex ministro dell'Interno Luciana Lamorgese in merito ai rave party. Una situazione esplosa la scorsa estate a Viterbo, quando la titolare del Viminale non autorizzò l'intervento di sgombero per evitare scontri.

E il tema è finito più volte al centro della campagna elettorale.

Casualmente, appena insediato il nuovo Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, nel fine settimana di Halloween a Modena è andato in scena un maxi rave che ha coinvolto migliaia di persone. E il nuovo inquilino del Viminale ha subito colto la palla al balzo: domenica ha chiesto lo sgombero e lunedì le forze dell'ordine sono intervenute per "liberare" l'area. Una situazione che si è svolta senza alcun contrasto, con i ragazzi che hanno anche ripulito l'area. Per essere precisi, va detto che per lo sgombero sono state utilizzate le norme che già erano in vigore, che sono dunque state più che sufficienti.

Contestualmente, Piantedosi ha presentato il decreto ad hoc in Consiglio dei ministri. Che ha suscitato però più di una perplessità, anche all'interno della stessa maggioranza.

I punti critici

Numerosi i punti critici del decreto (qui il testo integrale), che nel suo incipit (e passaggio principale) recita così:

"L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000".

Una norma con una formulazione decisamente troppo ampia, che la renderebbe applicabile a qualsiasi tipo di manifestazione con più di 50 persone. E proprio su questo sono saltati sulla sedia gli esponenti dell'opposizione, che hanno accusato il Governo Meloni di volere reprimere il dissenso. Così facendo, infatti, potrebbe essere considerata illegale qualsiasi manifestazione pubblica. 

Inoltre, la pena prevista (sei anni) comporta la possibilità di utilizzare le intercettazioni durante le indagini (sotto i cinque anni di reclusione invece questa eventualità è esclusa).

Giorgia Meloni ha subito chiarito:

"Vorrei rassicurare tutti i cittadini che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso".

Ma non è bastato.

Cosa potrebbe cambiare

Innanzitutto, il decreto andrà rivisto dal Parlamento, e c'è da scommettere che ci sarà parecchia battaglia sul tema.  Ma qualche ipotesi di modifica è già emersa. A proporla a nome della maggioranza è stato il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). Sul tavolo la possibilità di ridurre la pena sotto i cinque anni (per evitare dunque le intercettazioni) e anche la "tipizzazione" dei rave party. Meloni e i suoi, infatti, hanno spergiurato che la norma non si applicherà a nessun altro tipo di manifestazione, ma servono confini più netti per capire cosa può essere considerato un rave e cosa no.

Intanto, tra le tante polemiche sollevatesi nelle ultime ore, per riderci un po' sopra segnaliamo il tweet di Ryanair, che ha ironizzato sui suoi voli con più di 50 passeggeri.

L'emendamento fake

Intanto sui social spopola l'emendamento fake firmato (si fa per dire) dal ministro Piantedosi, che parla di raduni con musica "non autoctona". E sui social la gente si scatena:

"Dunque va bene fare un rave con le canzoni di Povia?", si chiede qualcuno.

Tra quelli che hanno abboccato alla fake news c'è anche il leader di Azione Carlo Calenda:

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