DIBATTITO APERTO

Cosa sono le Ong e perché salvano i migranti

Tante le domande, risposte non sempre complete e uniformi. Il tema delle Organizzazioni non governative torna d'attualità e smuove le coscienze.

Cosa sono le Ong e perché salvano i migranti
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Da tempo ne sentiamo parlare e sono al centro di polemiche - anche feroci - che riguardano il mondo politico e l'attualità. E una delle domande che più frequentemente in molti si pongono di fronte agli attuali scenari dei fenomeni migratori è: cosa sono le Ong? E perché salvano i migranti?

Ong, un universo di quasi 5mila realtà (solo in Italia)

Tanto per intenderci si tratta di un "universo" che muove numeri importanti, anche in Italia e in particolar modo in Lombardia. È difficile dire quanti e quante cooperanti siano attivi oggi nel mondo, ma per quanto riguarda il nostro Paese si riesce a scattare una "fotografia" abbastanza precisa.

In questo senso, in Italia l'ultimo censimento risale al 2018: esistono 4.572 istituzioni non profit nel settore “cooperazione e solidarietà internazionale”. La maggior parte ha sede nel nord-ovest e quasi 3 su 10 organizzazioni si trovano in Lombardia (24% del totale).

Si tratta di un mondo che per lo più, almeno formalmente, è composto da volontari: la maggioranza (l’88%) di queste istituzioni non ha dipendenti. Le altre non profit che si occupano di cooperazione hanno in totale 4.313 dipendenti.

I contratti di chi lavora nelle Ong

E' una situazione variegata se consideriamo persone che lavorano in Italia e persone che lavorano all’estero.

Nel nostro Paese 4 persone su 10 impegnate in questo settore hanno un contratto a tempo indeterminato, 3 su 10 hanno un contratto a progetto, gli altri sono impiegati a tempo determinato o sono consulenti con partita Iva.

Tra i lavoratori all’estero, la maggioranza ha un contratto locale: in questa fattispecie rientrano anche italiani impegnati in questo settore che hanno spostato la loro residenza.

Le retribuzioni

Difficile avere un quadro ben definito anche per quanto concerne le retribuzioni. Le mappature che sono state fatte in questi anni, a dir la verità, non sono molto complete.

Non tutte le Ong o loro dipendenti hanno risposto ai questionari periodicamente loro sottoposti. La retribuzione  inferiore tra quelle registrate è di 10mila euro l’anno, ma per la metà delle organizzazioni la retribuzione più bassa è compresa tra circa 17.800 e 24.100 euro lordi.

Invece la retribuzione massima è di 112.380 euro annuali, ma per la metà delle organizzazioni le retribuzioni oscillano tra i 50.000 e i 24.600 euro lordi all’anno.

Come e dove si svolge l'attività delle Ong

L'attività delle Ong è concentrata fondamentalmente nell'Africa Subsahariana (51% del totale), poi nel Mediterraneo e nel Nord Africa (22%) e poi altre presenze nel resto del mondo. Ad esempio 6 organizzazioni su 10 hanno progetti attivi anche in Italia.

L'attenzione delle Ong è concentrata poi anche su Brasile, Kenya, Mozambico, India.

La loro attività si caratterizza fondamentalmente per progetti legati all'educazione e alla sanità.

L'interrogativo di molti: perché le navi Ong aiutano i migranti?

E' l'interrogativo che in molti, non soltanto gli addetti ai lavori del mondo politico (soprattutto che guarda a destra), si fanno.

Essendo associazioni transnazionali private con obiettivi altruistici da raggiungere in modo pacifico, anche la tutela delle persone migranti ed il salvataggio in mare rientrano tra gli scopi statutari in quanto "attività funzionali alla protezione dei diritti umani ed in particolare del diritto alla vita e ad essere salvati se in pericolo di morte".

E' un tema che si è sviluppato dopo i grandi naufragi  (in molti ricorderanno quanto avvenuto a Lampedusa nel 2013, con 368 morti accertati) con la società civile che iniziò ad organizzarsi per le azioni di salvataggio.

Del resto, quasi in contemporanea nacque anche Mare Nostrum, la rete di salvataggio ideata e gestita dal Governo italiano. 

L'acquisizione di navi (che in genere hanno bandiera dello Stato con cui hanno il legame più solido e naturale) viene finanziata da privati o attraverso l'organizzazione di "collette popolari".

Una questione aperta, tanti interrogativi, un unico obiettivo: evitare i "cimiteri" in mare

L'insediamento del nuovo Governo a forte guida Fratelli d'Italia - Lega ripropone già da settimane un tema dibattuto. Basti pensare a quanto accaduto settimana scorsa a Catania.

L'approdo delle navi, il pericolo di incentivare inconsapevolmente (un'ipotesi esclusa dai cooperanti) una sorta tratta degli schiavi, una maggior cooperazione tra gli Stati.

Non solo quelli dell'Unione Europea, ma anche quelli delle coste africane da dove spesso partono improbabili viaggi della speranza.

Ma soprattutto, come nell'ultimo appello lanciato ancora da Papa Francesco l'obiettivo è evitare che il Mare e nello specifico il Mediterraneo si trasformi in "cimitero" di disperati.

 

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