Cannabis, la Germania approva le linee guida sulla legalizzazione per uso ricreativo
Il sì del governo tedesco apre alla possibilità di detenere una quantità fino a 30 grammi.
La Germania fa un passo in avanti su uno dei temi più spinosi e divisi della società odierna. Il governo tedesco, attraverso le parole del ministro alla Salute, Karl Lauterbach, ha detto sì alla liberalizzazione della cannabis per uso ricreativo, approvando un documento che stabilisce le linee guida per il possesso e l'utilizzo.
La Germania apre alla liberalizzazione della cannabis per uso ricreativo
"La politica sulle droghe va cambiata".
Un'affermazione chiara e concisa da parte di Karl Lauterbach, ministro alla Salute, che riassume l'importante passo avanti compiuto dalla Germania sul tema della liberalizzazione della marijuana. Nella giornata di ieri, mercoledì 26 ottobre 2022, il Gabinetto tedesco ha infatti approvato un documento volto a depenalizzare l'uso ricreativo della cannabis.
Nel dettaglio, il Governo della Germania ha messo a punto determinate linee guida che stabiliscono le possibilità di possesso e utilizzo della droga leggera, nella prospettiva di regolare il consumo e la produzione, proteggendo la salute dei giovani.
Cannabis, uso personale ricreativo entro i 30 grammi
"Il consumo della cannabis è aumentato - afferma Karla Lauterbach in conferenza stampa a Berlino - L'anno scorso 4 milioni di persone hanno fatto uso di cannabis in Germania. Nella fascia di età fra i 18 e i 24 anni a farne uso è il 25%".
Sulla base di questi dati, quindi, il Governo tedesco ha deciso di approvare il documento che autorizzerebbe il possesso di una quantità di cannabis ad uso personale ricreativo entro i 30 grammi, la soglia limite oltre la quale si entra nel ... del reato.
Adesso l'ultimo scoglio da superare verso la prima liberalizzazione della marijuana in Germania sarà l'approvazione del provvedimento da parte della Commissione europea e di altri organismi di diritto internazionale. Solo successivamente si potrà andare avanti nel processo normativo e una legge sulla depenalizzazione della cannabis per gli adulti potrebbe arrivare l'anno prossimo. Ulteriori verifiche sono in corso per capire se è necessario introdurre una soglia di Thc sotto i 21 anni.
Chi potrà venderla
Secondo il piano del ministro tedesco della Salute, Karl Lauterbach, chi vuole vendere la sostanza avrà bisogno di una licenza. La cannabis potrà contenere solo il 15% del principio attivo Thc, e solo un massimo del 10% se venduta a persone di età compresa tra i 18 e i 21 anni.
Il prodotto potrebbe essere venduto anche nelle farmacie, dove dal 2016 è acquistabile quella medica, ma non potrà essere pubblicizzato per promuoverne il consumo. Oltre ai negozi autorizzati ed eventualmente alle farmacie, in Germania potrebbero spuntare dei locali, nello stile dei coffee shop olandesi, dove poter acquistare e consumare il prodotto. La cannabis qui venduta dovrebbe inoltre essere prodotta internamente, per evitare litigi con il diritto internazionale.
Cambio di opinione
Il ministro Lauterbach, nella sua conferenza stampa, ha tenuto a sottolineare di essersi a lungo occupato del legame fra uso continuativo della cannabis e il possibile insorgere di malattie come schizofrenia e psicosi, sostenendo di essere ben consapevole dell'ampia letteratura scientifica a riguardo:
"Anche per questo sono stato sempre contrario in passato alla depenalizzazione, ho cambiato idea solo nell'ultimo anno e mezzo. Ma questa politica non ha avuto successo in Germania e proseguendo così non andiamo da nessuna parte. Il consumo della cannabis è aumentato anche fra gli adulti e la tendenza va nella direzione sbagliata".
La legalizzazione dell'uso personale della cannabis a scopo ricreativo potrebbe andare di pari passo con una maggiore informazione anche sugli effetti collaterali, "per proteggere meglio al salute soprattutto dei giovani".
Chi ha legalizzato la marijuana e cosa accade in Italia
I paesi ad aver legalizzato l'uso ricreativo della cannabis sono Canada, Georgia, Malta, Messico, Sudafrica, Thailandia e Uruguay. In Australia è legale soltanto nel Territorio della Capitale Australiana. Negli Usa, sono 19 gli Stati a permettere l’uso ricreativo, anche se recentemente, il presidente Joe Biden ha dato una spinta alla legalizzazione anche nel resto del paese, annunciando la cancellazione delle pene dei condannati per il reato federale negli Usa di possesso di marijuana.
In Italia, invece, la situazione è da sempre motivo di dibattito e forti contrasti. La legge nazionale è una della più restrittive sul tema e con l'avvento del nuovo Governo a firma centrodestra, di eventuali future aperture non si parla proprio. La neo Premier Giorgia Meloni, infatti, nel suo discorso di fiducia alle Camere ha ribadito l'intenzione di non percorrere la strada della legalizzazione della marijuana.
Un tentativo di svolta, però, è avvenuto lo scorso giugno, quando la Commissione Giustizia della Camera aveva dato il suo sì al testo Magi-Licantini sulla depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis che propone un limite di quattro piante. La misura è volta al duplice effetto di tagliare le gambe alla criminalità organizzata e alla rete dello spaccio, alleggerendo al tempo stesso anche le pene detentive proprio per lo spaccio di lieve entità di cannabis.
La depenalizzazione della coltivazione domestica di cannabis in Commissione Giustizia era ferma da tempo. La proposta di legge era stata depositata già nel 2019 da Riccardo Magi, presidente di Più Europa e primo firmatario. Poi però era arrivata la proposta di indire un referendum sullo stesso tema per sbloccare la situazione. Pochi mesi fa la bocciatura dalla Corte Costituzionale, che aveva reputato il testo inammissibile.
Ad affossare il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis, nonostante le migliaia di firme raccolte (600mila), era stato un pronunciamento della Corte Costituzionale, che, come spiegato dal presidente Giuliano Amato, aveva parlato di un testo mal formulato.
Una posizione duramente contestata da Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, che aveva rispedito al mittente la sentenza d'inammissibilità della Consulta, ma soprattutto l'accusa implicita di incapacità tecnica del Comitato promotore nello scrivere un quesito referendario corretto:
"No, Pres. Amato: i nostri #referendum NON avrebbero consentito di uccidere chi è "un po' ubriaco" (resta omicidio), NON avrebbero legalizzato altre droghe (solo "piante"), NON avrebbero avuto titoli fuorvianti sulla scheda".