Famiglia investita in Cadore, la perizia smentisce Angelica Hutter: "Nessun guasto all'auto"
Dopo il terribile incidente del 6 luglio scorso, in cui morirono Marco e Mattia Antoniello e Maria Grazia Zuin, la tedesca aveva parlato di un guasto alla vettura
Una ricostruzione mai ritenuta del tutto credibile. E infatti, proprio in questi giorni, è arrivata la conferma anche dal consulente tecnico della Procura di Belluno, Andrea Calzavara, che ha escluso problemi all’auto di Angelika Hutter. La tedesca - che ha provocato la strage di Cadore - avrebbe dunque mentito sulle condizioni della sua vettura, suggerendo un guasto tecnico.
Strage in Cadore, il perito sbugiarda Angelika Hutter: “Nessun guasto all’auto”
Poco dopo il terribile incidente a Santo Stefano di Cadore il 6 luglio scorso, in cui morirono Marco e Mattia Antoniello e Maria Grazia Zuin di Favaro Veneto, si era giustificata raccontando che l’auto aveva avuto un guasto tecnico. Per questo motivo – secondo la tedesca Angelica Hutter – l’auto era sbandata all’improvviso investendo una famiglia e uccidendo tre persone. Una ricostruzione mai ritenuta del tutto credibile.
Come racconta Prima Belluno, proprio in questi giorni, è arrivata la conferma anche dal consulente tecnico della Procura di Belluno, Andrea Calzavara, che ha escluso problemi all’auto. L’Audi A3 su cui viaggiava la 31enne tedesca era perfettamente funzionante, impianto frenante compreso.
"È probabile, è verosimile, che si sia trovata in una situazione, in uno stato d'ira che non sappiamo da cosa sia stato generato, e che questo possa avere in qualche maniera allentato, alterato l'attenzione alla guida rendendo possibile quello che è accaduto - aveva spiegato il procuratore Paolo Luca in conferenza stampa, poco dopo l’incidente - C'è un altro elemento che non è un segreto perché già contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare: l'accertamento fatto sul telefono cellulare non evidenza alcun contatto telefonico al momento dell'incidente e nei minuti precedenti. Se questo verrà confermato dalla perizia dalla consulenza giuridico forense, potremo dire che la donna non stava telefonando. Quindi l'ipotesi della distrazione alla guida per l'uso del cellulare andrebbe al momento esclusa”.
Negativi, inoltre, anche gli esami tossicologici e alcolemici. Insomma, la posizione della 31enne tedesca si aggrava sempre di più e c’è attesa, ora, per gli ultimi accertamenti chiesti dalla Procura.
I problemi psicologici della donna
Intanto la 33enne resta in carcere. Angelika è cresciuta ad Alholming, un paesino di duemila abitanti nel land della Baviera. Su Instagram si definiva “artista”, di fatto cercava di vendere opere multimediali, disegni ad acquerello, mobili decorati a mano e biglietti di matrimonio. Ha anche un proprio sito internet ma pare che l’attività non abbia mai riscosso successo. “Sembrava letargica e depressa” l’ha descritta un vicino di casa alla Bild, uno dei principali quotidiani tedeschi.
“A ottobre è accaduto qualcosa - racconta un residente al quotidiano tedesco - prima è arrivata un’auto di pattuglia, poi una seconda. Il padre è uscito, ma non abbiamo scoperto esattamente cosa fosse successo”. Una settimana dopo, Angelika ha fatto le valigie e se n’è andata: “Guidava un’automobile nera. Ci ha spinto dentro un materasso, ma a parte questo non ha portato molto con sé. Si diceva che fosse partita per il Sud dell’Europa”.
La sua vita da sbandata è iniziata così. Viaggiava, mangiava e dormiva: tutto all’interno di quell’auto, come confermano le coperte e i generi alimentari rinvenuti tra le lamiere contorte del veicolo, dopo l’incidente.
Non si può escludere l'intenzionalità
Sembra che quel maledetto pomeriggio la 32enne tedesca prima di falciare la famigliola sia andata avanti e indietro per via Udine per un quarto d'ora e che prima avesse avuto scatti d'ira, non è chiaro se addirittura una lite stradale con una donna, e abbia scagliato con forza una bottiglia prima di salire nella macchina diventata negli ultimi mesi la sua casa.
Stiamo parlando di una personalità fragile, della quale si stanno cercando precedenti psichiatrici: la gip Enrica Marson ha parlato di un probabile disagio personale di una persona che vive in una condizione di precarietà e che palesa tratti di trasgressività e reattività, lo psicoterapeuta e perito del Tribunale di Belluno Tullio Franceschini ha ammesso che la Hutter potrebbe avere problemi psichiatrici, forse un caso di innalzamento del tono dell’umore o addirittura una dissociazione dalla realtà.
Due diversi filmati prima della tragedia
Sono due i filmati che immortalano l'Audi nera della giovane prima dello schianto.
Il primo (ripreso dalle telecamere di un esercizio pubblico) è stato reso noto già alcuni giorni fa e fa riferimento a pochi secondi prima della tragedia:
L'orologio segna le 15.14 e 55 secondi al passaggio della vettura (4 soli secondi dopo si sente il tremendo botto).
Ma c'è un secondo video che immortala l'Audi nera poco prima, alle 15.14 e 29 secondi.
A filmare è la telecamera di un altro esercizio pubblico, ma all'inizio del paese: si vede la Hutter che arriva dal centro, sta quasi per lasciare l'abitato, poi però ci ripensa e fa un'inversione a U per tornare indietro.
Meno di 30 secondi dopo la tragedia.
Soli trenta secondi (o giù di lì, ammettendo che i due orologi potessero non essere perfettamente sincronizzati) per coprire i 450 metri dal punto dell'inversione a quello dello schianto:
Perché la Hutter ha deciso di invertire la marcia?
La domanda scontata è: se se ne stava andando da Santo Stefano, perché è tornata indietro finendo dopo poche centinaia di metri per investire la famigliola?
Lo ha fatto intenzionalmente?
La Hutter viaggiava ad alta velocità, non ha accennato minimamente a schiacciare il freno, non ha sbandato: l'impressione è che avesse proprio preso di mira la famigliola sul marciapiedi, centrandola deliberatamente.
Forse lo ha fatto per sfogare un eccesso d'ira accumulata. Il diverbio qualche minuto prima di investire la famigliola sarebbe stata la molla scatenante, la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di tensioni, come in un episodio al centro commerciale di Bolzano qualche settimana prima (si era messa a litigare con un commesso con tanta rabbia che i colleghi avevano chiamato la polizia, che poi aveva trovato un martello nel suo zaino e l'aveva denunciata per possesso di oggetti atti a offendere).
Insomma, alla base di questa terribile vicenda potrebbe esserci un'inquietudine esistenziale tale da deformare la realtà e individuare in quella famigliola felice e tranquilla un obiettivo con cui prendersela. Tanto da fare inversione e tornare indietro per investirla.
Anche il fatto che, una volta scesa dall'auto, completamente fuori di sè, la tedesca si sia messa pure a urlare contro i corpi già esanimi di papà e nonna, potrebbe confermare questa tesi.
Marco Ponente, zio del bimbo morto investito, aveva dichiarato:
"La tedesca dopo l'incidente ha inveito contro i cadaveri a terra".