I RETROSCENA GEOPOLITICI

Guerra in Israele: manifestazioni contrapposte a Torino e Milano

Lo zampino della Russia nel conflitto (che influirà anche sui flussi migratori)

Guerra in Israele: manifestazioni contrapposte a Torino e Milano
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Il conflitto tra Israele e Palestina, in queste ore al centro dell’attenzione internazionale in seguito ai recenti fatti di sangue perpetrati da Hamas e dalla dura risposta del primo ministro israeliano Netanyahu, rischia di risolversi in tifoseria da derby. Come dimostra la tendenza diffusasi nelle delle ultime ore, non solo tra intellettuali e giornalisti, ma anche nelle principali piazze italiane in cui si scende in strada, armati di rabbia e slogan, a gridare il proprio appoggio “senza se e senza ma” (per citare il governatore leghista Attilio Fontana) ad una o all’altra fazione.

L’unica certezza, al di là delle tifoserie, è che ridurre a "buoni o cattivi", "vittime o carnefici", una sanguinosa diatriba che si trascina da anni non sarà d’aiuto né ai diretti interessati e nemmeno a noi, che siamo destinati a subire il contraccolpo di questa guerra sia sotto il fronte migratorio, sia economico.

In questa eterna faida si costituiscono (e rimodellano) anche assetti politici mondiali: basti pensare alla recente dichiarazione del presidente russo Vladimir Putin, che si è già affrettato a fare la propria mossa sulla scacchiera delle alleanze internazionali.

“Per la risoluzione del conflitto palestino-israeliano è necessaria l'attuazione delle risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla creazione di uno Stato palestinese sovrano e indipendente". Così ha tuonato lo zar ricevendo al Cremlino il primo ministro iracheno, Mohammed al-Sudani.

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Vladimir Putin

Tutto ciò mentre il grande nemico della Russia – no, non l’Ucraina, bensì gli Usa – invia in queste ore il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken in Israele, ad incontrare il premier Benjamin Netanyahu.

Israele e Palestina: le piazze italiane come tifoserie

Milano sta con Israele mentre Torino con la Palestina? Chi lo sa, bisognerebbe chiederlo ai cittadini. Quel che è certo è che le piazze di queste due importanti città del nord si sono schierate.

Manifestazione pro Israele a Milano

All’ombra della Madonnina, dopo il presidio pro Israele organizzato martedì da Forza Italia, nel pomeriggio di mercoledì 11 ottobre se n'è svolto un altro, organizzato dai membri della comunità ebraica milanese, in particolare dagli studenti, in piazza Castello. Fra loro anche il governatore di Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana.

Come racconta Prima Milano, i manifestanti, almeno un migliaio, secondo gli organizzatori, hanno ricordato le vittime di questi giorni, sventolando bandiere con la stella di David, intonando canti israeliani intervallati da discorsi e letture e accompagnati dall’accensione di candele.

“Siamo qui per manifestare i crimini contro l’umanità che stanno accadendo adesso: uccidere bambini e stuprare donne non è un crimine solo contro Israele, è un crimine contro l’umanità” spiega uno dei ragazzi in piazza.

“Siamo il popolo più forte che c’è e insieme vinceremo e usciremo da tutto questo più forti di prima” dice una ragazza, parlando dal palco improvvisato sul muretto della fontana della Piazza.

Fontana ha chiarito:

"Al fianco di Israele senza 'se' e senza 'ma'. Con assoluta determinazione e con la consapevolezza che quanto sta subendo quella popolazione richiede il nostro sostegno incondizionato".

Nelle medesime ore, all’ombra della Mole Antonelliana, si è svolta una manifestazione in solidarietà e sostegno al popolo della Palestina ideata dai giovani del Progetto Palestina: al grido di “La Palestina vive, la Resistenza vive”.

Come racconta Prima Torino, alla manifestazione hanno partecipato semplici cittadini (circa 200 persone) ma anche sigle di associazioni, sindacati come "Si Cobas Torino".

"Essere solidali con i palestinesi, vittime di un colonialismo di 75 anni, non vuol dire essere filoterroristi, e neppure antisemiti, lo capisca anche il nostro governo. Significa schierarci dalla parte di popoli orrendamente oppressi. Quello che sta accadendo in questi giorni è solo la punta dell'iceberg", hanno detto i portavoce lanciando la manifestazione di sabato a Torino, con ritrovo in piazza Crispi.

Manifestazione pro Palestina a Torino

Durante il corso della manifestazione i manifestanti hanno sventolato e steso a terra bandiere palestinesi.

"Prendere le distanze da Hamas? - ha detto una ragazza con il capo avvolto nella tradizionale kefiah palestinese - non è questo il punto. Certo che sono state compiute violenze atroci, ma la resistenza palestinese è fatta da tantissime associazioni umanitarie e di liberazione, fermarsi a questo non spiega cosa sta accadendo in quelle terre che da 17 anni patiscono un embargo di cibo, acqua e medicine assassino"

"Senza liberazione e un processo di decolonizzazione definitivo - ha aggiunto uno studente universitario - non vi sarà mai, proprio mai la pace in Israele e in Palestina. La politica di due pesi e due misure, anche quando si devono contare i morti, non porterà mai da nessuna parte".

Intanto gli italiani tornano a casa

Nel frattempo tornano alla spicciolata gli italiani bloccati in Israele. Dopo l'atterraggio del volo Neos che martedì 10 ottobre 2023 ha riportato a casa 183 cittadini, l’11 ottobre 2023, all'aeroporto Catullo di Verona sono atterrati altri due voli provenienti da Tel Aviv.

Arrivi al Catullo

L'Unità di crisi della Farnesina, d'intesa con il Ministero della Difesa, è al lavoro per proseguire l'operazione di rimpatrio anche nei prossimi giorni: è previsto il rientro di altri 500 connazionali a bordo di 4 velivoli, due militari e due di una compagnia privata.

La geopolitica e il ruolo di Putin

Oltre al dissidio tra i due popoli, che dura da decenni, secondo gli esperti, dietro l'attacco di Hamas ci potrebbe essere il coinvolgimento di altri Paesi per interessi geopolitici.

A spiegare la situazione al Tgr Veneto, è stata Valentine Lomellini, docente di Terrorism and Security all'Università di Padova:

"Accadrà probabilmente ciò che nessuno di noi auspica, cioè il tentativo di riprendere il controllo del territorio con ogni mezzo. L'indebolimento dell'Occidente, inteso come Stati Uniti e Israele, senza dubbio conviene alla Russia, perché nel momento in cui si indeboliscono questi due Paesi, il piano negoziale sull'Ucraina diventerebbe più facile da gestire”.

L’impatto migratorio

Altro grande tema sul tavolo è come la guerra tra Israele e Palestina influirà sulle rotte di migranti verso l'Italia: è già successo con Marocco e Libia. Ne sono certi gli esperti e le ONG, le quali nel frattempo stanno registrando i primi arrivi derivanti da eventi recenti avvenuti nel Nord Africa. Nella giornata di martedì 11 ottobre 2023, attorno alle 20:30 ha attraccato al porto di Livorno la nave Life Support di Emergency.

Sbarchi a Livorno

Come racconta Prima Firenze, sull'imbarcazione, presenti 69 migranti salvati in tre operazioni distinte. Le persone salvate (46 uomini, 5 donne, 12 minori non accompagnati e 6 minori accompagnati) provengono da Egitto, Sudan, Siria, Tunisia, ma anche Libia e Marocco.

Sono proprio queste due ultime provenienze ad aver attirato l'attenzione dello staff di Life Support. Libia e Marocco sono state infatti teatri recenti di disastri climatici.

I due Paese, colpiti dalla furia della natura, hanno vissuto giorni drammatici e provocando di conseguenza nuove rotte migratorie. Era l'8 settembre quando la terra in Marocco iniziò a tremare: circa 3000 le vittime mentre il bilancio dei feriti avrebbe toccato il doppio.

Catastrofe Sismica in Marocco: Terremoto di Magnitudo 6.8 Colpisce Marrakech: più di 600 morti
Terremoto in Marocco

A sole 72 ore dalla tragedia in Marocco, è stata colpita la Libia. Era l'11 settembre quando la tempesta Daniel provocò il crollo di due dighe e queste, a catena, inondazioni simili a tsunami. 11.400 le morti accertate e ben oltre 1omila i dispersi.

Catastrofi naturali che hanno provocato un effetto pressoché immediato sulle rotte di migranti. Un fenomeno che sembrerebbe potersi ripetere anche come conseguenza della Guerra tra Israele e Palestina. Ne sono certi gli stessi componenti dello staff di Life Support.

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