Ivana Spagna, Wanda Fisher e la diatriba senza fine: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
Le due voci della musica italiana continuerebbero a rincorrersi pubblicamente in uno scontro a lunga distanza verso cui nessuno prova il men che minimo interesse
La “vanvera” era una guaina, con serbatoio terminale che aderiva alle natiche delle nobildonne, posta sotto le ampie vesti che quest’ultime erano solite indossare in ben altri tempi. Un dispositivo piuttosto ingegnoso, a dir la verità, perché permetteva alle dame di poter liberare, senza il timore di qualche cattiva impressione o imbarazzante inconveniente, le loro più anguste meteore e, in un secondo momento, magari in un luogo appartato, lasciar andare ciò che più di ogni altra cosa il sistema olfattivo non avrebbe mai voluto captare.
Sarà forse per questo che, oggigiorno, risulta essere un’usanza piuttosto comune fare ricorso all’espressione “parlare a vanvera”, che di fatto è sinonimica della dicitura “parlare con il cu*o”, in riferimento a chiunque ami (s)parlare a sproposito o aprire la bocca unicamente per dar aria alle proprie gengive ottenendo come solo risultato quello di collezionare un’infinità di pessime figure. Un’abitudine, ahimè, rimasta fin troppo in voga nonostante la definitiva scomparsa della vanvera.
Ivana Spagna contro Wanda Fisher o Wanda Fisher contro Ivana Spagna? Non se ne può più!
In quest’epoca di digitali speranze e multimediali illusioni, in effetti, quel famoso detto popolare “conta fino a dieci prima di pronunciare una qualunque parola”, che puntualmente era seguito da sua attuazione concreta, sembra esser divenuto soltanto un lontano ricordo. Purtroppo, non c’è più nessuno che si prenda la briga di riflettere su ciò che ha intenzione di dire tantomeno di assumersi le adeguate responsabilità su quello che viene detto.
Non so quale sia la reale ragione che si nasconde dietro ad un tale comportamento, anche se, a pensarci bene, potrebbero essercene milioni. Tuttavia, la prima cosa che mi viene in mente, guardando chi e cosa si aggira per le imperscrutabili vie di questo nostro sconclusionato mondo odierno, è che per i più a contare davvero sia l’attirare l’attenzione su di sé indipendentemente dai mezzi a cui si fa ricorso per ottenerla. Della serie, “nel bene o nel male, purché se ne parli”.
Un po’ ciò che accade da illo tempore tra Ivana Spagna e Wanda Fisher, quelle che io definirei le “nemicamatissime” del panorama discografico nostrano, roba che in confronto Heather Parisi e Lorella Cuccarini sembrerebbero quasi amiche per la pelle, le quali si sono rese protagoniste di un’improbabile diatriba ai limiti del patetico e verso cui, mi dispiace doverlo ammettere, nessuno proverebbe il men che minimo interesse.
Da anni, infatti, la voce femminile de Il mio canto libero di Lucio Battisti, Fisher per l’appunto, viene tacciata di spacciarsi per la cosiddetta sosia di Spagna e di trarre un qualche vantaggio da supposta somiglianza. Non di meno, Ivana avrebbe in più di un’occasione avvallato suddetta tesi almeno tanto quanto l’esimia collega non si sarebbe impegnata mai seriamente nel smentirla. Ciò nonostante, tralasciando una querela giunta da parte di Spagna l’anno precedente, nel 2017 le due parevano aver appianato le loro divergenze con un perdono, rigorosamente pubblico e a favor di telecamera, nell’evanescente studio di Barbara d’Urso a suggello di una ritrovata unione. O perlomeno, così sarebbe stato fino a qualche giorno fa.
Stando ad un comunicato ufficiale rilasciato dall’interprete di Meteor Man, infatti, nel corso di un’ospitata a Belve di Francesca Fagnani, Spagna l’avrebbe nuovamente e “allusivamente” accusata di “marciare sulla sua somiglianza con lei”, costringendola, come consuetudine oramai richiede, ad appellarsi al tristemente noto diritto di replica.
Ora, tralasciando per un attimo la miriade di interrogativi del tipo “quale delle due emula l’altra?” ai quali, onestamente, non saprei più fornire una risposta adeguata e la lunga lista di nomi altisonanti scomodati da Fisher a supporto della sua buona fede, le cose di cui non riesco capacitarmi sono essenzialmente due. In primis, non comprendo per quale motivo si debba ricorrere al mezzo televisivo o stampa ogniqualvolta si generano una crisi, un litigio o una diatriba.
L’essere dei personaggi pubblici, lo avevo già ribadito in relazione alla vicenda intercorsa tra Sophie Codegoni e Alessandro Basciano, non implica che si debba per forza (e senza ovvie ragioni) divulgare quel privato di cui tutti faremmo più che volentieri a men in pubblica piazza.
E in secondo luogo, quand’anche la diatriba fosse reale al pari delle motivazioni che l’hanno generata, non si farebbe decisamente più bella figura ad agire nelle sedi opportune oppure, non so, a sorvolare nella speranza di poter offuscare il grigiore di una brutta macchia sul proprio curriculum artistico grazie alla luce di un tanto decantato talento anziché continuare ad alimentare sterili polemiche buone giusto per un reality show?! Perché altrimenti, come cantavano i Jalisse nel 1997, sono solamente “fiumi di parole” che non fanno onore a nessuno, nulla di più!