Suor Anna Monia Alfieri in difesa del merito e della libertà educativa: "Non giochiamo al ribasso"
"La parola merito non vuol dire in alcun modo privilegiare gli studenti più bravi e abbandonare a se stessi i più fragili".
Il tema della scuola, e dell'educazione scolastica e civica, tornano ciclicamente alla ribalta. A riaccendere l'attenzione intorno a questo delicato - quanto importante - argomento è stata, recentemente, l'istituzione del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Questo è il nome scelto dal nuovo governo di Giorgia Meloni, per il ministero di viale Trastevere, affidato a Giuseppe Valditara. Nomenclatura che ha generato qualche perplessità e polemica. Ed è proprio su questo tema che interviene suor Anna Monia Alfieri, laureata in Giurisprudenza ed Economia, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline. Il suo nome si è fatto conoscere grazie alle battaglie per il diritto all’istruzione. La città di Milano Le ha conferito l’Ambrogino d’Oro nel 2020.
Scuola e merito
La religiosa ha recentemente posto l'accento sull'importanza della valorizzazione del merito:
Innanzitutto la parola merito non vuol dire in alcun modo privilegiare gli studenti più bravi e abbandonare a se stessi i più fragili. E’ stato detto che, con la scelta del Governo, il pensiero di Don Milani sia stato tradito e dimenticato. Tutt’altro: è l’esatto contrario. Chi ha esperienza di scuola sa che gli studenti che formano una classe sono unici, innanzitutto in quanto persone e, conseguentemente, unici per attitudini, capacità, interessi. Compito dell’insegnante, dunque, è quello, proprio usando le parole di don Milani, di fare parti uguali tra disuguali. Premiare il merito non significa (solo) premiare gli studenti le cui prove di verifica ottengono le valutazioni più alte (soprattutto se ciò è avvenuto dopo aver studiato con tenacia): premiare il merito significa valorizzare le capacità di ciascuno, stimolandole, curandole, trovando le strategie più adatte a far sì che anche lo studente con certificazione H, DSA o BES possa compiere serenamente e responsabilmente il proprio percorso scolastico fino, perché no?, alla laurea. E al mondo del lavoro.
Alfieri lancia anche un avvertimento: quello di non rischiare di giocare al ribasso:
"Troppo spesso, invece, alla parola inclusione è stata associata l’idea di un gioco al ribasso: abbassiamo le richieste, così che tutti gli studenti ottengano voti elevati e magari, la tentazione di desiderarlo è forte, i genitori sono contenti e non chiedono colloqui. Questo gioco al ribasso, però, ha tradito tutti, in particolare i più fragili: gli studenti, infatti, più strutturati hanno potuto colmare le lacune autonomamente “con i soldi di papà”, quelli più fragili, invece, soprattutto se provenienti da famiglie non abbienti, non hanno avuto la stessa possibilità di apprendere e si sono dovuti accontentare di una formazione e istruzione per nulla affatto corrispondente alle reali capacità del ragazzo e alle necessità della vita. Il guaio è che, se la scuola non forma e non prepara (dato e non concesso che la famiglia si renda conto e collabori), il mondo del lavoro fagocita tutto e tutti e il fragile a scuola diventa l’emarginato nella vita, con conseguenze perniciose sulla tenuta sociale di tanti contesti italiani.
Riflessione sulle paritarie: scelta educativa
"I governi del passato hanno creato, sicuramente, le condizioni perché tutti potessero accedere all’istruzione, ma non hanno creato le condizioni perché l’istruzione fosse libera, ossia il genitore potesse scegliere la buona scuola pubblica – paritaria o statale – per il proprio figlio. Le scelte fatte nel mondo della scuola hanno fatto sì che i genitori italiani fossero indirizzati alla sola scuola pubblica statale: chi voleva altro, per svariati motivi, anche logistici, o perché rilevava per il proprio figlio la possibilità di una scuola che ne valorizzasse il merito, doveva e deve pagare due volte, per la scuola pubblica statale e per la pubblica paritaria. Certo molto è stato fatto, negli ultimi vent’anni, per scardinare il feudo dell’ideologia, per far comprendere il valore della libertà di scelta educativa sancito dalla Costituzione, ma il cammino prevede ancora l’ultima tappa, ossia realizzare l’effettivo funzionamento, secondo la L. 62/2000, del sistema nazionale dell’istruzione, formato dalla scuola pubblica statale e dalla scuola pubblica paritaria, sotto lo sguardo garante dello Stato".
Su questo tema Suor Anna si sofferma, invitando a una riflessione più profonda intorno al tema della scuola:
"La burocrazia ideologizzata, da parte sua, ha fatto credere alle famiglie che un allievo nella scuola statale non costasse nulla… menzogna evidente, perché è stato dimostrato, dati del Ministero dell’Istruzione alla mano, con un lavoro fatto insieme alla ministra Giannini prima e con Fedeli dopo, che lo Stato sostiene un costo di circa 10.000 annui euro ad alunno. La narrazione diffusa, invece, e generata dall’ignoranza, è che la scuola pubblica paritaria sia la scuola dei ricchi che toglie soldi alla scuola pubblica statale. E’ stato dimostrato il contrario: la scuola paritaria riceve dai cittadini solamente 500 euro per alunno, rappresentando una potente fonte di risparmio per lo Stato, nell’ordine di 7 miliardi di euro annui."
Stimolare la "produzione di merito" secondo il ragionamento della religiosa, non può che essere un antidoto verso un certo lassismo imperante:
"La scuola del merito, la scuola della libertà, la scuola dell’autonomia sarà l’unico antidoto per una società nuova, rigenerata nella sua parte vitale, rigenerata nel pensiero, nel metodo, nell’azione. Soprattutto sarà una società rispettosa dei giovani e non loro ingannatrice: non si abbasseranno i livelli delle richieste a scuola, non si garantirà il sussidio a pioggia se non si lavora. Chissà che il merito non sarà quell’elemento che saprà far svoltare la società italiana e la renderà in grado di affrontare le diverse emergenze senza prestare fiducia a chi propone facili soluzioni demagogiche e populiste."
Derive inquietanti
Come accennato il tema dell'istruzione scolastica è quantomai urgente. Non soltanto in virtù di programmi e attività ma anche - e soprattutto - in relazione ad alcune derive inquietanti che mostrano l'ingovernabilità di alcuni studenti.
La cronaca, anche recente, è purtroppo ricca di episodi tutt'altro che edificanti, che interessano gli alunni nostrani. Come il bullismo all'ennesima potenza visto a Rovigo, dove alcuni alunni di una scuola superiore durante una lezione hanno sparato con una pistola ad aria compressa alla professoressa, filmando l'increscioso episodio per vantarsene.
Emblematico anche il caso, recentemente accaduto a Pontedera, nel Pisano, del professore esasperato dalle provocazioni di un alunno che ha reagito colpendo il minore con un pugno.
Due esempi che descrivono una situazione indubbiamente complessa e, in certi casi, assolutamente fuori controllo. Quantomeno una riflessione di ampio respiro sullo spaccato emerso dagli ultimi fatti i cronaca si rende necessaria.