DIBATTITO APERTO

Sì alla Autonomia differenziata: sarà svolta epocale o non cambierà nulla?

Dopo l'approvazione al Senato cosa può cambiare davvero nel nostro Paese: la Lega esulta ma intanto...

Sì alla Autonomia differenziata: sarà svolta epocale o non cambierà nulla?
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Scritta una pagina di storia o di un libro di sogni? Una svolta per un Paese più competitivo che esalta le peculiarità delle Regioni o primo passo verso la Secessione?

O addirittura come ha ironizzato qualcuno, un "baratellum", un baratto tra Lega e Fratelli d'Italia sui temi del premierato e, appunto, dell'autonomia?

Il tormentone sull'Autonomia (oggi nella versione "differenziata") non si esaurisce mai.

Fatto sta che martedì 23 gennaio, al Senato il Disegno di legge in materia è stato approvato.

Nel frattempo, se il Centrodestra (in primis la Lega) esulta, alle picconate dell'opposizione si sono aggiunte in queste ore anche quelle del Vaticano.

Autonomia differenziata, il sì in Senato

Il documento, un vero e proprio baluardo delle campagne elettorali e dei programmi della Lega (sia nella versione Bossiana che in quella Salviniana) ha avuto il via libera in prima lettura al Senato.

Il Disegno di legge (Ddl) Calderoli (una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione. ) ha avuto 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti.

Il provvedimento sarà atteso ora dall'esame della Camera.

Il Ddl nella fattispecie definisce le intese tra lo Stato e quelle Regioni che tempo fa avevano avanzato la richiesta di autonomia differenziata in 23 materie.

Le materie dell'Autonomia

Tra queste c’è in primis la salute, argomento "caldissimo" per la differente percezione della Sanità pubblica a nord e sud e i recenti dati (pubblicati dall'associazione Gimbe nei giorni scorsi) sull'esodo dal meridione al settentrione per farsi curare.

E poi, ancora, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio estero.

Sono invece 14 le materie definite dai Lep, i Livelli essenziali di prestazione.

In questo caso, si tratta di materie di "competenza concorrente" tra Stato e Regioni dove gli standard minimi delle prestazioni dovranno essere assicurati in tutto il Paese.


La "correzione" di Fratelli d'Italia

Il documento ha però visto una "correzione" da parte della maggioranza e nella fattispecie da Fratelli d'Italia.

L'articolo 4 è stato infatti modificato in Aula da un emendamento del partito di Giorgia Meloni che stabilisce i principi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni.

Nell'emendamento è stato evidenziato che il trasferimento dalle casse dello Stato sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio.

Autonomia, monitoraggio e i tempi

Ma non solo. Sui passaggi che dovranno portare all'Autonomia differenziata è prevista una "cabina di regia" con la presenza di tutti i ministri competenti, e una segreteria tecnica al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie che fa riferimento alla Presidenza del Consiglio.

Riguardo i tempi, il Governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del Ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per calibrare la portate dei Lep.

Stato e Regioni avranno poi 5 mesi di tempo per arrivare a un accordo. Gli accordi sull'autonomia potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovati.

Oppure potranno terminare prima con un preavviso di almeno 12 mesi.

Occhi puntati del Governo

Ma non c'è stato solo l'emendamento di Fratelli d'Italia a modificare il testo originario del ministro Calderoli.

In Commissione è stata infatti anche inserito un altro articolo (l'11°) che oltre a estendere la legge anche alle Regioni a statuto speciale e le province autonome, presenta la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del Governo.

Quando il Governo potrà intervenire

Ma non solo. L'Esecutivo (che aveva votato a febbraio il Ddl in Consiglio dei Ministri) potrà sostituirsi agli organi delle Regioni, delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni quando risultino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, norme comunitarie o ci sia grave pericolo per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica.

Anche in questo caso, sotto la lente ci sono soprattutto i Lep, in particolare con riferimento alla tutela di diritti civili e sociali.

Soddisfatto il Ministro, stoccate avversarie: è baratellum?

Soddisfatto il promotore del Disegno di legge, il ministro della Lega, Roberto Calderoli:

"Disegno di legge sull’Autonomia approvato al Senato. E' una giornata storica per la Lega, un grande passo avanti verso un Paese più efficiente e moderno".

Ma dagli avversari politici (che tra l'altro si sono presentati in Aula con le bandiere tricolori e cantando l'inno di Mameli) è arrivata la stoccata più incisiva.

In particolare dal Partito democratico e da uno dei suoi rappresentanti, Andrea Martella:

"Il provvedimento sull’autonomia differenziata che è stato votato dal Senato non sarà la terra promessa raccontata. Trattato come oggetto di scambio fra Lega e FDI è diventato un modesto barattelum. Il destino e l’assetto dell’Italia usato come merce in cambio il voto sul folle disegno del premierato. Come succede da vent’anni a questa parte, grazie alla propaganda leghista, l’ autonomia è diventata un tutto e un niente allo stesso tempo".

Pesante anche il giudizio del governatore della Campania Vincenzo De Luca che minaccia il ricorso alla Consulta o a un quesito referendario.

Per Zaia (Veneto) "giornata storica verso il progresso"

Allusioni e critiche rispedite al mittente dallo stesso Calderoli, mentre dal Veneto, il governatore leghista Luca Zaia esulta:

"E' un percorso che sarà occasione di progresso per tutta Italia. Anche a fronte di tante affermazioni udite in questi giorni, sento di dover ripetere che l’autonomia è un nuovo modo di unire e progredire insieme, superando le rovine di un centralismo che, questo sì, nei decenni passati ha prodotto territori a differenti velocità".

"Censura" Vaticana: autonomia pericolo per Sud e Sanità

Intanto, però, alle critiche dell'opposizione si aggiunge clamorosamente in queste ore anche la "censura" del Vaticano alla votazione del Parlamento.

La Chiesa ha infatti "bollato" come "un pericolo" l'Autonomia.

Il primo a lanciare l'allarme era stato il Cardinale Matteo Zuppi ha avanzato la paura per l'evidenziarsi di un'Italia a due velocità dove il Sud verrebbe penalizzato.

Subito dopo in queste ore sono arrivate anche le critiche del Cardinale Pietro Parolin che ha sottolineato i timori soprattutto sul fronte della tutela della salute:

"L’autonomia deve coniugarsi con i diritti del malato".

Contro l'Autonomia Carfagna in...Azione

Infine, critiche pesante sono arrivate da una ex rappresentate del Centrodestra, già ministro nei Governi Berlusconi e Draghi e portavoce soprattutto della "questione meridionale".

"Il primo sì pronunciato dal Senato non è un passo avanti ma solo la dimostrazione che questa proposta è poco più che fumo negli occhi. Senza il Fondo di perequazione, cancellato da questo Governo, senza una chiara linea di finanziamento dei Lep, senza paletti sul trasferimento alle Regioni di poteri di alto interesse nazionale come quelli sulle reti energetiche o le relazioni commerciali con l’estero, ogni singolo capitolo della legge Calderoli risulta inapplicabile".

La parlamentare di Azione ha poi meglio chiarito le sue perplessità:

"Si tratta di una riforma inapplicabile sotto il profilo politico: la destra perderebbe la faccia se consentisse lo spezzettamento dell’Italia in venti repubblichette, ciascuna dotata di competenze diverse. E inapplicabile sotto il profilo pratico: se entrasse in vigore così com’è lascerebbe un terzo del Paese a risorse zero per pagare sanità, scuola, servizi. E’ triste che un tema così rilevante per il futuro del Paese e per la sua efficienza sia stato utilizzato come una bandierina, evitando il confronto che avrebbe potuto dargli concretezza e allargare il perimetro del consenso parlamentare".

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