Spaccatura fra governatori

Cosa cambia ora che il Governo ha approvato il Ddl sull'Autonomia differenziata

Vediamo quali cambiamenti verranno introdotti e quali sono le posizioni di politica e presidenti delle Regioni

Cosa cambia ora  che il Governo ha approvato il Ddl sull'Autonomia differenziata
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Il Consiglio dei ministri ha approvato  giovedì 2 febbraio 2023  il disegno di legge sulla cosiddetta “autonomia differenziataproposto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli.

La premier Giorgia Meloni ha commentato:

"Il Governo avvia un percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori e garantire a tutti i cittadini, e in ogni parte d'Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi".


Spaccata la platea dei Governatori delle Regioni, fra chi accoglie le modifiche come un promettente inizio a chi, come Stefano Bonaccini - alla guida dell'Emilia Romagna - qualifica come "irricevibile" il contenuto del testo.

Stefano Bonaccini

Vediamo quindi quali cambiamenti verranno introdotti e quali sono le posizioni di politica e presidenti delle Regioni a fronte dei cambiamenti in essere.

Ddl autonomia differenziata: di cosa si tratta

L’idea alla base dell’autonomia differenziata è che le Regioni a statuto ordinario (sono quindi escluse le cinque a statuto speciale: Sardegna, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta) possono chiedere di avere competenza esclusiva su alcune materie.

I comparti in cui è prevista l'autonomia sono: l’istruzione, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, il commercio con l’estero, la gestione di porti e aeroporti, le reti di trasporti.

Affrancamento dallo Stato che, in passato, regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna avevano già tentato attraverso singoli accordi con il Governo. Ma l’approvazione di una legge sull’autonomia differenziata, nelle intenzioni dei promotori, serve a semplificare e uniformare i passaggi per tutte le Regioni.

Cosa sono i Lep

Un passaggio decisivo per arrivare all’approvazione di una legge sull’autonomia differenziata riguarda i Livelli essenziali di prestazione (Lep). Si tratta di soglie minime di servizi che vanno garantite a tutti i cittadini sul territorio nazionale. Una norma espressamente prevista dalla Costituzione per tutelare i diritti sociali e civili di tutti gli individui.

Ministro Calderoli

La bozza di Calderoli prevede che i Lep vanno decisi entro un anno dall’entrata in vigore della legge sull’autonomia, attraverso appositi decreti del presidente del Consiglio (Dpcm). Prima, però, sarà un’apposita Cabina di regia a stabilire e individuare i Lep per ogni settore. Le opposizioni hanno chiesto a più riprese che i Lep siano decisi da organi tecnici e non politici, ma il Governo non sembra voler arretrare su questo punto.

Tutti i passaggi

Una volta emanati i Dpcm sui Lep, toccherà alla Conferenza unificata e al Parlamento dare il via libera. Solo a quel punto, le Regioni potranno inviare al Governo le proprie proposte sulle materie per cui chiedere la competenza esclusiva. Da lì partirà un negoziato tra la Regione e l’esecutivo e, una volta raggiunta un’intesa, si passerà ancora dalla Conferenza unificata e dal Parlamento.

Con il loro via libera, il Consiglio dei ministri potrà dare l’ok all’intesa, che verrà inviata alla Regione per l’approvazione. A quel punto, il Governo tramite un disegno di legge darà il via libera definitivo. Ma sarà ancora il Parlamento ad avere voce in capitolo: con la maggioranza assoluta dei voti, l’accordo con la Regione che aveva fatto richiesta potrà finalmente entrare in vigore.

Durata dell'accordo

Il ddl Calderoli prevede che l’intesa raggiunta tra Stato e Regione avrà una durata di dieci anni. Se, trascorso questo periodo, né l’autorità nazionale né quella locale avranno espresso una volontà diversa, l’accordo si intende rinnovato per altri dieci anni. L’intesa può ovviamente anche essere modificata, su richiesta dello Stato o della Regione interessata.

Spaccatura fra i Governatori: il Pd

Divisi i Governatori di Regione: da una parte chi, come Bonaccini, De Luca ed Emiliano, criticano aspramente il disegno di legge; dall'altra altri presidenti, come Fontana, Zaia, Cirio e Tesei, che sostengono l'iniziativa.

Il governatore dell'Emilia Romagna, candidato alla segreteria del Pd, tuona:

"La bozza Calderoli sull'autonomia differenziata approvata in Consiglio dei ministri è irricevibile e noi siamo pronti alla mobilitazione perché non è stata condivisa con la Conferenza delle Regioni, cosa clamorosa e incredibile, e perché è un'autonomia differenziata che non tiene conto delle nostre proposte e va nella direzione di spaccare il Paese".

Contrarietà anche dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca:

"L'ipotesi di autonomia proposta è inaccettabile, è una proposta propagandistica che spacca l'Italia. Vedremo quali decisioni assumerà il Consiglio dei Ministri. I segnali che arrivano non sono rassicuranti. Valuteremo nel merito. Non consentiremo lo smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale. Non consentiremo, in nessuna forma, la spaccatura dell'Italia".

Ira anche da parte del pugliese Michele Emiliano:

"Ci indigna profondamente questa cosa di voler fare l'autonomia differenziata prima delle elezioni in Lombardia per evitare di far fare brutta figura alla Lega.

Spaccatura fra i Governatori: il centrodestra

Per il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, "questa riforma non spacca un bel niente, semplicemente chiede che dei compiti che oggi svolge lo Stato vengano svolti dalle Regioni, ottenendo le cifre che oggi spende lo Stato. Quindi è soltanto una diversa organizzazione amministrativa".

Dal Veneto, il governatore Luca Zaia osserva che quello odierno è il primo giorno di scuola:

"Poi sarà un crescendo verso la modernità, per dare vita al percorso che già prevedevano i padri costituenti. E' una scelta di modernità e di responsabilità; non è assolutamente l' 'affamare' le Regioni del sud o dividere l'Italia."

Il governatore ligure Giovanni Toti osserva:

"Tutti coloro che si stanno stracciando le vesti in queste ore dovrebbero ricordare che i margini di autonomia differenziata tra territori sono una delle prerogative previste dal Titolo quinto della nostra Costituzione fin dai primi anni 2000 e non è mai stato attuato".

Le reazioni politiche

Esultano gli alleati di maggioranza, il leader della Lega Matteo Salvini, subito dopo l'approvazione, ha inviato nelle chat dei parlamentari e dei consiglieri regionali del Carroccio questo messaggio:

"Efficienza, merito, innovazione, lavoro, più diritti per tutti i cittadini in tutta Italia, meno scuse per i politici ladri o incapaci. Autonomia approvata in Consiglio dei Ministri, altra promessa mantenuta".

Non manca neppure il commento del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi:

"Con l'approvazione del testo sull'autonomia in Consiglio dei ministri, questo governo passa dalle parole ai fatti. Grazie al decisivo contributo di Forza Italia, non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Anche questo impegno è stato mantenuto. Questo è l'avvio di un percorso che dovrà essere condiviso in Parlamento, dove il testo potrà essere ulteriormente migliorato e che potrà ritenersi concluso soltanto dopo la definizione dei Lep e del loro effettivo finanziamento".

Si dichiara soddisfatto, difendendo la ratio del proprio lavoro, il ministro Calderoli:

"Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l'attuazione dell'autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l'Italia, nel segno dell'efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L'Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l'ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l'obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali".

Dalle opposizioni intanto arrivano le critiche, soprattutto per la scelta discutere il ddl prima che ci siano i Lep, di affidare la loro definizione al presidente del Consiglio, nonché di non consentire al Parlamento di partecipare alla definizione delle intese.

"L'articolo 8 conferma tutti i nostri sospetti - attacca il dem Francesco Boccia -: dall'applicazione del ddl 'non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica'. È la riprova che non investono un centesimo per ridurre le diseguaglianze".

Per la deputata e candidata alla guida del Pd, Elly Schlein, "sarebbe opportuno che le Regioni del Sud e quelle guidate dal Pd chiedessero una convocazione urgente della Conferenza Stato-Regioni. Conferenza Stato-Regioni ignorata e umiliata dal governo e da Calderoli che non ha voluto fare un passaggio preventivo col voto delle Regioni".

La capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, a margine di un incontro a Trieste, affonda:

"Siamo molto preoccupati per il ddl approvato in Consiglio dei ministri sull'autonomia differenziata. I nostri governatori sono già usciti dicendo che non lo considerano accettabile e quindi faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per cambiare un testo inaccettabile".

Il punto, secondo Serracchiani, è che il provvedimento "intanto non passa anche dal Parlamento, come sarebbe stato giusto che fosse, e in qualche modo esclude anche la Conferenza delle Regioni, ma soprattutto rischia di creare veramente un aumento dei divari che già esistono in questo Paese, perché non fa quello che è fondamentale e cioè determinare prima i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e anche un fondo adeguato per questo".

Bocciato dalla Cgil

Sul piede di guerra anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini:

"E' sbagliato e va contro il Paese che è già diviso, ha già troppe disuguaglianze. Non è quello di cui ha bisogno. La logica indebolisce il Paese, anche nel rapporto con gli altri Stati, rischia di mettere in discussione il rapporto con le parti sociali, perché non è stato discusso con nessuno, e svilisce il ruolo del Parlamento".

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