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Regionali, la Lega parla di "giustizia a orologeria" per via dell'indagine sul suo candidato in Sardegna

Da settimane Fratelli d'Italia e il partito di Salvini stavano "litigando" sul frontman di coalizione da far correre, una partita emblematica a livello nazionale

Regionali, la Lega parla di "giustizia a orologeria" per via dell'indagine sul suo candidato in Sardegna
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Mentre si torna a parlare di "giustizia a orologeria" arriva la parola fine al tormentone sul candidato governatore del Centrodestra in Sardegna.

In sintesi, da settimane Fratelli d'Italia e Lega stavano "litigando" sul frontman di coalizione da far correre: ieri sera è arrivata a notizia su un maxi sequestro nei confronti dell'ormai ex presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas (indagato per corruzione), sponsorizzato da Salvini (in copertina i loro volti da Vespa).

Tradotto: il candidato sarà il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, come voleva FdI. 

La bomba sull'isola, il governatore indagato per corruzione

Con una eco devastante sugli attuali delicati equilibri all'interno della coalizione di Centrodestra, Solinas risulta infatti indagato per corruzione e l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro dei beni del governatore.

Al di là di tutte le valutazioni che spetteranno poi alla magistratura competente, questo sviluppo giudiziaria rappresenta una svolta accelerata e di fatto decisiva al muro contro muro che in queste ultime settimane aveva visto di fronte Lega e Fratelli d'Italia.

Terremoto sardo, cosa è successo

Da quanto finora emerso, le imputazioni nei confronti del governatore in quota Lega riguardano un'inchiesta iniziata circa un anno fa.

Nella fattispecie, la Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro cautelativo di beni per un valore di circa 350 mila euro nei confronti del presidente uscente e di altri sei indagati per corruzione.

Fine corsa per Solinas

Come detto, come accaduto in tempi più o meno recenti anche in altre circostanze, parla di "giustizia a orologeria" la Lega, che fino all'ultimo ha perorato la causa della sua ricandidatura ma che ora inevitabilmente dovrà fare marcia indietro e dichiarare la "fine corsa".

Proprio il governatore in queste ore ha espresso tutto il suo disappunto, anche se già ieri girava la voce insistente che lui stesso si sarebbe "ritirato" dalla campagna elettorale nonostante l'incessante imprimatur di Salvini e della Lega.

Le accuse del governatore e della Lega, l'ira di Salvini

Ecco allora che Solinas ha commentato:

"Prendo atto di questa vicenda a quattro giorni dalla presentazione delle liste e mentre si decide il candidato presidente unitario del centrodestra. Tra l'altro, essendo in fase di indagine, stiamo parlando di atti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio".

Tranciante il giudizio del leader della Lega Matteo Salvini poco dopo aver appreso la notizia su Solinas:

"Questa è giustizia a orologeria".

Un'analisi condivisa in maniera ancor più esauriente dal fedelissimo del capitano, il deputato Andrea Crippa, di fatto al momento il numero 2 della Lega:

"Si vota il 25 febbraio e con tempismo perfetto, spuntano guai giudiziari per Solinas. Solidarietà al governatore e buon lavoro ai magistrati che dovranno affrontare settimane molto intense".

La sfortuna di Salvini, le paure di Crosetto, trema il Governo

Resta il fatto che non è un certo un momento fortunato per Matteo Salvini.

Il crollo dei consensi della Lega, le "liti" con Zaia, ora le vicende giudiziarie che stanno interessando i parenti della compagna Francesca Verdini (il fratello Tommaso e il padre Denis) su Anas e, appunto fresca fresca, la vicenda Solinas.

Il tutto in mezzo a rapporti ai minimi storici con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, il braccio di ferro sulle Regionali e l'incubo di un flop (scendere sotto il 10% sarebbe una catastrofe) alle Europee.

Come non bastasse in questo quadro, non possono non essere tirate fuori dal cassetto le esternazioni degli scorsi mesi del ministro Guido Crosetto.

Il co-fondatore di FdI come si ricorderà a fine anno aveva manifestato le sue "paure" dicendo che l'unica opposizione di cui avesse paura fosse quella "giudiziaria".

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