Tatticismi e frizioni

Nulla di fatto in Consiglio dei Ministri su election day e terzo mandato per governatori e sindaci sotto i 15mila bitanti

Nel Centrodestra, partita a scacchi tra Fratelli d'Italia e Lega e ancor di più tra i due leader, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Nulla di fatto in Consiglio dei Ministri su election day e terzo mandato per governatori e sindaci sotto i 15mila bitanti
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Tanti tatticismi e molti dispetti. Quella nel Centrodestra e soprattutto tra Fratelli d'Italia e Lega e ancor di più tra i due leader, Giorgia Meloni e Matteo Salvini è una vera propria partita a scacchi che sta mettendo sotto stress negli ultimi giorni non solo la coalizione, ma anche il Governo.

Muro contro muro sui temi "caldi", FdI-Lega è gelo

Complice una situazione che si trascina ormai da settimane e l'epilogo di ieri sera del Consiglio dei ministri, la realtà dei fatti a un mese dalle elezioni in Sardegna e a cinque dalla tornata delle Europee (e delle Amministrative in molti Comuni) è di un sostanziale corto circuito tra i due maggiori partiti del Centrodestra.

In molti parlano addirittura di vero e proprio gelo tra il presidente del Consiglio e il ministro alle Infrastrutture e, a dir la verità, non mancano neppure battute e stoccate tra i rappresentanti degli stessi partiti, come accaduto davanti ai giornalisti tra il fedelissimo di Salvini, Andrea Crippa, e il ministro all'Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Election day, Sardegna e terzo mandato: che rompicapo

Una situazione ingarbugliata a dir poco "figlia" delle frizioni sulla scelta dei candidati alle Regionali in Sardegna e Basilicata e che nella serata di ieri ha visto alimentarsi ulteriori tensioni dopo il nulla di fatto nella seduta del Cdm che aveva come ordine del giorno il decreto, poi slittato, sull'election day.

Così come poi è "saltata" l'ipotesi di normare la questione del terzo mandato per i governatori delle Regioni, ma guardando nel più breve periodo anche ai sindaci dei Comuni sotto i 15mila abitanti. 

Un corto circuito che a cascata ha portato inevitabilmente a rinnovare l'impasse politica tra le parti sulle questioni tra autonomia e premierato.

E in tutto questo puzzle impazzito di incastri e strategie non ha certo agevolato nemmeno l'esito della votazione in Consiglio regionale in Veneto sulla legge sul fine vita.

Partita a scacchi: mosse e contromosse

La vicenda è nota. Tutto è partito dal nodo Sardegna. La Lega non intende arretrare: si candidano gli uscenti (una questione che marginalmente e per qualche settimana era emersa anche lo scorso anno per Attilio Fontana in Lombardia) e dunque non arretra di un millimetro sulla figura di Christian Solinas.

Come noto invece FdI spinge per il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.

Di fronte all'ennesimo muro contro muro (Truzzu in effetti sta già facendo campagna elettorale, mentre Solinas sarebbe a un passo dal ritirarsi), Salvini ha rimesso sul tavolo la questione del terzo mandato per i governatori, confidando di ricevere il sì per Luca Zaia, ma la mossa è andata male.

Risultato, il banco è saltato sull'election day dell'8 e 9 giugno 2024 che dovrebbe accorpare il voto di Europee, Regioni e Comuni.

Basilicata e altro, rottura totale

Una rottura totale. Perché in questo risiko non se ne viene proprio a capo. La Lega vede in discussione la titolarità della candidatura in Veneto (Giorgia Meloni vuole un suo fedelissimo, Luca De Carlo) e pensava comunque di essere "indennizzata" di un eventuale passo indietro sulla Sardegna con la scelta di un proprio governatore in Basilicata dove invece resiste la candidatura di Vito Bardi.

Le strategie in vista delle Europee non aiutano. Se Meloni correrà, Fratelli d'Italia rischia di fare l'asso pigliatutto, per questo motivo Salvini e Tajani vogliono scongiurare questa ipotesi e si stanno mostrando tiepidi se non freddi all'ipotesi di correre.

Rischio debacle, Lega e Forza Italia tremano

Nella sostanza significherebbe un'altra conta dove Lega e Forza Italia temono (probabilmente a ragione) di uscire con le ossa rotte, forse anche sotto la percentuale dell'accoppiata Azione-Italia Viva se clamorosamente (ma neanche troppo) decidessero di riunirsi per le Europee.

Una debacle che in queste ore Matteo Salvini sta cercando di arginare giocandosi (ma con molti malumori interni) la carta della candidatura al Parlamento Europeo del generale Vannacci.

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