Oggi il giorno della verità sulle armi all'Ucraina, M5S: "Decida il Parlamento"
La questione è già decisa, si cerca solo una via d'uscita formale per salvare la faccia al Movimento Cinque Stelle.
Armi all'Ucraina, è il giorno del giudizio. Dopo le polemiche delle ultime ore, che hanno visto soprattutto coinvolto il Movimento Cinque Stelle, oggi, martedì 21 giugno 2022, sarà presa una decisione sulla questione.
Armi all'Ucraina, oggi si decide
Per l'accordo è questione di ore. Anche se in realtà si decide solo per la forma. Perché il Movimento Cinque Stelle alla fine ha di fatto ceduto, ma vuole che si coinvolga anche il Parlamento. In realtà la votazione alle Camere era già avvenuta e aveva portato al licenziamento del Decreto Ucraina, che non prevede l'obbligatorietà di informare prima dell'invio degli armamenti. Palazzo Chigi vorrebbe un riferimento diretto al Decreto nel nuovo testo, ed è proprio su questo che si tratta. Perché la de-escalation chiesta dall'ex premier Giuseppe Conte di fatto non ci sarà.
Draghi in Senato nel pomeriggio
Il tempo però non è molto. Alle 15 il premier parlerà in Senato della strategia per arrivare alla pace, ma nel quadro degli impegni assunti con la Ue. E cioè con l'invio delle armi a Zelensky. Proprio poche ore fa una bozza delle conclusioni del Consiglio europeo rilanciata dalle agenzie di stampa spiegava come la Ue "rimane fortemente impegnata a fornire ulteriore sostegno militare all’Ucraina". E dunque sui contenuti non si scappa. E stavolta la questione non dovrebbe provocare particolari problemi di tenuta all'Esecutivo (anche se per amor di verità bisogna dire che tutti gli strappi precedenti non hanno mai portato a reali scossoni).
Salvare la faccia al M5S
Insomma, il Movimento Cinque Stelle ha dovuto chinare la testa e ora deve salvare la faccia. Per questo una lunga riunione di maggioranza andata in scena nella serata di lunedì 20 giugno è stata poi aggiornata a stamattina, martedì 21. Si cerca una "via d'uscita" per non fare uscire troppo scornati Conte e soci, che già hanno i loro bei grattacapi con la vicenda del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, di fatto sfiduciato dall'intero partito.
La quadra potrebbe essere trovata con un passaggio generico, che impegni il Governo a "informare il Parlamento". Potrebbe essere la soluzione che accontenterebbe più o meno tutti, anche se in casa pentastellata non mancheranno i malumori.