caso politico

Ministri della Lega disertano il Cdm: crisi, prova di forza o diversivo?

Ma Draghi tira dritto e punta a convocare due Cdm alla settimana.

Ministri della Lega disertano il Cdm: crisi, prova di forza o diversivo?
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La Lega diserta il Consiglio dei ministri sulla riforma del fisco. E in maggioranza si apre uno strappo. Ma il premier Mario Draghi non intende farsi prendere per il cravattino: "E' un gesto serio, Salvini ce lo spiegherà".

La Lega diserta il Cdm sulla riforma del fisco: strappo in maggioranza

A ventiquattro ore dalla chiusura dei seggi per le Comunali, dove la Lega sicuramente non ha brillato (salvo in Veneto, dove si sente ancora l'effetto Zaia), va in scena l'ennesima sfida interna al Governo tra Matteo Salvini e Mario Draghi. 


Martedì 5 ottobre 2021 Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia e Erika Stefani non  hanno partecipato al Consiglio dei ministri nel quale si discuteva della delega che disegna la riforma del fisco. Solo Garavaglia era presente, ma dopo l'introduzione del collega all'Economia Daniele Franco ha lasciato l'assemblea annunciando che avrebbe dovuto conferire sul tema con il segretario del partito. Perché "le bozze sono state inviate ai nostri ministri mezz'ora prima della cabina di regia. Non possiamo lavorare senza avere visto le carte. Nulla contro Draghi ma o ce le consegna per tempo oppure dovrà fare da solo: non sarebbe serio e corretto votare sulla fiducia", dirà più tardi Salvini.

Prova di forza di Salvini?

Il "Capitano" leghista sosterrà più tardi che sia "impossibile pensare  in questo momento di alzare le tasse, anche di un solo euro, agli italiani". Anche se da parte del Governo trapela una versione diversa. Draghi sostiene che il testo rispecchia principi condivisi dalla Lega, e Forza Italia ribadisce che la delega non alzerà le tasse.

Il premier, che come suo solito non entra nelle questioni strettamente politiche, non fa trasparire irritazione, chiudendo la questione con un "prendo atto dell'assenza dei ministri della Lega. Salvini ce lo spiegherà". Anche se è facile pensare che non abbia preso bene l'ennesima giravolta da parte del Carroccio. Che da parte sua prosegue nella sua duplice versione "di lotta e di governo". Ma intanto le interpretazioni corrono: si è trattato di una manovra "diversiva" per sviare l'attenzione dal risultato deludente delle urne? Oppure una prova di forza, come a dire  "le elezioni non sono andate come pensavamo, ma siamo ancora decisivi per il Governo"? Oppure davvero lo strappo si consumerà? Nei prossimi giorni è previsto (pare) un faccia a faccia tra Salvini e Draghi: servirà ad appianare le divergenze?

 Le reazioni degli altri

In attesa di incontrarsi con il premier, il segretario leghista in serata convoca una conferenza stampa alla Camera, in cui gioca un po' a smorzare i toni e un po' ad alzare la posta:

"Mi fido di Draghi, ma non della delega. Non è l'oroscopo, non è possibile avere mezz'ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. Nel testo non c'è quanto pattuito"

I ministri leghisti intanto tacciono, mentre la Lega incassa il plauso di Fratelli d'Italia. Enrico Letta - che convoca d'urgenza un vertice al Nazareno - e Giuseppe Conte parlano di un "gesto gravissimo", mentre Forza Italia si era già espressa con il voto.

Draghi tira dritto e... raddoppia

Draghi però non sembra più di tanto scalfito dalla questione e tira dritto per la sua strada. Per giovedì ha già convocato la prima cabina di regia sul Pnrr e pare che voglia procedere al ritmo di due Cdm alla settimana. Già il fatto che non  abbia atteso che i partiti smaltissero la sbornia (o la delusione) elettorale per riunire i ministri è un segnale: non c'è tempo per le questioni politiche e per le liti, ci sono delle riforme da fare e il tempo a disposizione è poco. Dunque bisogna correre, al di là dei mal di pancia di qualche forza politica della maggioranza.

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