Con l'inseparabile agendina

Meloni inaugura la rubrica "Gli appunti di Giorgia": passo indietro sul Pos?

Una mossa a favore di social per mantenere un rapporto "caldo" con il suo elettorato.

Meloni inaugura la rubrica "Gli appunti di Giorgia": passo indietro sul Pos?
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La premier Giorgia Meloni ha sempre puntato la propria opposizione su frasi brevi e ad effetto, una certa teatralità (che in politica, se si punta "alla pancia" del Paese è di certo utile) e atteggiamento colloquiale con il proprio elettorato. Ora che il suo ruolo è cambiato, e nella posizione di dover fare c'è proprio lei, è importante mantenere "caldo" il rapporto con l'elettorato: ecco dunque spuntare la rubrica social "Gli appunti di Giorgia". Video diffusi a mezzo social dove la leader di FdI spiega direttamente ai cittadini la ratio delle decisioni del suo Governo.

E parte con una retromarcia: Meloni apre infatti a una riduzione della soglia oltre la quale è obbligatorio accettare i pagamenti con carte e bancomat. Ennesimo "aggiustamento" su un tema fortemente sentito, soprattutto dai commercianti.

Lancio social de "Gli appunti di Giorgia"

"Gli appunti di Giorgia"

Una rubrica video di una ventina di minuti, registrata, che prende spunto dall’inseparabile quaderno "che ho sempre con me perché scrivo tutto". Il format viene trasmesso sui canali social della presidente del Consiglio. Meloni si augura che questo racconto diretto e semplice di  sia occasione per "dare risposte sui temi più caldi, non c’è problema a rispondere su nulla". L'appuntamento dovrebbe avere cadenza settimanale.

Oltre a difendere la sua Manovra non è passata inosservata una retromarcia uno dei nodi che hanno suscitato maggiori polemiche: la soglia sotto la quale il pagamento con il Pos non può essere imposto ai commercianti. Ed ecco la correzione:

"Sull'obbligo ci si accusa 'volete impedire di pagare con moneta elettronica, volete favorire l'evasione'. Si sta valutando di non obbligare i commercianti ad accettare il pagamento con pos per piccoli importi: noi fino a 60 euro non vorremmo obbligare, ma quella di 60 euro è una soglia indicativa, può essere anche più bassa, su questo c'è una interlocuzione in corso con l'Ue".

Tema assai travagliato: a inizio estate, per attuare impegni presi con Bruxelles, il governo Draghi aveva introdotto una sanzione per chi avesse preteso il pagamento in contanti: non spiccioli, trenta euro di sanzione fissa, più il 4 per cento del valore della transazione "negata". Con la prima bozza della legge di bilancio firmata Meloni spunta la prima modifica alla norma, alzando il limite minimo a trenta euro; la versione definitiva della legge di Bilancio ha alzato quella soglia ancora più in alto, a sessanta euro. Ieri, 4 dicembre 2022, la frase sibillina della premier, che ipotizza un ennesimo cambiamento.

Le iniziative di Meloni non piacciono a Bruxelles, perché il suo Governo, contraddicendo Draghi, è già venuto meno a uno dei pilastri del Recovery plan - altresì noto come Pnrr - legato alla lotta all'evasione. Di qui il "ripensamento" sostanzialmente obbligato della leader nostrana che non ha intenzione di giocarsi 350 miliardi di euro di risorse per una misura - sostanzialmente - simbolica.

La lotta all'evasione

A proposito di lotta all'evasione, anche su questo tema la Presidente si è espressa, difendendo il tetto del contante che verrà portato a 5mila euro (misura che, secondo molte voci, non farebbe che incentivare l'evasione).

Sull’aumento del tetto al contante e all’uso del Pos è intervenuta anche la Corte dei Conti, con considerazioni critiche:

"L'innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr", ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite della Corte dei conti, Enrico Flaccadoro in audizione sulla manovra.

Meloni, al pari di Matteo Salvini, pare motivata a difendere il tetto:

"In un mercato europeo ha senso se ce l’hanno tutti, altrimenti sfavorisce la nostra economia. In Europa esistono nazioni che non hanno un tetto al contate mentre altre che ne hanno diverse. La Germania, nazione non famosa nel mondo per l’evasione fiscale, che confina con l’Italia, non ha un tetto al contante. Così come l’Austria. Chi ha contanti da spendere, magari stranieri, preferisce farlo in altre nazioni perché in Italia non si può fare. Un’impresa ha fatto uno studio che ha evidenziato che l’anno in cui si è avuta meno evasione fiscale è stato il 2010, in cui il tetto al contante era 5mila euro. E’ falso che la possibilità di utilizzare moneta contante favorisce l’evasione, come conferma la Guardia di Finanza che infatti non è preoccupata per l’innalzamento. Per paradosso più è basso il tetto al contante e più si rischia l’evasione, perché i contanti io posso averli in casa per svariati motivi e, se non li posso spendere legalmente, tenderò a farlo in nero".

Non manca la rivendicazione sull'operato correttivo del suo Governo al reddito di cittadinanza:

"Il lavoro porta ovunque, mentre il reddito di cittadinanza ti tiene fermo dove sei, senza scampo. Tra il reddito e rubare l’opzione di andare a lavorare forse dovresti prenderla in considerazione".

E a conclusione ammicca:

"La sinistra non è d’accordo con la nostra impostazione economica, e meno male. Io sono molto contenta di una manovra fatta in tempi impossibili".

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