Elezioni regionali in Abruzzo domenica: il recupero del "Campo largo" spaventa il Centrodestra
I big tirano la volata al governatore uscente, mentre il Centrosinistra sogna un altro colpaccio. Intanto in Sardegna incubo Tar
Alta tensione nel Centrodestra dopo la sconfitta elettorale in Sardegna e l'avvicinarsi del prossimo appuntamento al voto in Abruzzo, cui seguiranno poi Basilicata, Umbria e Piemonte.
Perché se sembra vero che (come spergiurano in molti) il Governo sia ampiamente saldo, è altrettanto innegabile che una mancata affermazione in una Regione dove Fratelli d'Italia (e in generale il Centrodestra) ha largo consenso, rischierebbe di aprire riflessioni decisamente di altro tenore.
Meloni dagli Usa... all'Abruzzo
Ecco perché la premier e leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, appena rientrata dagli Stati Uniti, andrà subito in Abruzzo per sostenere il candidato (e governatore uscente) Marco Marsilio e tenere un comizio ai leader della coalizione Antonio Tajani e Matteo Salvini.
Nessuno lo dice apertamente, i sondaggi rimangono favorevoli, il gradimento su chi ha governato finora rimane buono, ma un po' di paura che al Centrosinistra (in rimonta e con l'appoggio del terzo polo) possa riuscire un altro colpaccio inizia a serpeggiare.
Un voto ancora ad alta tensione, le frizioni Fdi-Lega
Insieme a quello che sta diventando con il passare delle ore una sorta di spauracchio, ovvero lo "sgambetto" leghista (dopo i sospetti di quanto avvenuto in Sardegna) anche se ci sono due discriminanti che sembrano poter avere un certo peso.
Da un lato nella tornata elettorale in Abruzzo non è previsto il voto disgiunto e lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini ha dichiarato di aspettarsi un risultato in doppia cifra, quindi di fatto assicurando una buona dose di voti alla "causa pro Marsilio".
Più o meno le stesse aspettative di Forza Italia, mentre per FdI l'Abruzzo è da sempre quasi una sorta di roccaforte.
Un quadro dunque apparentemente rassicurante, anche se da più punti di osservazione il rapporto FdI-Lega e forse ancor più quello tra i due leader sembra davvero ai minimi storici.
Il Centrosinistra prova un altro colpaccio
Il campo largo però come detto sogna un altro colpo a sorpresa. In primis perché è dato in rimonta dai sondaggi e in secondo luogo perché da "largo" è diventato "larghissimo" con il sostegno del Terzo Polo, ovvero Azione e Italia Viva, e alcune liste civiche.
Ecco perché Luciano D'Amico docente di Economia Aziendale a Teramo con il passare dei giorni, di diventare governatore della Regione ci sta facendo più di un pensierino.
L'identikit dei due candidati, il governatore uscente
Il programma del governatore uscente Marco Marsilio (non è abruzzese, ma romano, classe 1968) è concentrato in tre punti chiave: apertura di cantieri ospedalieri sfruttando le risorse del Pnrr, miglioramento delle infrastrutture, insediamento di nuove aziende per rilanciare il mercato del lavoro.
Iscritto a Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, è sostenuto anche dalle liste di Lega, Forza Italia, Udc, Noi Moderati e Marsilio Presidente.
L'intervista al candidato di Telemax, emittente tv del nostro gruppo editoriale:
Lo sfidante
Luciano D'Amico è invece abruzzese doc, della provincia di Chieti. Docente, ex rettore dell'Università di Teramo, come detto ha un sostegno ampissimo, di 6 liste: Pd, M5S, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra e Democrazia Solidale, Italia Viva con Partito Socialista Italiano e +Europa, Abruzzo Insieme.
Tra i punti del programma, la riduzione delle liste d'attesa, l’adeguamento delle autostrade, il potenziamento delle ferrovie, attrarre nuove aziende per combattere la disoccupazione, soprattutto quella giovanile.
L'intervista al candidato di Telemax, emittente tv del nostro gruppo editoriale:
...intanto in Sardegna
Intanto in Sardegna, regione che ha segnato la riscossa del Centrosinistra e il rinnovato entusiasmo per l'asse Pd-M5S se non è il caos completo, poco ci manca.
Con il passare dei giorni continuano infatti ad accorciarsi le distanze tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu: ecco perché allora, come ammesso anche da Giorgia Meloni, Fdi si prepara al ricorso.
Da uno scarto di 2.600 voti, ora il divario sembrerebbe sceso a una forbice fra i 600 e gli 800 voti, tanto che proprio Fratelli d'Italia ha spiegato:
"Sotto i mille voti di differenza, faremo ricorso".
Sotto i 1000 voti si va al Tar
Ecco perché il definitivo responso su quella ventina di seggi dove si sta faticosamente completando il riconteggio diventa fondamentale.
E se davvero la differenza dovesse essere confermata sotto le 1000 schede, il ricorso al Tar da parte del Centrodestra diventerebbe quasi automatico.