L'ALTRA FACCIA DELLA GUERRA

Draghi telefona a Putin: "Giù le mani dal grano ucraino"

Il nodo sono le riserve ferme nei depositi di Kiev. La guerra rischia di affamare l'Africa e i Paesi più poveri.

Draghi telefona a Putin: "Giù le mani dal grano ucraino"
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L'altra faccia della guerra. L'attenzione alle forniture energetiche ed alimentari. Si è concentrata su questi temi la telefonata del nostro premier Mario Draghi al presidente russo Vladimir Putin. 

Una telefonata in chiaroscuro perché se il nostro presidente del Consiglio ha avuto rassicurazioni sulle forniture energetiche al nostro Paese, non ha invece avuto segnali positivi sul fronte dell'impasse alimentare (in cui spicca la questione del grano) e soprattutto sulla fine della guerra.

Draghi-Putin, la telefonata: "Giù le mani dal grano ucraino"

Proprio la questione alimentare era quella più importante che il premier aveva fissato come obiettivo della sua telefonato al numero del Cremlino.

Tanto che proprio Draghi ha spiegato:

"Lo scopo era chiedere di far qualcosa per sbloccare il grano che si trova nei depositi in Ucraina perché la crisi  si sta avvicinando: in alcuni Paesi africani è già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili".

Niente spiragli di pace, Putin irremovibile su alcuni punti

Il contenuto della telefonata è stato illustrato da Draghi in conferenza stampa e il nostro premier ha spiegato come Putin su alcuni punti sia di fatto irremovibile:

"Non ho visto spiragli di pace".

E proprio sulla questione grano il presidente del Consiglio ha sottolineato come la condizione posta dal presidente russo per sbloccare la situazione sia lo stop alle sanzioni dell'Ue e della Nato a Mosca.

Draghi e lo sblocco del grano nei porti del Mar Nero

A quel punto Draghi ha chiesto a Putin di sbloccare almeno la situazione del grano attraverso una missione di cooperazione internazionale che possa favorire il via libera del grano dai porti che danno sul mar Nero.

Un'ipotesi che è stata rispedita al mittente perché Putin ha detto a Draghi che tutti i porti sono minati.

Cosa accadrà ora e l'impennata dei prezzi

Cosa accadrà ora è difficile a dirsi. Draghi pur incassando rassicurazioni sul fronte delle forniture energetiche al nostro Paese ha però delineato uno scenario drammatico sul fronte alimentare per quanto concerne soprattutto l'Africa.

Quel che è certo è che negli ultimi tempi alcuni prezzi sono schizzati alle stelle. E' quanto emerso all'inizio del mese dallo studio della a Coldiretti che ha stilato una black list degli aumenti sullo scaffale.

Gli aumenti

Come avevano raccontato tempo fa proprio fa, la fotografia è eloquente: dal +63.5% dell’olio di semi che sta diventando introvabile, al +8,4% del pane, il caro energia alimentato dalla guerra tra Russia ed Ucraina contagia i prezzi nel carrello della spesa con aumenti che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori.

Del resto, anche la Fao stima che la guerra in corso potrebbe portare oltre 13 milioni di persone a situazioni di fame molto gravi e questo perché un terzo di quanto solitamente prodotto in Ucraina potrebbe non essere raccolto o coltivato.

Il rischio per l'Africa

A rischiare di essere la prima vittima della guerra del grano è proprio l'Africa. Il forte aumento dei prezzi, che colpisce soprattutto i paesi più poveri, rischia di causare una crisi alimentare globale.

Secondo ActionAid la situazione è particolarmente critica in alcuni paesi del Sud del mondo, come quelli del Corno d’Africa, in particolare in Etiopia, Kenya e in Somaliland, un paese a Nord della Somalia non riconosciuto dalla comunità internazionale. L'associazione ha spiegato che metà del grano e dei cereali distribuiti dal World Food Programme (WFP) per gli aiuti alimentari nelle aree di crisi umanitarie proveniva dagli stessi paesi in guerra e che oggi questi aiuti, a causa del conflitto, sono interrotti.

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