Top ten dei rincari

La black list degli alimenti che hanno visto schizzare il loro prezzo. La guerra in Ucraina affama anche l'Africa

A fare le spese del caro energia e delle conseguenze del conflitto bellico tra Russia ed Ucraina anche il Continente Nero, che rischia gravissime carestie.

La black list degli alimenti che hanno visto schizzare il loro prezzo. La guerra in Ucraina affama anche l'Africa
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Dal +63.5% dell’olio di semi che sta diventando introvabile, al +8,4% del pane, il caro energia alimentato dalla guerra tra Russia ed Ucraina contagia i prezzi nel carrello della spesa con aumenti che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori. E’ quanto emerge dallo studio della a Coldiretti che ha stilato una black list degli aumenti sullo scaffale sulla base delle rilevazioni Istat sull’inflazione ad aprile 2022, alla vigilia del Cibus che martedì 3 maggio 2022 alle ore 9,30 con la prima mostra per toccare con mano “La guerra nel piatto” nello stand della Coldiretti al Padiglione 8 – Stand J024 – I024.

La black list degli alimenti che hanno visto schizzare il loro prezzo

La FAO stima che la guerra in corso potrebbe portare oltre 13 milioni di persone a situazioni di fame molto gravi e questo perché un terzo di quanto solitamente prodotto in Ucraina potrebbe non essere raccolto o coltivato (una perdita di circa un quinto della fornitura mondiale di grano proveniente da quel paese). Inoltre, le sanzioni economiche alla Russia, il più grande produttore mondiale di grano in assoluto, hanno ulteriormente ridotto le forniture globali o, comunque, alzato il prezzo delle importazioni specie per i paesi più poveri dove i prezzi di questi beni sono spesso calmierati dai governi per evitare di acuire situazioni socio-economico e politiche critiche. A farne le spese con maggior severità potrebbe essere l'Africa.

Aumenti pesantissimi

Se i prezzi di cibi e bevande sono aumentati in media del 6,3%, in cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole – sottolinea Coldiretti – che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni causa della guerra, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17,2% trainati dagli aumenti del grano, e al terzo il burro (+15,7%). Rincari a doppia cifra – continua Coldiretti – anche per la pasta (+14,1%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, seguita da carne di pollo (+12,2%) e verdura fresca (+12%). A seguire nella graduatoria dei rincari – precisa la Coldiretti – ci sono frutti di mare con +10,2%, gelati a +9,5%, uova con +9,3%, mentre chiude la classifica il pane, che costa l’8,4% in più rispetto allo scorso anno.

LA TOP TEN DEI RINCARI A CAUSA DELLA GUERRA:

  1. Olio di semi (girasole, mais, ecc.) +63,5%
  2. Farina: +17,2%
  3. Burro: +15,7%
  4. Pasta: 14,1%
  5. Carne di pollo: +12,2%
  6. Verdura fresca: +12%
  7. Frutti di mare: +10,2%
  8. Gelati : +9,5%
  9. Uova: +9,3%
  10. Pane: +8,4%

(Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Istat a aprile 2022 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente)

E' cambiata la composizione del carrello della spesa delle famiglie

Dinamiche che – sottolinea la Coldiretti – sono anche il frutto del fatto che la guerra ha modificato la composizione del carrello della spesa segnato da comportamenti emotivi che hanno spinto molti a fare scorta nelle dispense di prodotti, per paura di non trovarli sullo scaffale. Sono infatti aumentati – precisa la Coldiretti – i volumi di acquisto di alcune categorie di prodotti come zucchero, pasta di semola, farina, riso e l’olio di semi ma anche di conserve di verdure, legumi, carne e pesce che garantiscono una più lunga scadenza.

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa la Coldiretti – l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole.

“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”.

Il rischio per l'Africa

A rischiare di essere la prima vittima della guerra del grano è proprio l'Africa. Il forte aumento dei prezzi, che colpisce soprattutto i paesi più poveri, rischia di causare una crisi alimentare globale.

Secondo ActionAid la situazione è particolarmente critica in alcuni paesi del Sud del mondo, come quelli del Corno d’Africa, in particolare in Etiopia, Kenya e in Somaliland, un paese a Nord della Somalia non riconosciuto dalla comunità internazionale. L'associazione ha spiegato che metà del grano e dei cereali distribuiti dal World Food Programme (WFP) per gli aiuti alimentari nelle aree di crisi umanitarie proveniva dagli stessi paesi in guerra e che oggi questi aiuti, a causa del conflitto, sono interrotti.

Ciò aggrava una situazione già critica. Molti altri paesi africani hanno avuto grossi problemi a gestire l’epidemia da coronavirus, inoltre queste popolazioni affrontano da mesi una carestia, causata da una siccità eccezionalmente lunga, che coinvolgerebbe più di 20 milioni di persone. La siccità sta colpendo le fasce sociali già più deboli, come i bambini, gli anziani e le donne, e la crisi di approvvigionamento di grano non può che dare il colpo di grazia a una situazione già disperata.

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