RITORNO AL PASSATO

Dietro la bocciatura dell'elezione diretta del Capo dello Stato (ri)fa capolino... il Proporzionale

Proposta di legge di FdI bocciata alla Camera. Tantissime le assenze ingiustificate in Forza Italia e Lega.

Dietro la bocciatura dell'elezione diretta del Capo dello Stato (ri)fa capolino... il Proporzionale
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C'erano una volta il Bipolarismo, il Maggioritario, la seduzione nei confronti di altre democrazie in vista nelle quali gli elettori eleggono direttamente le figure chiave dello Stato... Niente più: in una convergenza storica "d'emergenza" su una maggioranza d'ampio respiro, a tornare di moda è il "vecchio" Proporzionale, mentre il Parlamento (malgrado dalla prossima legislatura asciugato di una bella fetta di onorevoli) resta aggrappato alla propria centralità, anche per l'elezione delle più alte cariche della Repubblica.

Presidenzialismo, proposta bocciata

Emblematico in questo senso, tanto per cominciare, l'esito del voto alla Camera di martedì 10 maggio 2022, sulla proposta di legge - a firma di Fratelli d'Italia - per l'elezione diretta del capo dello Stato.

Il documento di Fdi ha visto infatti alzarsi un muro insormontabile attraverso un emendamento del Movimento 5 Stelle (con 236 sì, 204 no e 19 astenuti, i parlamentari di Italia viva) con il quale sono stati soppressi i primi quattro articoli della riforma, di cui proprio la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni era la prima firmataria.

Insomma, dovrà continuare a essere il Parlamento a votare il Capo dello Stato: tutte le forze politiche hanno detto no all'elezione diretta.

Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali hanno votato compatti per bocciare la proposta. Italia viva si è invece astenuta, perché favorevole al tema del presidenzialismo, ma non come presentato nella proposta di legge della Meloni.

Un tema da sempre caro a FdI, insieme alla legge elettorale, e riproposto dunque all'esame della Camera, confidando in un'unità d'intenti con il Centrodestra e su alcune assenze, anche importanti, annunciate sul fronte del Centrosinistra.

Politica bibartisan ricompattata, Meloni isolata

Sulla stroncatura della proposta, emerge l'atteggiamento tiepido (eufemismo) del Centrodestra. Basti pensare che per Forza Italia erano presenti 57 deputati su 80 con 7 parlamentari azzurri in "missione" e 16 assenti non giustificati.

Nella Lega hanno partecipato al voto 95 deputati su 133 (13 in missione e 25 assenti ingiustificati), mentre dei 20 deputati di Coraggio Italia ne mancavano quattro, assenti senza motivo.

E a ben guardare anche Fratelli d'Italia ha avuto due assenze ingiustificate. 

Una "fotografia" di Montecitorio che presenta un dato di fatto eloquente che può aprire il campo ad un'analisi a più ampio respiro: sul presidenzialismo non è tanto il Centrodestra che ne esce frantumato, ma è probabilmente tutta la politica che sta lanciando un messaggio preciso.

Ovvero, quello che sia appunto la politica a scegliere anche in futuro i prossimi presidenti della Repubblica.

Presidenzialismo ko, i "giochi" della politica

Del resto, proprio Meloni ha osservato amaramente proprio andando all'attacco di Pd e M5S:

"Hanno affossato la proposta perché vogliono continuare con i giochi di palazzo sulla pelle dei cittadini. Hanno paura che con il presidenzialismo non eleggerebbero chi vogliono loro".

Un attacco duro, nella consapevolezza che il Centrodestra non ha fatto la sua parte (tanto che Emanuele Fiano ha invitato la Meloni a guardare ai rapporti con Lega e Fi), ma nell'altrettanta consapevolezza di dover fare buon viso a cattivo gioco in vista di un'altra partita che si annuncia complicata: la legge elettorale.

Riforma della Legge elettorale: occhi puntati a giugno

E qui viene il bello. Perché alla schermaglia sul Presidenzialismo in realtà non ci ha creduto davvero nessuno... E' stata sulo una scaramuccia in vista dello scontro davvero cruciale: quello sulla nuova Legge elettorale.

I fari sono infatti ora puntati in quella direzione. Tanto che ancora la stessa Meloni si è sfogata in un’altra esternazione che sa tanto di avviso ai naviganti:

"Confido nella compattezza del centrodestra nel respingere una proposta di legge elettorale in senso proporzionale".

In questo senso le Amministrative del 12 giugno potrebbero dire molto. Dal M5S, dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è arrivato un segnale più che eloquente:

"Dopo il voto delle Comunali capiremo se c'è un percorso comune su cui basare un miglioramento della legge".

E in effetti, sarebbe difficile fare peggio dell'attuale sistema di voto, il cosiddetto Rosatellum firmato dall'ex Pd ora in Idv Ettore Rosato...

Il Pd non guarda con sfavore al proporzionale e attende le mosse di Forza Italia e Lega. L’appuntamento al voto sarà una cartina di tornasole soprattutto per le strategie che intenderà portare avanti Matteo Salvini.

Del resto in molti vedono nell’atteggiamento tiepido sul presidenzialismo un’altra possibilità di convergenza di Fi e Lega sul proporzionale.

L’impressione è che dopo il 12 giugno se ne vedranno delle belle.

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