Berlusconi e quel sogno da Presidente della Repubblica (con Draghi sempre premier)
Il nome del Cavaliere divide, ma non come anni fa. E qualcuno avrebbe preferito da Siena fosse arrivata una condanna.
Chi lo conosce bene, lo sa ormai da tempo. E sa altrettanto bene che quel sogno coltivato da anni non è mai svanito. Il sogno di Silvio Berlusconi (in copertina con Mario Draghi) è quello di diventare Presidente della Repubblica. La ciliegina, insomma, per suggellare la sua carriera di imprenditore, di dirigente sportivo e di politico.
Berlusconi e quel sogno che non muore mai
Il Cavaliere non ne ha mai fatto mistero negli scorsi anni, facendoci un serio pensiero prima del "Napolitano bis" e prima del mandato di Sergio Mattarella. Ma i numeri e il consenso politico parlamentare (e pure qualche invidia) non giocarono a suo favore. Ora, praticamente alla scadenza dei sette anni dell'attuale "inquilino" del Colle, il sogno di Silvio torna d'attualità. Quello del Cavaliere, è chiaro a molti (e in primis al diretto interessato), è un nome che divide. Ma non come anni fa.
Il sogno del Colle e quanti voti mancano
Del resto, contando sulla rappresentanza delle forze in Parlamento, Berlusconi avrebbe un riscontro più che confortante, con più che discrete probabilità di veder supportata la propria candidatura anche da Matteo Renzi e Italia Viva. Forse, addirittura da qualche frangia del Pd (ancora "controllata" dall'ex premier ed ex sindaco di Firenze).
Silvio può contare anche sul "tesoretto" dei voti dei presidenti delle Regioni, in larga parte di Centrodestra. Calcolatrice alla mano, dalle visioni più ottimistiche a quelle più (ottimisticamente) reali a Berlusconi mancherebbe tra i 40 e i 67 voti per diventare il 13° presidente della Repubblica italiana.
Galvanizzato dalle decisioni dei tribunali e dalla trasferta a Bruxelles
Una candidatura e un sogno che, come detto, tornano di attualità. Specie dopo la sentenza di giovedì che ha visto a Siena il proscioglimento per la "non sussistenza del fatto" in uno stralcio del processo "Ruby ter". Una sentenza che ha fatto presentare più che galvanizzato e in forma più che discreta Berlusconi al summit del Partito popolare europeo a Bruxelles.
Perché se è vero che quello del Cavaliere è un nome meno divisorio rispetto a qualche tempo anno, è altrettanto che in molti tra i suoi avversari politici avrebbero preferito che dal Tribunale di Siena fosse arrivata una sentenza di condanna. Un pronunciamento del genere, seppur di primo grado, avrebbe praticamente messo fuori gioco Silvio dalla partita per il Colle.
Il segnale, l'investitura per il Draghi bis a Palazzo Chigi
Una partita che forse apparentemente il Cavaliere vuole forse giocare un po' sornione. Ieri infatti, in Belgio, a precisa domanda sull'argomento e di come si vedesse al Colle, ha risposto di vedersi "in forma dopo un po' di acciacchi dovuti al Covid e non ha per il momento idea al riguardo".
Anche se, però, sempre riguardo al Quirinale e al nome gettonatissimo di Mario Draghi, Berlusconi ha ammesso di veder ottimale per l'ex presidente della Banca Centrale europea il ruolo di premier:
"Draghi sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, mi domando però se il suo ruolo attuale continuando nel tempo non porterebbe più vantaggi al nostro Paese".
Un ruolo come presidente del Consiglio che lo stesso Berlusconi potrebbe sostenere e caldeggiare da Presidente della Republica...