fine di un lungo calvario

Ha smesso di soffrire la 31enne in coma da due anni: il papà ha potuto staccare la spina

La vicenda di Samantha D'Incà tiene vivo il dibattito sul suicidio assistito in attesa del passaggio definitivo della legge al Senato.

Ha smesso di soffrire la 31enne in coma da due anni: il papà ha potuto staccare la spina
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Ha smesso di soffrire Samantha D'Incà, la 31enne di Belluno in coma da due anni: il papà ha potuto staccare la spina. Dal Veneto arriva una vicenda che riporta d'attualità il tema del fine vita, proprio pochi giorni dopo il via libera massiccio alla Camera e in attesa del pronunciamento del Senato.

Il calvario di Samantha D'Incà, iniziato dopo un'operazione al femore

Come racconta Prima Belluno, la storia della  31enne Samantha D'Incà era iniziata da un banale intervento al femore. L'operazione in sala operatoria si è però poi trasformata in un vero e proprio calvario per la giovane, rimasta in coma vegetativo dal 2020 per le conseguenze di una grave infezione.

I medici dell'Ulss1 Dolomiti avevano stabilito che se le sue condizioni di salute fossero peggiorate, i genitori avrebbero potuto interrompere la terapia che teneva in vita la figlia.

Per lei, il padre Giorgio aveva chiesto e ottenuto l'autorizzazione al trattamento di "fine vita", divenendone l'amministratore di sostegno.

Dopo il coma, il percorso di accompagnamento alla morte

Da qualche settimana Samantha, "Samy" per gli amici più stretti e i familiari, era ricoverata nella struttura socio assistenziale "Gaggia Lante" di Belluno.

La morte è sopraggiunta al termine del percorso di accompagnamento al fine vita richiesto dalla famiglia e autorizzato dalla magistratura dopo l'individuazione di un collegio medico dedicato che ha seguito il caso della 31enne e ne ha esaminato tutte le cartelle cliniche e l'evolversi in negativo della situazione dopo l'operazione.

Sono comunque serviti quattro mesi per interrompere le terapie iniziate dopo che la 31enne era finita in coma. E' stato necessario discutere sulle modalità di interruzione, condividendo con i genitori il percorso di fine vita. Si è poi atteso un nuovo peggioramento delle condizioni di salute.

A quel punto si è avviato un iter di sedazione palliativa per poi arrivare all'interruzione totale.

Il coma, il calvario di 15 mesi e la battaglia in Tribunale

Del resto, si è arrivati a questo epilogo non senza una lunga battaglia in Tribunale.

Dopo che i medici avevano stabilito che la 31enne si trovava in comma irreversibile e però allo stesso tempo continuava a provare dolori fortissimi, il papà, Giorgio D'Incà, aveva  iniziato una lunga battaglia giuridica fino a  ottenere dal Tribunale di Belluno, nel novembre dello scorso anno, l'incarico di amministratore di sostegno.

Un incarico che il genitore ha fatto valere con l'ulteriore evolversi della drammatica situazione della figlia: nelle ultime settimane le condizioni di Samantha erano infatti peggiorate. 

Triste vicenda in attesa della legge

Come detto, la notizia della morte di Samantha D'Incà arriva dieci giorni dopo il primo massiccio sì alla Camera sulla proposta di legge sul suicidio assistito.

Ora il documento, che potrebbe rappresentare una svolta storica per l'Italia, è atteso al vaglio del Senato per l'approvazione definitiva.

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