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Cede la parete rocciosa, istruttore Cai muore durante la scalata

Una tragica fatalità è costata la vita al 54enne Luca Ducoli.

Cede la parete rocciosa, istruttore Cai muore durante la scalata
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Era un alpinista esperto, istruttore del Cai e grande appassionato delle montagne della Val Camonica. Luca Ducoli, 54 anni, ha perso la vita proprio sulle sue amate vette per colpa di una roccia che improvvisamente ha ceduto, facendolo cadere.

Si stacca una parte di roccia, istruttore Cai muore durante la scalata

La tragedia, raccontata da Prima Bergamo, si è consumata domenica 12 settembre 2021 a Ceto, in Val Camonica, sulla parete del Pizzo Badile. L'uomo, 54 anni, originario di Darfo Boario Terme, stava scalando in compagnia di alcuni amici la parete Ovest. Un percorso per esperti, che Ducoli sarebbe stato in grado di affrontare senza alcun problema, se non fosse intervenuto il fato. La parete a cui era ancorato un chiodo di sicurezza ha improvvisamente ceduto, facendolo precipitare per alcuni metri e sbattere contro la roccia,   rimanendo appeso alla corda e nel dondolamento procurandosi lesioni tali da non permettergli di sopravvivere.

I tentativi di soccorso

Gli amici che erano con lui hanno immediatamente allertato i soccorsi. Sul posto sono arrivati i soccorritori dell'eliambulanza, che purtroppo non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del cinquantaquattrenne. Presenti anche le Forze dell'ordine, che stanno lavorando per ricostruire l'effettiva dinamica dell'incidente.

Chi era Luca Ducoli

Ducoli era considerato uno dei migliori alpinisti della zona e tesserato come istruttore con il Cai di Lovere. Di professione odontotecnico,   lascia i genitori, la sorella, la moglie  e i quattro figli. Era diventato nonno da pochi mesi.  Oltre alla montagna, era appassionato di musica e suonava in una band locale. Era anche organizzatore di alcuni eventi sportivi sul territorio.

 Situazioni che capitano anche ai più esperti

La montagna, come in questo caso, può essere molto insidiosa anche per alpinisti esperti. A fine agosto aveva fatto scalpore la storia del bergamasco Cristian Garavelli, rimasto appeso per oltre due ore a quattromila metri di altitudine sul Dente del Gigante, nel Massiccio del Monte Bianco. Aveva resistito fino a che le forze in corpo glielo avevano consentito, dopodiché, stremato dalla fatica, si era lasciato andare cadendo per trenta metri e convinto di morire. E invece, per un vero miracolo,  i soccorritori lo avevano trovato privo di sensi tra le rocce, ferito ma vivo.

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