pericolo o propaganda?

Minacce nucleari: le sparate di Putin non ci fanno davvero paura

E' tutta una questione di costi e benefici. Il Cremlino sa che i primi supererebbero i secondi. Ma non possiamo comunque star tranquilli...

Minacce nucleari: le sparate di Putin non ci fanno davvero paura
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Oggi è il 9 maggio. Il giorno tanto atteso dai russi perché si celebra la Festa della Vittoria. Il giorno tanto atteso dal mondo perché ci si aspettava la fine della guerra. E invece dovremo limitarci a sentire il discorso di Vladimir Putin, che parlerà attorno alle 10.30 italiane a Mosca. E mai le sue parole in questa giornata sono state così di interesse per il pianeta intero. Probabile che ci sarà anche un accenno alle minacce nucleari, che però non fanno così paura come sembra.

Le minacce nucleari di Putin devono farci davvero paura?

Eppure le sparate russe potrebbero inquietare davvero il mondo. Pochi giorni fa dalla televisione di Stato si è parlato di un "missile che distruggerebbe Londra in 202 secondi, Parigi in 200 e Berlino in 102". Uno scenario terribile, che non dovrebbe far dormire più nessuno. Eppure...

Già dopo quelle parole più di un analista aveva  parlato di semplice propaganda. Come sono state bollate come tali le altre uscite in questo senso. Già a febbraio Putin aveva  messo le sue forze nucleari in massima allerta, mentre il mese scorso il suo ministro degli Esteri Lavrov aveva nuovamente ventilato il fantasma dell'atomica. Infine, le parole televisive sul missile Sarmat, potenzialmente devastante per l'Europa.

Perché no e perché dobbiamo comunque stare attenti

Ma secondo una recente indagine del Financial Times, la maggior parte degli analisti esperti in nucleare ritiene che siano solo parole. Il motivo? Sempre loro, i soldi. Già, perché sganciare l'atomica avrebbe un costo non soltanto immediato per i russi, che difficilmente potrebbero sostenerlo.

Se Putin decidesse di fare una mossa del genere provocherebbe la reazione (reale questa volta) degli Stati Uniti e dell'intero mondo occidentale, che a quel punto non si limiterebbe alla fornitura di armi a Kiev, scatenando effettivamente la terza guerra mondiale. Una situazione a cui il Cremlino arriverebbe però già indebolito e logorato da due mesi di guerra.

Proprio la fornitura di armi all'Ucraina da parte di vari Paesi della Nato è il segnale che l'Occidente non crede più di tanto alla minaccia atomica.

Questo non vuol dire che possiamo dormire sogni tranquilli. Adam Schiff,  presidente  della commissione intelligence della Camera,   tornato questa settimana da un viaggio a Kiev, ha avvertito sul rischio del potenziale utilizzo di   armi chimiche o biologiche.

Rebeccah Heinrichs, un'esperta di nucleare all'Hudson Institute, ha parlato invece di costi e benefici e del "peso" che potrebbe avere una reazione dell'Occidente:

"I russi non hanno investito in un arsenale diversificato di armi nucleari di teatro per noia. Si tratterà di un calcolo costi-benefici. L'attenzione in questo momento deve essere rivolta a segnalare ai russi che il costo sarebbe molto più alto di qualsiasi cosa pensino di beneficiare se usassero un'arma nucleare di qualsiasi resa, anche se in un grande campo vuoto".

Avranno ragione loro? Speriamo proprio di sì...

Intanto, sempre in tema di celebrazioni per la fine della Seconda guerra mondiale, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, durante le manifestazioni di ieri (la Germania ha celebrato un giorno prima) è stato chiaro in merito:

"Il fatto che non ci debba essere più una guerra mondiale, e certamente non una guerra fra potenze nucleari, anche questo è un insegnamento dell'8 maggio".

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