L'appello di Zelensky: "Dateci altre armi o perdiamo"
Non solo la richiesta di armi, illustrate anche le strategie del Governo su lavoro e attività economiche. Intanto a Kiev è stata inaugurata una mostra d'arte.
L'appello di Zelensky: "Dateci altre armi o perdiamo". Dopo ormai 100 giorni abbondanti di conflitto e invasione russa, il presidente ucraino è tornato a lanciare una richiesta di aiuto ai Paesi "alleati", facendo il punto della situazione:
"L'esercito ucraino sta facendo di tutto per fermare le azioni aggressive degli occupanti. Per quanto possibile, fino a quando ci sono abbastanza armi pesanti, artiglieria moderna. E' questo quello che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere ai nostri partner".
L'ultimo videomessaggio di Zelensky: "Dateci altre armi o perdiamo"
La richiesta del presidente ucraino è arrivata ieri sera, venerdì 10 giugno, in un videomessaggio alla nazione. E facendo il punto della resistenza di fronte agli attacchi russi, Zelensky ha aggiunto:
"La Russia vuole distruggere ogni città del Donbass".
Infatti sebbene come ha spiegato Zelensky "Severodonetsk, Lysychansk e altre città dell'est stiano ancora in piedi" e le truppe di Kiev abbiano contrattaccato a Kherson, nel sud, l'Ucraina sta perdendo la prima linea contro la Russia per mancanza di armi.
L'allarme da Mariupol: 1300 palazzi abbattuti e cadaveri in strada
Intanto, dopo l'incubo colera, arriva un nuovo allarme. A lanciarlo il sindaco della città, secondo cui sarebbero 1300 i palazzi abbattuti dagli attacchi russi e la situazione sarebbe resa ancor più grave dalla presenza di molti cadaveri per strada.
Una "fotografia" che del resto era emersa anche nei giorni scorsi quando la paura era scattata per la presenza di aria e acqua inquinata, vere e proprie montagne di sacchi rifiuti, oltre che appunto di cadaveri di cui ormai molti in stato di decomposizione.
Non solo armi, il rilancio di lavoro e attività economiche
Non solo la richiesta di armi, il videomessaggio di Zelensky ha passato in rassegna anche le strategie del Governo non solo per resistere agli attacchi russi, ma anche per cercare in qualche modo di tornare a una "sorta di normalità", con uno sguardo al tema del lavoro e delle attività economiche:
"Il Governo ha presentato dettagli specifici dei nuovi programmi statali che dovrebbero fornire nuovi posti di lavoro e sostegno alle imprese in questo momento molto difficile per tutti noi. Ciò vale in particolare per le sovvenzioni non rimborsabili a favore delle microimprese e per altri aiuti finanziari speciali alle piccole e medie imprese. Nonostante tutte le pressioni della Russia, nonostante tutti gli scioperi russi, faremo di tutto per rilanciare l'economia dell'Ucraina, l'attività economica".
La tirata di orecchie di Biden a Zelensky
Intanto però a Zelensky è arrivata la "tirata di orecchie" del presidente americano Joe Biden che di fatto è tornato sulle settimane (se non mesi) in cui si paventava un attacco russo all'Ucraina:
"Non volle ascoltare gli avvertimenti americani prima dell'invasione russa dell'Ucraina. Molti pensavano stessi esagerando, ma sapevamo di avere informazioni esatte. Sapevamo che Putin avrebbe superato la frontiera. Non avevamo dubbi, Zelensky non ci volle ascoltare, così come molte altre persone. Ne capisco il motivo, ma alla fine Putin ha invaso l'Ucraina.
Inaugurata a Kiev la prima mostra dall'inizio della guerra
Nel frattempo, una sorta di ritorno alla normalità, l'Ucraina e la sua capitale Kiev provano a viverlo davvero.
Ieri, infatti è stata inaugurata una mostra dal titolo significativo: "Sui tuoi sentimenti", ironia del destino allestita all'arsenale Mystetskyi un gioiello architettonico di 60mila metri quadrati costruito a fine 1700 dagli zar proprio per decantare la potenza russa.
Del resto, le sirene a Kiev non si sentono da giorni e le autorità ucraine questa settimana hanno dato il via libera definitivo alla rassegna. Per l'arsenale si tratta della prima mostra organizzata dall'inizio della guerra.
In esposizione ci sono opere realizzate da diversi artisti ucraini realizzate tra il 1960 e il 2000.
Commosso il commento degli organizzatori:
"E' il risveglio da un incubo e il tentativo di tornare a una vita normale".