Impegno economico e assenze di peso: luci e ombre del G20 sull'Afghanistan

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Un miliardo di euro dall'Europa, 300 milioni dagli Usa, ma la sensazione che la situazione afghana sia di interesse solo per l'Occidente. E' - in estrema sintesi - il bilancio agrodolce del G20 sull'Afghanistan, fortemente voluto dall'Italia.  Perché se da un lato come ha sottolineato il premier Mario Draghi è stato il ritorno del multilateralismo, dall'altro l'assenza (personale) dei leader di Russia e Cina non può passare sotto silenzio. Vladimir Putin e Xi Jinping hanno infatti scelto di non presenziare direttamente, ma far partecipare dei loro delegati, e questo fa capire come la strada da affrontare è ancora lunga e tortuosa.

G20 Afghanistan, l'impegno dell'Occidente

Che la questione sia all'attenzione dei Paesi occidentali non ci piove. E lo dimostra in primis l'impegno sul fronte economico, ma non solo. La priorità resta l'aiuto umanitario, come sottolineato nelle conclusioni dallo stesso Draghi:

"C’è la sensazione che tutti noi siamo convinti che questa sia una vera crisi, una colossale crisi umanitaria, quindi la necessità di agire è immediata perché la situazione sta già peggiorando, e l’inverno sta arrivando".

Ma per farlo è necessario procedere tutti insieme.

"Dovremmo sforzarci, come molti di voi hanno detto, di avere una posizione unificata. Penso che sia molto importante e abbiamo una posizione unificata de facto, perché le Nazioni Unite sembrano aver ricevuto un ampio mandato a coordinare tutte le attività a favore dei cittadini afghani. Lo scopo principale di questo coordinamento è innanzitutto quello di rispondere all’emergenza umanitaria".

Il problema economico

L'emergenza è anche economica, e la situazione potrebbe precipitare ulteriormente da un momento all'altro.

"Penso che ci sarà una crisi del sistema dei pagamenti in Afghanistan, il che significa che tutti i pagamenti potrebbero crollare, perché il sistema sembra essere sul punto di fermarsi. Insieme a ciò, ci sarà una crisi del sistema bancario e questo è importante quanto l’attuale crisi umanitaria, perché se il denaro non scorre, se i pagamenti non possono essere effettuati, l’economia crollerà e renderà qualsiasi tipo di assistenza decisamente più complicata".

L'emergenza Covid

In un contesto del genere passa quasi in secondo piano la pandemia. Anche Draghi ha ammesso che per gli afghani il Covid non è la priorità. Anche se va tenuta monitorata dai Paesi del G20.

"Dovremmo essere pronti a fornire i vaccini e a sostenere una pronta ripresa della campagna di vaccinazione attraverso la struttura Covax".

Le difficoltà con i talebani (e l'incognita russa)

Una delle difficoltà principali, come sottolineato da Draghi e dal presidente Usa Joe Biden, è "aiutare il popolo senza il coinvolgimento del Governo. Il riconoscimento dei talebani avverrà solo quando la comunità internazionale sarà d’accordo sul fatto che sono stati fatti dei progressi sui diritti, che per ora non vediamo".

Settimana prossima  il Governo russo  ospiterà  colloqui bilaterali con i talebani. E lì si potrà capire quanto sia interessata Mosca a fare la sua parte.

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