Il punto sul conflitto

Guerra: nuove minacce di Putin, l'Europa prepara l'embargo del petrolio, Draghi da Biden il 10 maggio

Mentre il presidente russo si espone per la messa in campo di armi che i suoi avversari "non hanno mai visto", l'Ue si prepara a bloccare le importazioni al petrolio russo.

Guerra: nuove minacce di Putin, l'Europa prepara l'embargo del petrolio, Draghi da Biden il 10 maggio
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Gli ultimi avvenimenti internazionali che hanno caratterizzato il conflitto bellico tra Russia ed Ucraina, oltre alle continue lotte e bombardamenti sul fronte, hanno condotto a  una complicata escalation degli eventi fatta di reazioni e controreazioni da parte del Cremlino e dell'Unione Europea. Lo stop alle forniture di gas naturale a Polonia e Bulgaria, dopo che quest'ultime si sono rifiutate di pagarlo in rubli, ha accelerato i tempi per l'accordo sull'embargo del petrolio russo ossia il blocco alle importazioni del combustibile che viene estratto in Russia da parte degli Stati dell'Ue. Una sanzione decisa che ha inasprito i toni del discorso sulla guerra, con Putin che, nonostante l'incontro con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, pare intenzionato più che mai a portare a termine il conflitto in Ucraina non senza il ricorso a pericolose armi che, a detta sua, "i suoi avversari non hanno mai visto".

Nel frattempo, anche il nostro Paese non sta a guardare. Dopo i viaggi internazionali che hanno portato Draghi, Di Maio e Cingolani in Africa a caccia di gas, il premier italiano è pronto a partire per una trasferta in terra statunitense il prossimo 10 maggio 2022 per un incontro istituzionale con il presidente americano Joe Biden.

Guerra: nuove minacce di Putin

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"Siamo semplicemente all'inizio di queste operazioni militari e ce ne saranno altre e questo ci fa anche capire che la nostra paura non ci frenerà".

Sono passate meno di 24 ore da quando il presidente russo, Vladimir Putin, ha incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, al quale ha detto di voler deporre le armi. Nemmeno un giorno e parlando al consiglio dei legislatori, presso l'assemblea federale della Federazione Russa, a San Pietroburgo, avverte:

"Se si arriverà alla creazione di minacce strategiche per noi, ecco non le accetteremo. Dobbiamo sapere che le nostre risposte saranno risposte tempestive. Se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora".

Le armi di cui sta parlando il Capo del Governo russo riguarderebbero per l'appunto diverse tipologie di missili e sottomarini, tra cui "un'arma che non ha eguali al mondo". Così Putin aveva definito il missile intercontinentale Sarmat, fiore all'occhiello dei programmi di difesa di Mosca per lo sviluppo di sistemi militari innovativi. Si tratta di un siluro balistico con capacità atomica che può arrivare a colpire gli Stati Uniti e che, secondo l'agenzia spaziale Roscosmos, sarà in grado di garantire la sicurezza russa per i prossimi 30-40 anni.

I piani dei paesi occidentali di strangolare economicamente la Russia sono falliti, aggiunge il leader del Cremlino, che si dice sicuro che tutti gli obiettivi della missione militare speciale in corso nel Donbass e in Ucraina saranno raggiunti. Vuole riportare la pace. Una pace che era in grave pericolo prima dell'intervento armato russo, riesce a dire Putin, messo in pericolo dall'Occidente.

Putin tra sostenitori e oppositori

Putin parla davanti all'assemblea, ostenta sicurezza, ma il fronte degli oligarchi non è più compatto. Il vice presidente di Gazprombank si è dimesso per unirsi alla resistenza ucraina. E allora il capo del Cremlino mostra i muscoli.

"Esibiremo in pubblico i mercenari catturati in Ucraina", dice, quasi un trofeo degli oppressori da mostrare al suo popolo nel giorno della vittoria, forse chissà quel 9 maggio, tanto atteso, ma ancora lontano. L'assemblea lo applaude, Putin sorride soddisfatto, scende dalla cattedra consapevole di non avere avversari davanti a sé. Il volto teso e concentrato di poche ore fa nel faccia a faccia con Guterres, seduto al capo opposto del suo grande tavolo ovale bianco, è un ricordo.

Ma l'Europa prepara l'embargo del petrolio

Ma l'Europa non sta a guardare. Dopo il blocco delle forniture di gas russo a Polonia e Bulgaria che si sono rifiutate di pagarlo in rubli, l'Unione Europea ha raggiunto un accordo, dopo giorni di tentennamenti ed attriti sulle tempistiche, sull’embargo al petrolio russo. Nonostante la Germania chieda che vi sia un periodo di transizione di circa sei mesi per chiudere i contratti, pare che la richiesta non verrà accolta e che il prossimo 2 maggio sarà previsto il consiglio straordinario dei ministri dell’Energia, con la convocazione, subito dopo, del Coreper per l'ok definitivo. La palla passerà infine alla Commissione europea, che stabilirà definitivamente i provvedimenti e ne darà l’ufficializzazione. L’obiettivo è chiudere la prossima settimana.

Una mossa forte e decisiva che mostra le intenzioni dei Governi europei di mettere in serie difficoltà Mosca portando avanti l'escalation di reazioni e controreazioni. Con l'embargo del petrolio russo, l'Ue mette in atto una serie di nuove sanzioni al Cremlino che prevede anche lo stop alle importazioni di petrolio estratto in Russia. Il blocco però non sarà immediato. Per venire incontro alle istanze della Germania, l’attuazione dell’embargo sarà graduale, con il raggiungimento di un accordo per settembre. Nello stesso mese, inoltre, è previsto anche lo stop all’importazione di carbone dalla Russia.

La titubanza della Germania e la richiesta di un periodo più prolungato prima dello stop dipende dal fatto che la nazione tedesca abbia un'elevata dipendenza dal petrolio che arriva dalla Russia. Secondo un report di Transport&environment basato su dati Eurostat del 2020, il 25,7% del petrolio consumato nell’Ue arriva dalla Russia. In termini assoluti, i Paesi che importano più petrolio russo sono:

  • Germania (28,1 Mt)
  • Polonia (17,9)
  • Olanda (13,1)
  • Finlandia (9)
  • Belgio (8,2)
  • L’Italia occupa l’ottavo posto con 5,6 Mt.

Draghi da Biden il 10 maggio

Anche il nostro Paese, nel frattempo, sta cercando di fare la sua parte e di trovare soluzioni utili per prevenire le gravose conseguenze economiche derivate dal conflitto tra Russia ed Ucraina. In questo senso, dopo i viaggi internazionali in Africa a caccia di gas, il premier Mario Draghi ha in agenda una trasferta in terra statunitense prevista per il prossimo 10 maggio 2022 per incontrare il presidente americano Joe Biden.

Il Capo della Casa Bianca, come dichiarato dal suo portavoce, "attende con ansia di accogliere Mario Draghi alla Casa Bianca il 10 maggio", sottolineando come "la visita riaffermerà i profondi legami di amicizia e forte partnership tra gli Stati Uniti e l'Italia". Come fatto sapere dalla nota che ha ufficializzato l'incontro istituzionale, i due leader "discuteranno del coordinamento in corso con partner e alleati sulle misure per sostenere il popolo ucraino e imporre costi economici sulla Russia per la sua aggressione non provocata".

Sul tavolo delle discussioni tra Biden e Draghi c'è anche la "stretta cooperazione per promuovere la prosperità economica globale, accrescendo la sicurezza energetica dell'Europa, e per combattere i cambiamenti climatici. I due presidenti avranno anche uno scambio di vedute sui temi della sicurezza regionale e globale e sui preparativi per i summit del G7 e della Nato a giugno".

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