Embargo petrolio russo divide l'Ue: Ungheria, Slovacchia e Bulgaria dicono no
I tre Stati, troppo dipendenti dal greggio importato da Mosca, si sono opposti a quanto proposto in Commissione Europea.
Dopo la rapida escalation degli eventi bellici in Ucraina delle ultime settimane, l'Unione Europea si è detta pronta ad accelerare i tempi per mettere in atto il sesto pacchetto di sanzioni contro il Cremlino. Nel corso della giornata di ieri, mercoledì 4 maggio 2022, le nuove misure sono state presentato alla Commissione Europea dalla presidente Ursula Von Der Leyen, ma non tutti gli Stati membri le hanno accolto con favore. Il principale bandolo della matassa, infatti, ha riguardato l'embargo del petrolio russo. Lo stop alle importazioni del combustibile estratto in Russia, al momento, divide i Paesi dell'Ue: Ungheria, Slovacchia e Bulgaria, infatti, troppo dipendenti dal petrolio proveniente da Mosca hanno minacciato il veto ad un blocco improvviso, proponendo una soluzione più graduale e con delle deroghe:
"Nella sua forma attuale - afferma Péter Szijjártó, ministro degli Esteri ungherese - il pacchetto di sanzioni di Bruxelles non può essere sostenuto, non possiamo responsabilmente votarlo".
Nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia presentato in Commissione Europea
IL VIDEO:
E' stata la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, a presentare ieri, mercoledì 4 maggio 2022, al Parlamento di Strasburgo il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia in piena guerra ucraina, dopo la rapida escalation degli eventi bellici delle ultime settimane. Tra i punti principali ci sono l'inserimento di nuovi oligarchi nella black list, tra cui il Patriarca Kirill, l'espulsione da Swift della Sberbank (la principale banca russa), ma soprattutto l'atteso embargo al petrolio russo.
"Oggi proporremo di vietare tutto il petrolio russo dall'Europa - ha dichiarato Ursula Von Der Leyen - Il greggio entro sei mesi verrà eliminato e i prodotti raffinati entro la fine dell'anno. Così massimizziamo la pressione sulla Russia e contemporaneamente, e questo è importante, minimizziamo il danno collaterale a noi e ai nostri partner in tutto il mondo perché per aiutare l'Ucraina dobbiamo far sì che la nostra economia rimanga forte".
Nonostante le intenzioni siano unanimi, minore è stata l'unità di intenti sulle modalità di attuazione dell'embargo del petrolio russo. Tra tutti i 27 Stati membri dell'Ue riuniti per dare l'ok definitivo al pacchetto di sanzioni, alcuni si sono detti perplessi su quanto proposto, mettendo così a rischio l'accordo finale.
"La proposta comunitaria - prosegue Von Der Leyen - prevede un embargo graduale del petrolio russo proveniente via mare e via oleodotto, greggio e raffinato. Vogliamo però che l'embargo sia graduale".
Nonostante ciò, tuttavia, mentre alcuni rappresentanti dei Paesi europei hanno dichiarato di non aver avuto tempo sufficiente per analizzare nel dettaglio le proposte avanzate dalla Commissione Europea, altri, come l'Ungheria, si sono opposti fin da subito, minacciando il veto alle sanzioni.
Embargo petrolio russo divide l'Ue: Ungheria, Slovacchia e Bulgaria dicono no
La proposta, come detto, non ha soddisfatto in tutto e per tutto alcuni dei 27 Stati membri dell'Unione Europea. In particolare Ungheria, Slovacchia e Bulgaria si sono dette contrarie a quanto presentato in Commissione Europea poiché, al momento, troppo dipendenti dal petrolio greggio importato dalla Russia per farne a meno all'improvviso. Il portavoce del governo ungherese di Orban ha infatti dichiarato:
"Così com'è non sosterremo la proposta".
Parole a cui hanno fatto seguito le affermazioni, riportato via Facebook, del ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó:
"Nella sua forma attuale, il pacchetto di sanzioni di Bruxelles non può essere sostenuto, non possiamo responsabilmente votarlo. L’Ungheria potrebbe essere d’accordo con queste misure solo se le importazioni di petrolio greggio attraverso gli oleodotti fossero esentate dalle restrizioni. La sicurezza energetica dell’Ungheria verrebbe allora mantenuta. Altrimenti non è possibile".
Nonostante il pacchetto di sanzioni alla Russia preveda un addio "dolce" al greggio russo, per Ungheria, Slovacchia e Bulgaria è previsto anche un allungamento della moratoria fino alla fine del 2023. L'obiettivo dei tre Paesi sarebbe quello di ottenere delle "compensazioni" ulteriori oltre alla deroga "fino al 2023" che consentirà l'estinzione naturale dei contratti (ma resta il divieto di stipularne di nuovi).
Si lavorerà ad un compromesso per mantenere l'unità
Il mancato accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia e in particolare sull'embargo del petrolio mette a serio rischio l'unità dei 27 Stati dell'Unione Europea. Non è chiaro se l'opposizione di Ungheria, Slovacchia e Bulgaria sia riconducibile a forme di tatticismo o se i Governi siano pronti a mandare all'aria l'unione dei Paesi membri dell'Ue.
Fatto sta che le riunioni diplomatiche proseguiranno tra il 5 e il 6 maggio 2022.Come circolato nei giorni scorsi, il pacchetto prevede inoltre l'esclusione da Swift, il sistema di messaggeria finanziaria, di tre istituti di credito, tra cui Sberbank, che controlla in Russia un terzo degli attivi bancari. Verrà vietata anche la trasmissione di tre emittenti pubbliche russe:
"Non potranno più distribuire i loro contenuti nella Ue, in qualsiasi forma, via cavo, via satellite, su internet o tramite applicazioni per smartphone - ha aggiunto Ursula von der Leyen".