Riguardo la strage di Bucha

Crimini di guerra: che cosa sono, chi li giudica

Nonostante fossero stati riconosciuti a livello internazionale nel 1949, la legislazione e l'istituzione di un tribunale ad hoc avvenne solo nel 1998 con lo Statuto di Roma.

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Crimini di guerra: che cosa sono, chi li giudica

Mentre Papa Francesco ha aperto nelle ultime ore alla possibilità di recarsi personalmente in Ucraina per un viaggio di pace, ponendo inoltre l'accento sul tema del disarmo, in tutto il mondo stanno circolando le agghiaccianti immagini di Bucha, cittadina da poco meno di 40.000 abitanti a Nord Ovest di Kiev, dove si trovano più centinaia di civili morti, massacrati dall'esercito russo e poi lasciati per strada. Fotografie e video scioccanti che hanno creato indignazione nell'opinione pubblica europea e internazionale per le quali il Ministero della Difesa ucraino ha parlato di "nuova Sbrebrenica", ricordando il massacro di circa 8.000 musulmani bosniaci avvenuto nel luglio 1995 durante la guerra in Bosnia.

Nonostante siano arrivate prontamente le smentite dei russi che urlano al complotto, nel corso delle ultime ore è tornata in auge la tematica dei crimini di guerra ossia dei comportamenti in violazione delle norme che disciplinano l'uso della forza nei conflitti armati. Ma vediamo più da vicino di che cosa si tratta più nello specifico, quando sono stati istituiti e chi è l'organo internazionale che li giudica.

Crimini di guerra: che cosa sono, chi li giudica

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Potrà sembrare sorprendente, ma il crimine di guerra è molto più recente di quel che non si pensi. L'idea in sé esiste da sempre, come esiste dall'epoca dei romani il diritto bellico, la cui violazione comporta appunto il crimine. Ma il riconoscimento a livello internazionale, in effetti, risale solo a dopo la Seconda Guerra Mondiale con le Convenzioni di Ginevra del 1949, mentre una legislazione specifica e l'istituzione di un tribunale ad hoc avviene solo nel 1998 con lo Statuto di Roma che istituisce la Corte Penale Internazionale.

Nel frattempo si hanno consumate tragedie immani, tra i casi più clamorosi la strage di Srebrenica, quando vennero trucidati 8mila musulmani bosniaci tra uomini e ragazzi, e il massacro dei Tutsi da parte degli Hutu in Ruanda, in cui vennero uccise tra le 500mila e il milione di persone in soli 90 giorni. In quel caso l'Onu per giudicare i responsabili di questi crimini istituì dei tribunali appositi sulla base di convenzioni specifiche che permisero di celebrare i processi. Ma appunto restava il problema di una corte permanente che giudicasse sulla base del diritto internazionale. La risposta venne con il Trattato di Roma del 1998, entrata in vigore nel 2002.

Il risultato fu sicuramente un grande passo in avanti per il diritto internazionale con la fissazione di parametri precisi e condivisi. Innanzitutto la definizione di crimini di guerra che sono comportamenti in violazione delle norme che disciplinano l'uso della forza nei conflitti armati come ad esempio colpire delle strutture che ospitano civili, sanitarie, della Croce Rossa internazionale, chi sventola bandiera bianca o chi la usa per nascondersi. E poi la definizione di crimini contro l'umanità che sono assassinio, sterminio, riduzione in schiavitù, deportazione, incarcerazione, tortura, stupro, persecuzione per motivi politici, razziali e religiosi.

Vennero poi stabiliti gli ambiti di applicazione delle competenze e infine il principio in base al quale non si può essere giudicati con legge entrata in vigore successivamente. Insomma un passo importante, ma con un grave difetto: non hanno aderito al Trattato Stati Uniti, Russia e Cina, cioè la prime tre potenze belliche mondiali.

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