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E' partito da ieri, lunedì 1 novembre 2021, lo sblocco dei licenziamenti: cosa succede

Rinnovata intanto la cassa integrazione Covid per altre 13 settimane.

E' partito da ieri, lunedì 1 novembre 2021, lo sblocco dei licenziamenti: cosa succede
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E' un tema che ha diviso da mesi, tra favorevoli e contrari, ma che ora è diventato vera attualità. A partire da ieri, lunedì 1° novembre 2021, è partito lo sblocco dei licenziamenti anche per il terziario, le piccole imprese, l’artigianato e tre comparti dell’industria: il tessile, l’abbigliamento e la pelletteria.

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Dal 1° novembre è scattato lo sblocco dei licenziamenti

Il divieto di licenziare è stato determinato come misura straordinaria per affrontare una situazione di emergenza come la pandemia Covid, che ha duramente colpito anche a livello economico l'Italia (e il mondo intero). Una decisione presa dal Governo Conte a marzo 2020 e proseguita a colpi di proroghe sino ai giorni nostri. Ma ora è tempo di cambiare.

Dopo lo sblocco del 30 giugno per la grande industria e l'edilizia, a partire dal 1° novembre 2021 è scattato lo sblocco dei licenziamenti per i settori per i quali era stato prorogato: terziario, piccole imprese, artigianato e tre comparti più flagellati dalla crisi Covid ossia tessile, abbigliamento e pelletteria. Anche per i lavoratori di questi settori quindi dal 1° novembre 2021 è possibile il licenziamento collettivo o per giustificato motivo oggettivo come crisi aziendale. Solo quando si è finito però di usare tutta la cassa integrazione Covid disponibile.

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Il rinnovo della cassa integrazione

La fine del blocco non è il solo provvedimento preso in autunno dall'Esecutivo. Nel medesimo decreto, il Governo ha infatti deciso di prorogare la cassa integrazione Covid per un massimo di 13 settimane per le piccole imprese del terziario, commercio, artigiani, giornalisti (a condizione che abbiano esaurito le 28 settimane della precedente proroga), per un massimo di 9 settimane per tessile-abbigliamento-pelletteria (se hanno esaurito le 17 settimane precedenti).

I datori di lavoro mentre usano la cassa Covid non possono licenziare, a meno di accordi collettivi raggiunti con i sindacati maggiormente rappresentativi sugli esodi incentivati, cessazione definitiva d'attività d’impresa o messa in liquidazione.

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Che impatto avrà?

Quello che si domandano tutti è però che impatto avrà lo sblocco dei licenziamenti. Come detto, per i settori per cui è già stato attivato non sembra abbia avuto le temute conseguenze devastanti.

Secondo l'osservatorio Banca d'Italia-Ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie delle aziende, pubblicato a settembre e aggiornato al 31 agosto 2021, il numero delle cessazioni di rapporti lavorativi nei settori edilizia e industria è rimasto al momento modesto. In sintesi ci dice che:

  • a luglio sono scattati 10mila licenziamenti nei due comparti considerati, che ragionevolmente i datori l'avevano già in canna e li hanno concretizzati appena scaduto il divieto. Nel computo del mese non siamo distanti dal luglio 2019.
  • ad agosto, complice la ripresa dell'economia, i licenziamenti si sono attestati su valori estremamente contenuti, almeno per i dipendenti a tempo indeterminato, all'incirca 4 milioni tra edilizia e industria manifatturiera e che meno bene è andata per i rapporti a termine e le collaborazioni. Ma è un tipico fenomeno a due facce e di portata più generale perché quasi il 90% dei posti di lavoro creati dall'inizio 2021 è stato attivato con un contratto a termine.

In attesa dei dati completi di settembre e ottobre, insomma, l'emorragia di posti di lavoro sembra essere stata scongiurata dalla forte ripresa delle attività economiche. Il muro, quando serviva ha retto. Dal primo novembre, per i regolatori, non serve più.

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