crescita esponenziale

Lavoro, la grande fuga: boom di dimissioni volontarie durante la pandemia in Italia

Non è necessariamente un fattore negativo. Gli scenari possibili per il post Covid.

Lavoro, la grande fuga: boom di dimissioni volontarie durante la pandemia in Italia
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Mentre scatta il giorno "X" del tanto chiacchierato sblocco dei licenziamenti, l'Italia fa in conti con un fenomeno decisamente nuovo per il  nostro Paese: il boom delle dimissioni volontarie dei lavoratori. Una situazione che si è acuita particolarmente durante la pandemia, anche se il dato sembra paradossale.

Durante la pandemia boom di dimissioni in Italia

Il fenomeno delle "grandi dimissioni" è molto diffuso soprattutto negli Stati Uniti, dove - ad esempio - nell'agosto 2021 ha riguardato ben 4,5 milioni di americani, pari al 3% della forza lavoro del Paese. Ma  in Europa anche Gran Bretagna e Germania sono abituate a un mercato del lavoro più "fluido". Una situazione che però sembra avere preso piede anche in Italia negli ultimi due anni. Le cause possono essere molteplici: dagli orari, alla paga non soddisfacente, sino all'esaurimento nervoso o ai cattivi rapporti con i colleghi.

I numeri italiani delle dimissioni volontarie

I dati sono quelli del Ministero del Lavoro e ad analizzarli è stato - in un'intervista su Radio Popolare - Federico Armilleri,  economista e  assistente di ricerca alla London School of Economics.

I numeri dicono che nel secondo trimestre del 2021 (aprile-giugno), in Italia 484mila lavoratori si sono dimessi volontariamente. Un numero cresciuto del 37% rispetto ai tre mesi precedenti e addirittura dell'85% in rapporto allo stesso periodo del 2020.

Colpa  del Covid che ha paralizzato il mercato del lavoro nel 2020? No, perché il dato è in crescita rispetto al 2019 del 10%.

"In pratica uno su cinque ha chiuso il proprio  rapporto di lavoro in modo volontario durante la pandemia - ha spiegato Armilleri - Il dato cresce al 23% se parliamo degli uomini e al 15% tra le donne".

Non per forza un dato negativo

Ma una volta fuori dalla pandemia, cosa succederà? Il boom delle dimissioni sarà soltanto un fenomeno temporaneo o sarà l'inizio di una situazione strutturale?

"Intanto diciamo che non è per forza un dato negativo - ha proseguito - A volte le dimissioni numerose sono un segnale di vitalità, e ci sono casi in cui sono anche un 'driver' di ripresa".

Dopo la pandemia: ritorno alla normalità...

Il primo scenario possibile è il ritorno alla "normalità".

"Può darsi che la pandemia abbia in qualche modo avuto un effetto di congelamento sul nostro mercato del lavoro e che anche le politiche messe in atto per traghettare il mercato nel modo più sicuro durante la crisi abbiano provocato questo 'scongelamento' una volta che vediamo la luce.  Potrebbe trattarsi anche di dimissioni programmate o posticipate anche a seguito del blocco dei licenziamenti".

... o cambio di mentalità?

Se invece la situazione si mantenesse su questi livelli saremmo di fronte a un cambio di mentalità importante.

"Sarebbe in questo caso come se il Covid avesse modificato in qualche maniera il modo di approcciarsi al lavoro degli italiani, magari rafforzando dei trend già presenti, andando a implementare gli spostamenti verso professioni dell'area sanitaria, della cura della persona o delle tecnologie digitali. Ad ogni modo sarebbe poi interessante vedere quanto durerà questo fenomeno, per il quale servirebbero poi delle specifiche politiche pubbliche".

 

 

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