Quanto guadagnano i senatori a vita: stipendio, benefit, pensione e rimborsi (che risparmieremo con l'abolizione)
Il Governo lavora per l'abolizione di queste cinque figure attualmente in carica
Nell'ambito della riforma sul premierato, il Governo Meloni ha accelerato sull'abolizione dei senatori a vita. Fra polemiche e soddisfazioni, vediamo il "peso" economico di queste figure entrando nel dettaglio, in modo da farsi un'idea il più possibile attinente alla realtà: calcolatrice alla mano.
Verso l'addio ai senatori a vita: gli stipendi
Iniziamo con il chiarire: l'abolizione dei senatori a vita era contenuta nei primi articoli del Ddl sul premierato, passato al vaglio del Senato tra mille polemiche. Perché si concretizzi, però, sarà necessario che l'intero decreto diventi effettivo, passando magari anche dal referendum, sul quale Giorgia Meloni si gioca molto.
In attesa di capire come evolverà la questione, ricordiamo che la nomina dei senatori a vita spetta al presidente della Repubblica ed è stabilita dall'articolo 59 della Costituzione. Non possono essere più di cinque.
Attualmente in carica ci sono:
- Mario Monti
- Elena Cattaneo
- Renzo Piano
- Carlo Rubbia
- Liliana Segre.
Veniamo alla domanda che tutti si pongono: quanto guadagna un senatore a vita, spesso oggetto di critiche? Il lordo mensile ammonta a 17.600 euro al mese che, destinato - ovviamente - a scendere al netto di ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali.
Tutte le voci, i benefits, il fine mandato
Di questa cifra, circa 5mila vengono riconosciuti a titolo di indennità (ma vi sono dei tagli a questo stipendio se il senatore a vita, così come quelli eletti, non partecipa almeno al 30 per cento delle sedute in aula). Questa l'argomentazione del Senato della Repubblica:
La componente principale dello status economico del parlamentare è l'indennità, non soltanto perché è espressamente prevista dalla Costituzione, ma anche perché costituisce il vero "reddito" del parlamentare laddove le altre componenti - di seguito analiticamente indicate - hanno natura di rimborsi spese e sono dunque volte a soddisfare specifiche esigenze.
Poi c'è la diaria.
E' prevista dalla legge n.1261/1965 e spetta a tutti i parlamentari, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno. Periodicamente aggiornata in funzione dell'aumento del costo della vita, la diaria è stata erogata dal 2001 al 2010 nella misura di 4.003 euro al mese. È stata poi ridotta a 3.500 euro a decorrere dal 1° gennaio 2011, per effetto della deliberazione adottata dal Consiglio di Presidenza in data 25 novembre 2010. Sono previste decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. In particolare è penalizzata l'assenza dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte in cui si svolgano votazioni; per quel che riguarda i lavori dell'Assemblea, la decurtazione della diaria si applica se il Senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell'arco della giornata.
Aggiungiamo il rimborso forfetario delle spese generali. A decorrere dal 1° gennaio 2011 i Senatori ricevono un rimborso forfetario mensile di euro 1.650, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche.
Non manca il rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, che ha sostituito, a partire dal mese di marzo 2012, il preesistente "contributo per il supporto dell'attività dei Senatori", che era un rimborso spese interamente forfetario. L'importo complessivo, rimasto invariato, è diviso in una quota mensile di euro 2.090 - sottoposta a rendicontazione quadrimestrale - e in una ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata forfetariamente.
Durante l'esercizio del mandato, i Senatori usufruiscono di tessere strettamente personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, mediante viaggi aerei, ferroviari e marittimi e la circolazione sulla rete autostradale.
Al termine del mandato parlamentare, il Senatore riceve dal Fondo di solidarietà fra i Senatori l'assegno di fine mandato, che è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. Tale assegno viene erogato sulla base di contributi interamente a carico dei Senatori, cui è trattenuto mensilmente il 6,7 per cento dell'indennità lorda.
La pensione
Veniamo ora alla pensione:
Dal 1° gennaio 2012 è stato introdotto il nuovo trattamento previdenziale dei parlamentari, basato sul sistema di calcolo contributivo già adottato per il personale dipendente della Pubblica Amministrazione. Il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo: l'ex parlamentare ha infatti diritto a ricevere la pensione a condizione di avere svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni e di aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni. Coerentemente con quanto previsto per la generalità dei lavoratori, anche ai Senatori in carica alla data del 1° gennaio 2012 è applicato un sistema pro rata: la loro pensione risulta dalla somma della quota di assegno vitalizio definitivamente maturato, al 31 dicembre 2011, e della quota di pensione riferita agli anni di mandato parlamentare esercitato dal 2012 in poi. La pensione pro rata non può superare in nessun caso l'importo massimo previsto dal previgente Regolamento per gli assegni vitalizi.
E' prevista la sospensione del pagamento della pensione qualora l'ex Senatore sia rieletto al Parlamento nazionale ovvero sia eletto al Parlamento europeo o ad un Consiglio regionale. Disposta la cessazione dell'erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni agli ex senatori condannati in via definitiva per reati di particolare gravità.