Il nodo coperture

Ecco come il Governo vorrebbe tagliare le liste d'attesa nella Sanità (ma le Regioni sono scettiche)

Vincenzo De Luca ha definito l’iniziativa una “frottola propagandistica” priva di fondi adeguati

Ecco come il Governo vorrebbe tagliare le liste d'attesa nella Sanità (ma le Regioni sono scettiche)
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Pronte le prime misure del Governo Meloni da discutere nel Cdm per accorciare le liste d’attesa nella sanitàUn decreto legge con misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e un Ddl con misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie.

Sala del Consiglio dei Ministri

Ma le Regioni sono scettiche perché, ed è evidente, non è chiaro da dove si potrebbero recuperare - nel concreto - le risorse per mettere una pezza ad un problema ormai strutturale nel Paese.

Andiamo a vedere, nel dettaglio, quali sono i provvedimenti che l'Esecutivo intende mettere in campo.

Liste d'attesa infinite nella sanità: cosa intende fare il Governo

Taglio alle liste di attesa nella sanità. È questo il tema al centro del consiglio dei ministri che si riunisce martedì 4 giugno 2024, a Palazzo Chigi, con all'ordine del giorno, la discussione sul decreto legge riguardante "misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie". Meloni punta a portare a casa la misura prima del voto per le Europee.

La premier Meloni

La strategia si articola in due fasi: un decreto legge "leggero" che non richiede ingenti risorse finanziarie e che prevede misure immediate e di impatto organizzativo. Successivamente, un disegno di legge (Ddl) più complesso che includerà provvedimenti che necessitano di maggiori risorse, con tempi di approvazione più lunghi.

Fra le misure che il Governo intende introdurre figurano: l’aumento del tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario dal 10 al 15%, con l’obiettivo di abolire completamente il tetto entro il 1° gennaio 2025.

Il  mini-decreto prevede anche le visite e gli esami nel weekend, il Cup unico per la prenotazione e infine il monitoraggio dei tempi che sarà affidato all'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, vigilata dal ministero della Salute, per bilanciare domanda e offerta e l'interoperabilità dei sistemi regionali.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che il decreto legge prevede inoltre un’agenda pubblica di prenotazione con disponibilità nel pubblico e nel privato convenzionato, oltre a una piattaforma nazionale per monitorare le carenze. Prevista anche una riduzione dell’imposta sugli straordinari del lavoro medico dal 43% al 15% e lo stanziamento di 80 milioni di euro per la salute mentale, un problema in crescita tra i giovani.

Il ministro della Salute Schillaci

Durante il programma Cinque minuti, Schillaci ha chiarito:

"Alcune misure saranno subito operative dopo il Consiglio dei ministri. Penso all'aumento del tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario, che passerà dal 10% al 15%".

Infine le Regioni assegneranno ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d'attesa. Il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall'elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi. Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste d'attesa.

I dubbi delle Regioni

Sulle liste di attesa, nel pomeriggio di lunedì 3 giugno 2024, i tecnici del ministero della Salute hanno incontrato le Regioni. Il nodo fondamentale rimane comunque la definizione delle risorse.

Raffaele Donini

"Un incontro garbato nei toni - lo ha definito Raffaele Donini, assessore alla salute dell'Emilia-Romagna e coordinatore della commissione salute della Conferenza delle Regioni - ma con qualche motivo di imbarazzo per le Regioni" perché "noi non sappiamo ancora ad oggi quali siano i testi di un eventuale decreto e di un disegno di legge nè di eventuali coperture. Ci piacerebbe contribuire alla genesi della norme, non fare solo osservazioni quando approvate. Da un'autonomia differenziata si passa direttamente a una autonomia nell'indifferenziata. Sono stati detti per sommi capi i contenuti. Abbiamo capito che potrebbero esserci un disegno di legge e un decreto, ma non abbiamo informazioni sui dettagli e nemmeno sulle coperture. Abbiamo capito che si dovrebbero rafforzare i poteri ispettivi di Agenas nei confronti delle singole aziende sanitarie, cosa per noi assolutamente inaccettabile".

Critiche sono arrivate anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca ha definito l’iniziativa una “frottola propagandistica” priva di fondi adeguati, stimando necessari 4,5 miliardi di euro contro i 300 milioni disponibili.

De Luca Salvini
Vincenzo De Luca

"Per raggiungere questo obiettivo serve un nuovo sistema di monitoraggio e servono nuove strutture dove investire le risorse", ha aggiunto sul tema il presidente della Federazione delle aziende ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore.

Pronto soccorso: attese bibliche

Non soltanto liste d'attesa per esami ma anche criticità rilevanti per le urgenze. Hanno infatti fatto molto discutere i dati emersi, poche settimane fa, dell'Osservatorio della Società italiana di medicina d'Emergenza -Urgenza (Simeu). Nel 2023 il tempo medio di permanenza si è attestato a 31 ore, il 25% in più - ben 6 ore - rispetto al 2019.

Pronto Soccorso

"È un dato impressionante - secondo il responsabile dell’Osservatorio Simeu Andrea Fabbri - che deve essere spiegato: a fronte di una diminuzione del numero totale degli accessi di pronto soccorso, l’incremento relativo di pazienti così anziani provoca un aumento, in termini assoluti, di oltre 250.000 casi. Ma è ancora più importante comprendere che è la composizione della popolazione del pronto soccorso a mutare profondamente. Le esigenze cliniche e assistenziali di pazienti così anziani moltiplicano l’impegno necessario da parte di tutti gli operatori (medici, infermieri, operatori soci sanitari) per un fattore di incremento che è certamente superiore alla semplice differenza numerica".

Il tema della complessità delle lunghe attese in sanità, legato alla mutevolezza della società, torna anche nelle riflessioni, affidate a Quotidiano Sanità, di Claudio Maffei. Medico in pensione che ha lavorato nel Servizio Sanitario delle Marche, dove ha svolto ruoli di Direzione Sanitaria:

"Le liste di attesa sono un problema complesso che non si comprime per forza di misure straordinarie e improvvisate, sono un problema con cui un sistema sanitario maturo deve imparare a convivere adattando di continuo le misure necessarie per governarlo. Ma la sanità populista non è all’altezza della complessità del problema e ama slogan e misure a effetto, come tali inutili quando non dannose."

Le critiche dell'opposizione

Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria Pd, affonda:

"Se le anticipazioni del ministro Schillaci si confermeranno - e sempre che il Mef dia il via libera alle misure previste nella bozza di decreto in discussione oggi al CdM - siamo di fronte ad un'autentica presa in giro. Un provvedimento non concordato con le Regioni, che, anziché andare alla radice del problema delle liste d'attesa, prosegue con scelte fallimentari, come aumentare l'acquisto di prestazioni dal privato convenzionato, senza prefigurare la svolta necessaria su risorse e assunzioni nella sanità pubblica. Infatti - aggiunge - tutte le altre misure di sostanza - tra cui il tante volte promesso superamento del tetto di spesa per il personale - andrebbero a finire in un disegno di legge con tempi e coperture finanziarie del tutto indefiniti. Il governo ha avuto più di un anno e mezzo per analizzare lo stato di criticità del Ssn e per ascoltare la voce di medici, infermieri, tecnici, amministratori locali e regionali e capire che i nodi da sciogliere sono quelli dei fondi e del personale. Promettere ambulatori aperti nel fine settimana senza metterci soldi e professionisti non è una cosa seria, è uno spot elettorale, un insulto per i lavoratori e le lavoratrici della sanità che non ce la fanno più, un gioco cinico sulla pelle delle persone che hanno bisogno di cure e non sono abbastanza ricchi da rivolgersi al privato".

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