ambiguità e mercati

Dazi, mediazione Usa-Cina: Pechino cala al 10%, Washington al 30%

Trump: "Sarà una grande vittoria per entrambi i Paesi"

Dazi, mediazione Usa-Cina: Pechino cala al 10%, Washington al 30%
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Un nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina è stato annunciato a Londra nelle scorse ore, confermando i termini già delineati nelle scorse settimane a Ginevra. Le due potenze economiche mondiali hanno raggiunto un’intesa preliminare che, almeno per ora, mantiene invariati i livelli tariffari concordati precedentemente: gli Stati Uniti ridurranno le tariffe sui prodotti cinesi al 30%, mentre Pechino applicherà una tariffa del 10% sulle importazioni americane. La notizia è stata confermata da un funzionario dell'amministrazione statunitense al Wall Street Journal.

I dettagli dell'intesa sono scarsi. La Cina si è impegnata ad allentare i controlli alle esportazioni di terre rare e magneti. In cambio gli Stati Uniti si sono detti disponibili a rimuovere alcune restrizioni all'export, anche sui chip, e ad ammettere gli studenti cinesi nei college e nelle università americane.

Dazi, mediazione Usa-Cina: Pechino cala al 10%, Washington al 30%

Tuttavia, permane una certa confusione sulla reale portata dell’accordo, alimentata dalle dichiarazioni del presidente Donald Trump. In un post pubblicato su Truth Social, Trump ha parlato di un 55% di dazi "ottenuti dalla Cina", un dato che sembra però derivare dalla somma di diverse componenti: le tariffe già stabilite a Ginevra (20% per il coinvolgimento della Cina nel traffico di fentanyl e 10% di tariffa base applicata a tutti i Paesi), oltre a quelle già in vigore dal suo primo mandato alla Casa Bianca.

La Casa Bianca però è subito intervenuta per precisare che la cifra indicata da Trump include i dazi al 30% imposti negli ultimi mesi (10% quelli universali e 20% quelli sul fentanyl) e quelli del 25% che erano in vigore in precedenza. Nonostante il chiarimento ufficiale, che ha spazzato via la confusione creata da presidente, la scarsità di dettagli lascia scettici i mercati preoccupati dal fatto che all'intesa manchi la firma dei due presidenti.

Un’intesa "in linea di principio"

Il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick ha dichiarato che "le due maggiori economie del mondo hanno raggiunto una stretta di mano per un accordo quadro", aggiungendo che la sua attuazione sarà subordinata all’approvazione dei rispettivi leader: il presidente Donald Trump per gli Stati Uniti e il presidente Xi Jinping per la Cina.

Da parte cinese, anche Li Chenggang, alto negoziatore presente ai colloqui di Londra, ha confermato che le delegazioni "si sono accordate in linea di principio".

Trump, sempre attraverso Truth, ha aggiunto ulteriori dettagli:

"La Cina fornirà tutti i magneti e i minerali rari necessari", specificando che, in cambio, gli Stati Uniti garantiranno l’accesso agli studenti cinesi alle università americane, una misura che – ha sottolineato – ha sempre apprezzato.

Le terre rare

A Trump che parla di Cina che invierà le terre rare negli Stati Uniti per prima, si contrappongono le voci più caute che arrivano da Pechino. Secondo indiscrezioni, la Cina allenterà le restrizioni all'export dei minerali critici "simultaneamente" alla rimozione dei controlli americani sui chip. Pechino intenderebbe inoltre concedere licenze di esportazione di terre rare di soli sei mesi per le case automobilistiche e i produttori americani, lasciandosi così un margine di manovra nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero riaccendersi.

Linguaggio ambiguo e reazioni dei mercati

Nonostante l’annuncio, la chiarezza sui dettagli dell’intesa lascia a desiderare. L’agenzia finanziaria Bloomberg ha definito il linguaggio usato da Trump "confuso e poco chiaro", in particolare sul fronte delle percentuali effettive dei dazi. L’incertezza sui termini precisi dell’accordo ha avuto ripercussioni immediate sui mercati finanziari.

Le nuove minacce di Trump su possibili dazi unilaterali verso i Paesi che non collaborano con gli Stati Uniti hanno generato instabilità, soprattutto nel mercato valutario. Il dollaro ha risentito negativamente delle dichiarazioni, mentre l’euro ha guadagnato terreno, toccando quota 1,1532 dollari – il livello più alto da novembre 2021 – per poi assestarsi a 1,1520, con un incremento dello 0,3%. Al contrario, l’euro è sceso dello 0,2% nei confronti dello yen giapponese, posizionandosi a 165,69.

La Corea del Sud accelera i negoziati con Washington

Nel frattempo, anche la Corea del Sud si muove sul fronte commerciale, cercando di rafforzare i rapporti con Washington in concomitanza con l’insediamento del nuovo governo a Seul.

Il neo ministro del Commercio, Yeo Han-koo, ha annunciato l’intenzione di rilanciare i negoziati con gli Stati Uniti, sottolineando che si punta alla creazione di "un nuovo quadro strutturale per una cooperazione reciprocamente vantaggiosa in ambito industriale, commerciale e di investimento" per i prossimi cinque anni.

L'iniziativa arriva a meno di un mese dalla scadenza della sospensione temporanea dei dazi reciproci imposti durante il mandato di Trump, e rappresenta un tentativo concreto di rafforzare i legami economici tra i due Paesi, approfittando del nuovo corso politico sudcoreano.

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