Come si calcola il quoziente familiare e come potrebbe cambiare bonus e assegno unico per i figli
Già introdotto per il Superbonus per le bollette, potrebbe essere allargato a tutto il sistema fiscale.
Il Governo vuole mettere mano alla fiscalità "rivoluzionando" l'Irpef e introducendo un nuovo metodo di tassazione. Nelle ultime ore si parla di quoziente familiare: ma di cosa si tratta? E soprattutto, come potrebbe cambiare la nostra vita?
Cosa è il quoziente familiare e come funziona
L'idea di fondo è molto semplice: si sommano i redditi di moglie e marito e si dividono per il numero di componenti della famiglia, ottenendo un importo sul quale viene applicata l'aliquota.
In sostanza, per i single verrebbe considerato interamente il reddito, per una coppia senza figli il reddito medio, per le coppie con più figli il reddito complessivo diviso per il numero di componenti del nucleo. I familiari a carico verrebbero calcolati 0,5. Va da se che il sistema sembrerebbe penalizzante per chi vive solo mentre premierebbe le famiglie più numerose.
Il sistema francese
Un sistema che si basa più o meno su quanto viene applicato in Francia. Oltralpe, il coefficiente è pari a 1 per i single, 2 per le coppie senza figli, mentre per i primi due figli viene considerato 0,5. Per ogni figlio a partire dal terzo si aggiunge una "quota".
In Francia poi le aliquote sono le seguenti:
- Fino a 10.225 euro: 0%
- Da 10.226 a 26.070 euro: 11%
- Da 26.071 a 74.545 euro: 30%
- Da 74.546 a 160.336 euro: 41%
- Oltre 160.336 euro: 45%
Per capirci ancora meglio su come funziona il sistema francese qui trovate le simulazioni su vari casi presi in esame per capire meglio il funzionamento. (Va considerato che il sistema di tassazione in Italia è differente, ma almeno possiamo farci un'idea).
Come potrebbe cambiare i nostri bonus
Il quoziente familiare è già stato introdotto per calcolare il limite di reddito per l'accesso al Superbonus per le abitazioni unifamiliari: viene calcolato dividendo la somma dei redditi complessivi del contribuente e del coniuge (nel caso ci sia) per un numero dei componenti del nucleo familiare.
Difficile arrivare però a una riforma strutturale che coinvolga altri ambiti in tempi rapidi, anche se il Governo Meloni ha dato già l'impressione di voler intervenire massicciamente sulla questione, anche se in modo graduale.
Se questo venisse applicato, dunque, cambierebbe di molto anche tutti gli altri bonus che si basano principalmente sull'indicatore Isee (che dunque verrebbe praticamente "pensionato"), a partire dall'assegno unico per i figli.
Chi ci guadagna?
Ma chi ci guadagnerebbe? Verrebbe da pensare che a giovarsi principalmente sarebbero le famiglie con tanti figli. Diversi economisti, inoltre, sostengono che un sistema del genere - applicato senza una revisione delle aliquote - avvantaggerebbe i redditi alti.
Marattin (Italia Viva): "Disincentiva il lavoro femminile"
Tra i critici c'è anche Italia Viva, che per voce del deputato Luigi Marattin, non ha risparmiato critiche alla proposta, che a suo giudizio disincentiverebbe il lavoro femminile:
"Nella scorsa legislatura, nell’ambito dei lavori per la riforma fiscale, la politica - tra i numerosi altri temi - ha studiato a lungo il quoziente familiare (le Commissioni Finanze di Camera e Senato passarono sei mesi ad ascoltare esperti, approfondire documenti, discutere, fare sintesi). Dopo aver studiato, Fratelli d’Italia ha continuato ad essere a favore. Tutti gli altri partiti erano contrari.
Il motivo è semplice: il quoziente familiare scoraggia l’offerta di lavoro femminile che, assieme alla crescita nulla della produttività, è esattamente il motivo per cui l’Italia da decenni cresce in media molto poco.Questo a sua volta accade per un motivo ancor più semplice. Immaginate una famiglia composta da due persone. Ci sono due possibilità: o lavora solo uno (caso 1), o lavorano entrambi (caso 2).
Iniziamo dal caso 1.
Diciamo che chi lavora ha un imponibile di 35.000, quindi ora ha un’aliquota marginale del 35%. Col quoziente familiare, conta il reddito diviso per due. Quindi 17.500, che ha un’aliquota marginale del 25%. Anche se poi deve ri-moltiplicare l’imposta risultante per i componenti della famiglia (=2), indubbiamente questa famiglia ci guadagna. E ovviamente, ci guadagna di più tanto maggiore è il reddito di colui che lavora, perlomeno fino ad un certo punto della scala dei redditi.
Ma il componente che non lavora (che di solito è la donna) ha incentivo a trovare un lavoro?
Nessuno. Perché se lo fa, il primo euro ha un’aliquota marginale del 25%, perché il meccanismo di somma col reddito del marito colloca quell’euro già al secondo scaglione.Il caso 2 (entrambi lavorano), se - come purtroppo spesso accade - la donna guadagna meno dell’uomo, ha un effetto persino peggiore: la donna non ha incentivo a lavorare perché il suo reddito - essendo sommato a uno più alto - viene tassato di più rispetto ad oggi.
Finora non vi sarà sfuggito che in questo sistema i vantaggi sono massimizzati nel caso di una famiglia in cui solo uno lavora e - per la progressività delle aliquote Irpef - in cui il reddito di costui è particolarmente alto.
Non un grande obiettivo di policy, ecco.C’è una possibile obiezione: “non stai considerando una famiglia con figli!”. È vero: il quoziente familiare favorisce maggiormente le famiglie con più figli. Ma per raggiungere questo sacrosanto obiettivo ci sono strumenti molto più semplici ed efficaci: l’assegno unico universale introdotto da Elena Bonetti.
Non rende necessario fare calcoli fiscali complicati (quoziente ecc) ma semplicemente dà un assegno ogni mese per ogni figlio che hai, a partire addirittura dal settimo mese di gravidanza. E nella nostra idea, questo assegno deve ulteriormente aumentare.
Per questi motivi, tutte le forze politiche nella scorsa legislatura (tranne FdI) giudicarono il quoziente familiare una scelta sbagliata e votarono di conseguenza. Cosa sia cambiato oggi - pochi mesi dopo - per Lega e FI non è dato saperlo.Noi facciamo una controproposta. Non abbiamo bisogno di scoraggiare l’offerta di lavoro femminile: abbiamo bisogno esattamente dell’opposto. Per cui proponiamo una tassazione agevolata triennale per le donne che entrano (o rientrano) nel mercato del lavoro.
Esattamente l’opposto del quoziente familiare.
Il governo Meloni ha fatto debuttare il quoziente familiare nel (già di per se controverso) caso del Superbonus, ma ha annunciato di volerlo estendere a tutto il sistema fiscale".
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