Effetto perverso

Video TikTok razzismo contro i cinesi: gogna mediatica travolge anche un incolpevole imprenditore

A finire nell'occhio del ciclone per un'omonimia Luigi Di Tuccio, che con le tre studentesse del treno Como-Milano non c'entrava nulla

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Sul caso del video delle tre studentesse che hanno fatto commenti razzisti contro una donna cinese, che su TikTok ha quasi raggiunto le 20 milioni di visualizzazioni, in questi ultimi giorni si è venuto a verificare un imprevisto non di poco conto che ha visto come protagonista, per sua sfortuna, un imprenditore di Cerignola, Comune pugliese a chilometri e chilometri di distanza da Milano, luogo dove sono avvenuti i fatti incriminati. Ma come è stato possibile tutto ciò?

Nei commenti del filmato che ha fatto il giro del Web sono stati citati i nomi delle tre ragazze, ma per un puro caso di omonimia uno di loro è stato riferito a quello di un collaboratore di un'azienda agrobiologica in Puglia, che è stata quindi taggata sotto il post. Immediatamente, nei suoi confronti, è partita una shitstorm, ossia un'ondata di odio social che ha generato, dal nulla, grossi problemi all'attività lavorativa pugliese.

Video studentesse TikTok: imprenditore finito per sbaglio preda di una shitstorm

Una vicenda completamente inaspettata per la quale ha dovuto necessariamente correre ai ripari e agire in tutti i modi per spiegare come fosse del tutto estraneo ai fatti. Luigi Di Tuccio, titolare dell'azienda agrobiologica Antica Enotria di Cerignola (Puglia), nella mattinata di mercoledì 26 aprile 2023, ha dovuto necessariamente aprire una pagina su TikTok della sua attività, sebbene non avesse mai avuto bisogno di frequentare quella piattaforma social, neanche per pubblicizzare la sua attività.

Il motivo, purtroppo per lui, ha avuto a che fare con il filmato, divenuto virale proprio su TikTok nei scorsi giorni, nel quale si vedono tre ragazze universitarie prendere di mira con commenti razzisti una donna cinese. Un video pubblicato online dall'influencer pakistana Mahnoor Eucheph e che in pochissimo tempo, producendo una forte ondata di indignazione, ha generato quasi 20 milioni di visualizzazioni.

Al di là della gogna mediatica toccata alle ragazze (le quali si sono scusate pubblicamente, anche se l'influencer, particolarmente ferita per quanto accaduto, le ha rispedite al mittente), il caso, come detto, ha prodotto un effetto secondario inaspettato che ha visto come protagonista proprio Luigi Di Tuccio e la sua azienda. Nei commenti di quel video virale, infatti, sono stati fatti i nomi delle tre studentesse e uno di questi, per pura coincidenza, è omonimo con quello di un collaboratore dell'Antica Enotria. Sotto al post, quindi, quando uno degli utenti ha citato e taggato, per sbaglio, il nome dell'azienda agribiologica di Cerignola, immediatamente si è partita una vera e propria shitstorm nei confronti dell'attività di Luigi Di Tuccio.

Centinaia di messaggi, mail e recensioni su Google che sostenevano che il collaboratore fosse il padre di una delle ragazze di Milano e che additavano l'Antica Enotria come razzista.

Quest'ultimo, a quel punto, si è trovato tra le mani una gravissima gatta da pelare.

Un caso di omonimia

Innanzitutto, Luigi Di Tuccio ha agito sulla stessa piattaforma social nella quale la sua azienda era finita nella bufera. Su TikTok è stata aperta una pagina ufficiale dell'Antica Enotria. Il titolare dell'attività di Cerignola ha quindi pubblicato un video di due minuti nel quale spiega apertamente l'errore commesso e che il nome del suo collaboratore non c'entra nulla con le tre studentesse milanesi.

Interpellato dal Corriere della Sera, poi, Luigi Di Tuccio ha raccontato nei dettagli quanto gli è accaduto:

"Nei commenti sotto il video, dopo aver trovato il nome di una delle ragazze, qualcuno l’ha associato a quello di un nostro storico collaboratore, che per caso ha lo stesso cognome, riconoscendolo come suo padre. Allora hanno inserito il link alla pagina Instagram dell’azienda. Nella notte tra il 25 e il 26 aprile sono arrivate centinaia e centinaia messaggi. Alla pagina dell’attività come a quella privata del presunto padre".

Il titolare dell'Antica Enotria spiega che nei messaggi ricevuti in tantissimi li hanno additati come razzisti:

"Erano minatori: 'Voi siete razzisti'. Ma non solo messaggi. Oltre alle mail e alle chiamate dall’Inghilterra di privati che mi urlavano parolacce, mi preoccupano molto le recensioni fake comparse su Google dopo i fatti".

Sebbene inizialmente Luigi Di Tuccio non avesse capito da dove provenisse tutto quest'odio improvviso, è stato grazie alla nipote 19enne che l'imprenditore pugliese ha compreso tutto. A quel punto ha voluto aprire il profilo TikTok dell'Antica Enotria per placare ogni tipo di polemica che si era venuta a creare.

"Alcuni hanno capito. Altri forse non hanno ancora letto. Adesso però il flusso è rallentato e spero che diminuisca ancora nelle prossime ore".

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