Altre testimonianze

Un'inondazione senza freni le confessioni degli abusi delle ginnaste. Le inadeguate scuse del Coni

Anche Alice Aiello si unisce alle voci delle ginnaste che vanno ad alimentare il polverone sull'ambiente delle Farfalle Azzurre.

Un'inondazione senza freni le confessioni degli abusi delle ginnaste. Le inadeguate scuse del Coni
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Dopo il polverone scoppiato qualche giorno fa, con le prime denunce riguardo insulti, proibizioni alimentari e l'incubo della bilancia, sul team d'eccellenza delle Farfalle Azzurre continuano a moltiplicarsi le testimonianze di abusi nel mondo della Ginnastica Ritmica. Alle parole di Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, si aggiungono anche quelle dell'ex ginnasta Alice Aiello che, sui social, afferma:

"Erano tante le torture psicologiche. Più passavo il tempo in quella palestra e più il mio corpo si ammalava".

Farfalle Azzurre nella bufera, la testimonianza di Alice Aiello

Continua a complicarsi la situazione per le Farfalle Azzurre della Ginnastica Ritmica dopo che la madre di due ragazze minorenni, ha affidato la sua testimonianza ai pm di Brescia, confermando, di fatto, le pesanti accuse di Nina Corradini e Anna Basta, ex atlete che avevano scoperchiato il vaso di Pandora raccontando di umiliazioni costanti, pressioni, pesanti proibizioni alimentari e insulti subiti durante gli anni da azzurre all'Accademia di Desio.

Alle loro testimonianze, in questi giorni, si sono sommate quelle di altre ex ginnaste, come ad esempio Giulia Galtarossa, ma anche la più recente di Alice Aiello che, ai propri social media, ha affidato tutto il suo racconto.

 

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Grazie alla solidarietà di Nina Corradini, Alice Aiello, 21 anni e originaria di Catania, è voluta tornare con la memoria sulle ombre che l'hanno portata a lasciare lo sport che amava, condividendo con la Rete la sua esperienza nella ginnastica ritmica.

"Avevo 11 anni quando decisi di trasferirmi a Chieti per realizzare i miei sogni. All'inizio tutto rose e fiori, poi iniziarono i problemi che io, troppo piccola, non riuscivo neanche a capire. Pesavo sì e no 30 chili quando mi trasferii lì, ma già dal primo momento, come per prassi, mi fecero salire sulla bilancia. Ho avuto la fortuna di essere stata sempre magra di natura, ma venivo pesata due volte al giorno lo stesso.

Alice Aiello, 21enne di Catania

Tutte le mattine avevo l'incubo delle conseguenze che potevano avere quei 100 grammi in più sulla bilancia e più passavo il tempo in quella palestra e più il mio corpo si ammalava senza che io me ne rendessi conto. A 14 anni il mio corpo ha smesso di crescere. Dai controlli a lastra al polso indicava che la mia età ossea era rimasta quella di una bambina di 9 anni, quando ne avevo quasi 15".

Ma non solo il peso era fonte di malessere:

"Erano tante le torture psicologiche per me ed era un incubo anche la scuola, per le mie allenatrici doveva essere vietata, non sarei mai diventata una brava ginnasta se continuavo ad andare scuola".

Poi la scelta di andarsene e la ripartenza in palestra alla scuola di Fabriano. Le sue parole, ovviamente, non sono passate inosservate, scatenando un'ondata di reazioni, tra chi ha condannato l'ambiente malsano creatosi nello sport di alto livello e chi ha tacciato di scarsa disciplina le atlete.

Postando una sua foto di lei sorridente mentre ripercorre la sua carriera nel mondo della Ginnastica Ritmica, Alice ha aggiunto:

"Vorrei chiedere a quel padre che ha scritto che nessuno ci puntava una pistola alla testa per restare in palestra, a tutte quelle allenatrici che hanno condiviso questo pensiero e a quelle altre che stanno scrivendo che non ci sono più le ginnaste di una volta... avete mai visto gli occhi di una bambina che ama questo sport? Ecco i miei nella prima foto. Il sacrificio si sopporta per ciò che si ama, la violenza e l'umiliazione no".

 

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Le inadeguate scuse del Coni

Sul polverone scoppiato nell'ambiente della Ginnastica Ritmica, con un'indagine in corso e l'intervento del presidente della Federginnastica, Gherardo Tecchi, che promette controlli e cambiamenti, si è espresso anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che si è scusato con le Farfalle.

Per il primo esponente del Comitato olimpico nazionale italiano nella ginnastica le cose devono cambiare con la costituzione di nuove regole. Queste le parole di Malagò in un'intervista a La Repubblica:

"Stiamo parlando di un movimento che ha 150 mila iscritti 500 mila praticanti, per altro in grandissima maggioranza bambine. Bisogna capire, una volta accertati i casi – perché, ricordiamolo, ancora nessun giudice si è espresso – la reale dimensione del fenomeno.

Giovanni Malagò, presidente del Coni

La ginnastica più di altri sport ha nella questione del peso, uno dei suoi aspetti cruciali. Un certo grado di rigore e di “durezza” è inevitabile. Diverso è quando si passa la linea e dal rigore si sconfina nella violenza, nell’umiliazione, nella vessazione. Però ripeto, tutto questo deve ancora essere accertato".

Quando viene fatto presente al presidente del Coni che per anni la federazione ha insabbiato le accuse, Malagò risponde:

"Il paradosso di questa storia – non sto giustificando nessuno – è che proprio la Federginnastica aveva creato un organismo che più volte avevo indicato alle altre come modello da seguire. Va capito se hanno sbagliato solo i singoli o se c’era un sistema che li ha indotti a sbagliare. In questo secondo caso si potrebbe parlare di responsabilità oggettiva, di tutti, Coni compreso. Se invece ci trovassimo di fronte a tante situazioni autonome, sarebbe solo un problema dei singoli soggetti".

Sul ruolo di Emanuela Maccarani, direttrice del centro di Desio e membro della giunta Coni, Malagò sottolinea:

"E' in assoluto l’allenatrice che ha vinto più titoli. È straordinaria dal punto di vista umano e professionale. Non credo ci siano motivi per mettere in discussione il suo ruolo in Giunta. Il presidente Tecchi ha voluto dare un segnale, non trasformiamolo in un’anticipazione di giudizio. Un conto è la struttura commissariata, un conto è il suo ruolo. Le attuali Farfalle sono legate in modo formidabile a Emanuela e non credo siano plagiate".

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