Uccise il padre per difendere la madre, Alex Cotoia assolto in Appello
Alex dopo la lettura della sentenza: "Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina"
Legittima difesa o premeditazione? Alex Cotoia è una vittima o un omicida a sangue freddo? Per anni il caso è stato di difficile risoluzione.
Alex Cotoia (un tempo Pompa) è il giovane di Collegno che nell’aprile 2020 uccise a coltellate il padre violento Giuseppe Pompa, ed ora la sua storia giunge al termine: è stato assolto nel processo d'Appello bis in corso a Torino.
La lettura della sentenza è arrivata lunedì 13 gennaio 2025. Accolta dunque la tesi degli avvocati del ragazzo che hanno sempre parlato di legittima difesa.
Alex Cotoia assolto in Appello bis
Come racconta Prima Torino, i giudici non hanno pronunciato la parola "assoluzione", ma hanno detto di avere confermato la sentenza di primo grado, che risale al 24 novembre 2021, una bella notizia per Alex Cotoia che ha dichiarato:
"Sono ancora frastornato. Quando i giudici hanno letto la sentenza mi sono voltato verso i miei avvocati perché non sempre capisco cosa viene detto in queste aule. Ora devo metabolizzare, io metabolizzo sempre dopo. Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina".
L'avvocato Claudio Strata ha commentato a caldo:
"E' una gioia indescrivibile. Spero che questa pronuncia, autorevolissima, metta fine alla vicenda".
Il delitto
Il giorno dell’omicidio, il 30 aprile 2020, Giuseppe Pompa aveva spiato la moglie al lavoro e si era infuriato perché un collega le aveva appoggiato una mano sulla spalla.
"Dopo averla chiamata 101 volte al telefono, non appena mia madre era rientrata a casa, lui l’aveva aggredita, sembrava indemoniato - hanno sempre raccontato Alex e Loris - Pensavamo che ci avrebbe ammazzati tutti".
Alex, ai giudici e ai Carabinieri, ha sempre ribadito di aver agito per difendere la madre. Spiegando come avrebbe anticipato la mossa del padre che stava andando in cucina per prendere un coltello. Tesi sostenuta anche dal fratello Loris e dalla signora Cotoia.
I due fratelli, di quel genitore violento, non vogliono più saperne. Entrambi hanno cambiato cognome.
Pochi mesi dopo l’assassinio, il giovane ha sostenuto l'esame di maturità all'istituto alberghiero Prever di Pinerolo pur trovandosi ai domiciliari. Poi, ha conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione, avrebbe voluto continuare a studiare, ma non aveva continuato per timore di finire in carcere e si è messo a lavorare come portiere di notte.
Il processo d'appello
Solo un mese fa durante il processo d'appello, il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi aveva ripercorso tutta la vicenda proiettando immagini della scena del crimine ed evidenziando le incongruenze di quanto raccontato da Alex in tutti questi anni.
L'intento era quello di dimostrare l'assenza di una colluttazione tra Alex e il padre (quindi disarmato e non pericoloso) e la partecipazione ai fatti del fratello Loris.
Il 16 dicembre 2024, erano stati chiesti 6 anni e due mesi di reclusione per Alex che invece oggi può guardare al futuro e come ha detto lui stesso: "trovare il suo posto nel mondo".