Uccise con una fucilata il vicino che stava tentando di demolirgli casa con una ruspa: "Eccessivo"
Un anno fa era stato scarcerato, per il pm andò oltre la legittima difesa: presto la vicenda potrebbe tornare in Tribunale
Era la notte dell'Epifania 2023, il 6 gennaio di un anno fa, quando Sandro Mugnai, 54 anni, uccise a colpi di fucile il vicino di casa Gezim Dodoli, 59 anni, mentre gli stava demolendo casa con la ruspa per ragioni che non si sono mai sapute. Il Gip riconobbe all'artigiano residente in località San Polo, nella periferia di Arezzo, Toscana, la legittima difesa, ribaltando quanto deciso dalla procura che lo fece arrestare per omicidio volontario. Ma ora lo stesso Pm Laura Taddei continua a non trovarsi d'accordo con quanto emesso dal giudice, contestando invece l'eccesso di legittima difesa.
Il vicino stava tentando di demolirgli casa con una ruspa
Il perché Dodoli avesse iniziato a distruggere la casa di Mugnai con la ruspa è una domanda alla quale nessuno ha mai saputo rispondere fino in fondo. Si suppone fra i due non corresse buon sangue e che il 59enne albanese lo stesse dimostrando così.
Quella sera, Mugnai era nella sua abitazione con la famiglia quando il vicino si lanciò contro l'abitazione utilizzando la sua ruspa. Prima sfasciò le auto parcheggiate, poi si diresse verso i muri dell'edificio. Dopo avergli intimato di fermarsi con le urla, Mugnai tirò fuori il fucile da caccia sparandogli cinque colpi, di cui quattro andarono a segno, uccidendolo.
Uccise con una fucilata il vicino: la vicenda giudiziaria
All'epoca dei fatti, il caso dell'artigiano 54enne Sandro Mugnai fece discutere l'intero Paese "guadagnandosi" un grosso clamore mediatico. Il dibattito era tra l'omicidio e la legittima difesa, invocata dagli avvocati e difatti accettata dal Gip. Prima di sparare verso Dodoli, Mugnai scagliò anche una pallottola verso il cielo, in segno di avvertimento.
Un avvertimento non recepito dall'albanese, il quale continuò nella sua opera di demolizione dell'abitazione, difatti poi resa inagibile.
Il giudice del Tribunale di Arezzo Giulia Soldini decise di liberare l'uomo, nonostante il pubblico ministero Laura Taddei avesse chiesto gli arresti domiciliari. A suo giudizio non sussistevano i presupposti per la misura cautelare in carcere dal momento che non si ravvisavano né il pericolo di fuga, né la possibilità di inquinamento delle prove e neppure la reiterazione del reato.
Arrivati ad oggi, il Pm Taddei ha rovesciato tutto, contestando invece l'eccesso di legittima difesa. Il comportamento di Mugnai sarebbe stato "precipitoso e imprudente".
I quattro colpi, dopo il primo di avvertimento esploso verso l'alto, sarebbero stati sparati quando il pericolo era già in fase di diminuzione. Ovvero, l'azione di distruzione di Dodoli stava concludendosi. Questo quanto affermato dal Pm e su questo dovrà ancora una volta difendersi Mugnai.
Nuovo processo?
La difesa ha ora venti giorni di tempo per presentare integrazioni probatorie, depositare memorie o chiedere un nuovo interrogatorio dell'artigiano. Così non fosse, il Pm procederà con la richiesta di rinvio a giudizio, con la possibilità di un nuovo processo.
Gli avvocati di Mugnai sono a lavoro per difendersi dalle nuove accuse, sicuramente complicate dal fatto che al tempo il Pm non riconobbe la legittima difesa. Un fatto che va dalla parte dello stesso Mugnai, creando una difficoltà in più per l'accusa.
Rapporti tesi tra vicini: qualche precedente incredibile
Che i rapporti tra vicini possano essere tesi si sa, ma alle volte la situazione degenera sino a situazioni come quella accaduta stanotte. Giusto per citare qualche caso, come dimenticare il 78enne di Canonica d'Adda (Bergamo) che dopo aver discusso per un parcheggio con il dirimpettaio lo ha investito con un Hummer, venendo accusato di tentato omicidio.
Oppure quanto accaduto ad aprile a Treviglio (Bergamo), dove Silvana Erzemberger, che da tempo nutriva forte sentimento di rabbia nei confronti dei vicini per colpa di un cagnolino che lei giudicava troppo rumoroso, ha sparato a marito e moglie, uccidendo lui.
Ma ci sono anche storie più "leggere", come quella che recentemente è emersa a Pesaro, dove due vicine di casa ventenni sono finite addirittura in Tribunale per colpa delle prestazioni sessuali troppo rumorose di una delle due. Una è una giovane poliziotta che la notte vuol dormire e vivere in serenità quando si trova a casa, l'altra invece una coetanea dalla vita un tantino più movimentata, barista di giorno e amante dei party fino a tarda notte, protagonista di performance sessuali rumorose a stento (o per nulla) trattenute dai muri del condominio. Tanto che il giudice le ha comminato una multa da 200 euro.