procedimento parallelo

Pifferi bis, assoluzioni complete per avvocata e psicologhe: “Nessuna manipolazione dei test per favorirla”

Il pm Francesco De Tommasi le accusava di aver orchestrato una sorta di "operazione" per rappresentare Pifferi come mentalmente compromessa

Pifferi bis, assoluzioni complete per avvocata e psicologhe: “Nessuna manipolazione dei test per favorirla”

Si è concluso con l’assoluzione piena di tutti gli imputati il processo “Pifferi bis”, l’indagine avviata dalla Procura di Milano su un presunto tentativo di costruire un percorso artificiale per far riconoscere ad Alessia Pifferi un “vizio parziale di mente” in grado di attenuare la sua responsabilità per la morte della figlia Diana, lasciata sola in casa per sei giorni nel luglio 2022.

"Pifferi bis", assoluzioni complete per avvocata e psicologhe: "Nessuna manipolazione dei test per favorirla"
Diana Pifferi

Al centro dell’accusa c’erano la sua avvocata, Alessia Pontenani, quattro psicologhe del carcere di San Vittore e il consulente della difesa Marco Garbarini, che secondo il pm Francesco De Tommasi avrebbero orchestrato una sorta di “operazione” per rappresentare Pifferi come mentalmente compromessa.

Il giudice dell’udienza preliminare Roberto Crepaldi, al termine del rito abbreviato, ha però assolto tutti gli imputati da ogni accusa, stabilendo che “il fatto non sussiste”. In un unico caso l’assoluzione è stata pronunciata per “particolare tenuità del fatto”. Le motivazioni saranno depositate entro 30 giorni.

L’accusa: falsi colloqui e un test WAIS alterato

Secondo l’ipotesi investigativa, i professionisti avrebbero manipolato il test WAIS — uno strumento che misura il quoziente intellettivo — allo scopo di indirizzare la successiva perizia verso l’accertamento di un deficit cognitivo rilevante.

Per De Tommasi, l’obiettivo di quella strategia era “farla passare per scema”. Il pm definiva Pifferi una donna “cattiva, insensibile, anaffettiva, cinica, bugiarda e menefreghista”, che avrebbe lasciato morire “consapevolmente” la propria bambina. L’avvocata Pontenani, secondo l’accusa, sarebbe stata “la vera regista dell’operazione”.

Nell’inchiesta erano confluiti anche alcuni “falsi colloqui” che sarebbero stati compilati per attestare condizioni cognitive incoerenti con la realtà.

Le perizie: Pifferi era capace di intendere e di volere

Le perizie ordinate dal Tribunale hanno però escluso ogni forma di infermità mentale. Gli esperti hanno riconosciuto solo un “ritardo intellettivo lieve” e un “analfabetismo emotivo”, ma hanno stabilito che al momento dei fatti la donna era “pienamente capace di intendere e di volere”.

"Pifferi bis", assoluzioni complete per avvocata e psicologhe: "Nessuna manipolazione dei test per favorirla"
Alessia Pifferi

Nei due gradi di giudizio per il processo principale, Pifferi è stata condannata prima all’ergastolo e poi, poche settimane fa, in Appello, a 24 anni di reclusione. La Corte ha eliminato l’aggravante dei futili motivi e ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Il giudizio sul “Pifferi bis”

Nel procedimento parallelo, invece, è crollata ogni ipotesi accusatoria. Il pm aveva richiesto pene tra i 3 e i 4 anni per gli imputati, ma il gup ha assolto tutti, compreso Garbarini e le psicologhe coinvolte.

L’unica psicologa che non aveva scelto il rito abbreviato è stata invece prosciolta in udienza preliminare.
Resta solo un rinvio a giudizio per un’accusa esterna al caso: l’uso di “false credenziali” per partecipare a corsi ECM su piattaforma online.

“È stato messo in discussione il ruolo dell’avvocato”

Molto dure le parole dell’avvocata Pontenani dopo la sentenza:

“È stato dimostrato che non ho fatto nulla di illecito, ma è stata una vicenda che mi ha molto provata perché non è stata una bella pubblicità“, ha dichiarato. “Ho perso molto lavoro, diversi miei assistiti hanno scelto altri avvocati. Nessuno sceglierebbe un difensore che ha una spada di Damocle sulla testa”.

La legale ha poi criticato l’impatto dell’indagine:

“Questa indagine ha messo in discussione non solo il mio ruolo, ma quello di tutti gli avvocati. Quando un pubblico ministero che non è d’accordo con il difensore si mette a indagare su di lui, significa che non esiste più lo Stato di diritto”.

Il suo avvocato, Corrado Limentani, ha aggiunto:

“La cosa più grave di questa accusa è stata l’instaurazione di un procedimento parallelo, fondato sul nulla e senza alcun indizio su professionisti che hanno lavorato in scienza e coscienza. È un’indagine che ha inevitabilmente condizionato il processo principale”.

Uno scontro aperto tra Procura e avvocatura

L’inchiesta ha provocato un vero terremoto nella comunità forense milanese. La Camera penale aveva proclamato uno sciopero il 4 marzo 2024 contro i metodi della Procura. La pm Rosaria Stagnaro aveva rinunciato all’incarico perché non informata della “tranche bis” dell’inchiesta.

Il Consiglio giudiziario milanese aveva poi espresso parere negativo all’avanzamento di carriera del pm De Tommasi, contestandogli mancanza di “equilibrio”.

La vicenda principale: la morte della piccola Diana

Intanto, il processo per la morte della piccola Diana ha ridisegnato la responsabilità di Pifferi nel quadro finale. La Corte ha confermato che la donna aveva abbandonato la figlia di 18 mesi nel suo appartamento di via Parea, a Milano, lasciandola morire “di fame e di sete”.

La condanna in Appello ha escluso la premeditazione ma ha mantenuto le aggravanti legate al rapporto di discendenza.