Associazione a delinquere

Perquisite le case di P-38 La Gang, band mascherata che inneggiava le Br

L'indagine su di loro era partita dopo le celebrazioni per lo scorso Primo Maggio.

Perquisite le case di P-38 La Gang, band mascherata che inneggiava le Br
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Il nome del loro gruppo musicale era finito all'attenzione delle autorità e dell'opinione pubblica a partire dalle celebrazioni per lo scorso Primo Maggio: sui social media, infatti, erano diventati oltremodo virali diversi filmati che mostravano le esibizioni della P-38 La Gang, band originaria del Bolognese che nelle sue canzoni inneggiava alle Brigate Rosse.

Da quel momento la Digos di Bologna e la Procura di Torino erano intervenute sul loro caso per vederci chiaro. A causa di tutte queste questioni legali il gruppo si è definitivamente sciolto, ma i guai per loro non sono ancora finiti.

P-38 La Gang, band che inneggiava le Br: indagati per associazione a delinquere

A sei mesi di distanza dall'origine delle indagini, il quadro investigativo sulla P-38 La Gang, la band bolognese che inneggiava le Brigate Rosse, si delinea più chiaramente: quattro membri dell'ex gruppo musicale, infatti, sarebbero stati indagati a Torino per istigazione a delinquere.

Le accuse giungerebbero a seguito di perquisizioni, effettuate nella mattinata di oggi, venerdì 25 novembre 2022, nei confronti dei componenti della band. Gli agenti hanno sequestrato materiale informatico utile alla prosecuzione delle indagini.

Chi sono i membri della P-38 La Gang

Come affermato in precedenza, il punto zero delle indagini sui membri della P-38 La Gang arriva dallo scorso maggio quando avevano fatto ampiamente parlare di loro durante le celebrazioni del Primo Maggio, invitati dalle sezioni reggiane del Carc e del Partito Comunista per la "Festa dell'Unità comunista" presso il circolo Arci Tunnel. L'esibizione del gruppo trap aveva fatt0 il giro d'Italia per i temi trattati nelle sue canzoni, che inneggiano alle Brigate Rosse, con tanto di bandiera esposta.

Di fronte all'ondata di accuse, si erano difesi così:

"Siamo estremi? Sì. Siamo provocatori? Sì. Tutto questo è voluto. Il fatto stesso che qualcuno si indigni è, in un certo senso, previsto. Siamo qui per creare slanci. Se davvero fossimo componenti di un gruppo armato clandestino forse strillarlo nei pezzi e sui palchi non sarebbe la migliore strategia da adottare"

Il 9 maggio, poi, dopo essere finiti nell'occhio del ciclone e all'attenzione delle Autorità, nell'anniversario del ritrovamento del corpo di Moro, gli agenti della Digos di Bologna e Reggio Emilia avevano identificato i quattro componenti del gruppo, indagati per istigazione al terrorismo.

I membri della band, i cui nomi d’arte sono Astore, Papà Dimitri, Jimmy Pentothal e Yung Stalin, sono tutti incensurati e residenti nel Bolognese, non tutti di origine emiliana, considerati vicini agli ambienti dei centri sociali e dei collettivi antagonisti ma non legati a particolari gruppi organizzati.

Sotto indagine anche dalla Procura di Torino

Ma i primi in Italia ad aver cominciato ad indagare sul gruppo trap sono stati i pm torinesi Enzo Bucarelli e Paolo Scafi. Quest'ultimi erano stati anche attirati da una canzone della band contro la Tav che si intitola, non a caso, "Dana libera Freestyle", in omaggio alla portavoce del movimento contro l'alta velocità, Dana Lauriola, che ha da poco terminato di scontare la sua pena.

I "P38" cantano così:

"Meglio morto che carabiniere. A Chiomonte lancio bombe nel cantiere", e ancora: "Date due anni a Dana perché Dana abitava nella sua casa. L'avete presa ma non ve la lasceremo. Sbirri fanno scemo e più scemo. Tutta Italia è Bussoleno. No Tav fino alla fine, fanculo ai tuoi partiti. Voglio vedere le carceri crollare a pezzi".

L'obiettivo degli inquirenti è stato quindi accertare se i rapper  avessero partecipato a cortei contro la Tav e quali fossero i loro legami con il movimento contro il cantiere.

Contro di loro anche il figlio di Marco Biagi

La canzone più famosa dei P38 parla del rapimento Moro e s' intitola Renault, in riferimento alla vettura in cui venne trovato il corpo del leader della DC:

"Presidente non mi sembra stanco, la metto dentro una Renault 4".

"Zitto zitto pagami il riscatto, zitto zitto sei su una R4".

“Piazzo una carica dentro al Senato. Scappo veloce, fra, resto basso".

Inaccettabile anche per Lorenzo Biagi, che ha vissuto sulla propria pelle i colpi delle Brigate Rosse.

Il 19 marzo 2002, infatti, suo padre, il giuslavorista Marco Biagi, docente dell'Università di Modena e Bologna, venne ucciso proprio per mano delle nuove Br, quando lui era ancora un bambino. Queste le parole del ragazzo sulla sua pagina Facebook:

"La cosa schifosa è che il titolare del locale di Reggio che li ha invitati il I Maggio li ha pure difesi in seguito alla loro esibizione, dicendo che è 'solo' una provocazione".

Alla fine la band si era sciolta

Attraverso un post sul loro profilo Instagram ufficiale, Astore, Yung Stalin, Jimmy Pentothal e Dimitri, giovani artisti incensurati e residenti nel Bolognese, hanno annunciato lo scioglimento del gruppo P38-La Gang.

"Il progetto P38 è giunto al termine - si legge su Instagram -. Come saprete, nelle ultime settimane si è accanita su di noi una tempesta mediatica e giudiziaria che ci ha portati a mettere in discussione il proseguimento del progetto P38. Ci avete supportato in moltissimi, ci avere dimostrato un affetto che mai avremmo creduto di poter ricevere. L'affetto però non è bastato.

Il tribunale dei magistrati e quello dei giornalisti incombono sulle nostre vite personali. La versione di noi senza passamontagna rischia di vedere il proprio futuro completamente sconvolto da quelle che potrebbero essere le conseguenze più nefaste di questa situazione.

I nostri telefoni, le nostre abitazioni e i nostri cari sono controllati da reparti digos di tutta Italia. Soltanto nell'ultimo mese abbiamo visto saltare più di dieci date live che avevamo programmato, a volte per volontà degli organizzatori, a volte per motivi di forza maggiore che vi lasciamo immaginare. Tutto il nostro staff si è fatto da parte per timore di ripercussioni legali.

Questa situazione ha anche creato particolari attriti al nostro interno, motivati da una costante scarica di stress dopo l'altra: in poco tempo le problematiche logistiche sono diventate problematiche personali, artistiche e umane. Siamo quindi arrivati alla decisione che per noi quattro forse è giunto il momento di prendere strade separate.

Non possiamo esibirci, non possiamo tutelarci, non possiamo andare avanti. Non prendiamo questa decisione perché vogliamo, ma perché siamo costretti dalla situazione in cui ci siamo ritrovati. Ci togliamo il passamontagna per tornare in mezzo a voi, come persone, come amici, come compagni. Ma non più come P38".

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